Marco Tarquinio: l’enciclica porta all’attenzione tematiche care alla cooperazione

Il Direttore di Avvenire racconta la collaborazione editoriale con l'Informatore sull'approfondimento dell'enciclica "Fratelli tutti", presente nel mensile di novembre

«Non è la prima volta che collaboriamo con Unicoop Firenze e con l’Informatore – spiega Marco Tarquinio, direttore del quotidiano “Avvenire” –. L’abbiamo fatto in occasione della battaglia a favore delle domeniche libere dal lavoro e per il diritto al tempo condiviso, di cui siamo diventati tutti “poveri”. Ora la nuova enciclica di Papa Francesco ci offre la possibilità di ritrovarci insieme per portare avanti anche stavolta valori che condividiamo, ma che sono universali». L’idea di pubblicare all’interno dell’Informatore un dossier a cura della redazione di “Avvenire” dedicato all’ultima lettera papale Fratelli tutti deriva proprio dall’universalità dei temi che il pontefice affronta e dal fatto che l’enciclica sia indirizzata non solo ai cristiani e ai cattolici in particolare, che sono chiamati certamente ad assumersi le proprie responsabilità, ma a tutti, senza distinzione di credo.

Il punto di partenza è un’analisi lucida e spietata della situazione attuale a livello mondiale, dove la prevalenza di individualismo ed egoismo ha portato alla rinascita di forme di nazionalismo e populismo esasperati: «Sono elementi disgregatori, che portano ad una società esclusiva, alla costruzione di muri e di recinti che lasciano ai margini le persone più fragili, economicamente e non solo. Il pensiero unico dell’individualismo ha inquinato la nostra società, corrompendo tutte le ideologie, ed è diventato esso stesso ideologia» prosegue Tarquinio. Per questo il Papa invita alla fratellanza, che dà il titolo all’enciclica, e che è l’esatto contrario dell’individualismo. Un tema che richiama il motto della Rivoluzione francese e che ha portato i più critici ad accusare il Papa di non usare parole cristiane: «Invece, prima che illuministe, libertà, uguaglianza, fraternità sono parole cristiane, ma al di là della primogenitura di appartenenza quello che conta è che si tratta di principi condivisi che fanno parte del vocabolario comune dell’umanità. Negli ultimi secoli ci siamo concentrati a perseguire i primi due obiettivi dando vita anche alle ideologie del liberalismo e dell’egualitarismo che poi è sfociato nel socialismo. La fraternità è mancata, invece è proprio questa parola che vivifica le altre due, correggendone gli eccessi e le storture».

Non sono pochi i passaggi dell’enciclica che hanno fatto storcere il naso a benpensanti e tradizionalisti, perché il pensiero di Francesco osa là dove non osa più nessuno e critica il capitalismo finanziario e il modo in cui i beni comuni della Terra, casa di tutti, sono stati e sono ancora usati: «La proprietà e i confini degli Stati non sono diritti primari, ma secondari: se la proprietà privata non serve per tutti ma solo per i proprietari e priva gli altri di qualcosa, vuol dire che quel bene che ci ha messo a disposizione la Terra, e per chi crede il Creatore, è stato male utilizzato, cioè in modo ladro e persino assassino» prosegue Tarquinio.

L’enciclica Fratelli tutti non può lasciare indifferente chi la leggerà e sarà comunque una lettura alla portata di molti. «Papa Francesco, in un documento solenne come l’enciclica, che è la massima testimonianza della dottrina sociale della Chiesa, accanto a citazioni di filosofi, studiosi, pensatori, ricorda anche che la vita è l’arte dell’incontro, citando le parole di un poeta e cantante come Vinicius De Moraes. È proprio vero che Papa Francesco parla a tutti».

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