Dolce, buono e giusto
Da aprile 2017 la linea Solidal Coop del cioccolato conta ben dieci tavolette a marchio convertito da filiera produttiva convenzionale a filiera Fairtrade, commercio equo e solidale.
Una novità che rinforza l’impegno sul fronte della qualità del prodotto e dell’equità del consumo, che da più di 20 anni Coop porta avanti con i prodotti via via inseriti nell’assortimento Solidal.
Le varietà della linea Solidal Coop
Finissimo al latte, fondente extra, con e senza zuccheri aggiunti, nera al 72% cacao, con nocciole, al latte e riso e bianco, in diversi formati, i prodotti della linea sono ben riconoscibili grazie a una varietà di colori dal rosso, al rosa, al verde e all’immancabile “bollino” nero e celeste Fairtrade: qualità e convenienza come da marchio Coop, ma anche etica, ambiente e sostegno economico e sociale alle comunità in cui operano le cooperative e i produttori partner di Coop.
Le origini
Quanto alle origini, la linea Solidal spazia da Perù, Repubblica Dominicana e Madagascar a Costa Rica, Mauritius e Swaziland per le tavolette con zucchero di canna aggiunto. Da qui, cacao e zucchero di canna arrivano in Italia, nell’impianto di ICAM di Orsenigo (Co) che “sforna” le mitiche dieci in assortimento.
Qualità ben assortita
Per chi vede una contraddizione con la logica del km zero, lo sguardo è da allargare a una varietà di fattori, come spiega Vladimiro Adelmi, responsabile prodotto Coop Solidal e Vivi verde: “Premesso che l’importazione del cacao è necessaria perché in Italia non si produce, in generale contrapporre il fair trade al prodotto locale è un errore, perché entrambi generano valore per tutti i soggetti coinvolti nella filiera produttiva, sia per i produttori che per i consumatori: il giudizio va quindi dato non su quanti chilometri separano produttore e consumatore, ma sui “chilometri giusti” lungo la filiera, ovvero sulla qualità delle relazioni e sui benefici che lo scambio produce lungo tutto il ciclo di produzione e di vendita”.
Una storia che parte da lontano
Questa la logica che ha mosso Coop fin dai primi passi, nel lontano 1995, con la vendita del Caffè per la solidarietà, il primo prodotto equosolidale a marchio Coop: una confezione colorata e dal packaging esotico, affiancata negli anni dal tè, dal pallone e da altri prodotti. Il 2005, poi, è stato l’anno del primo prodotto tessile, mentre il 2007 quello dei fiori, in particolare il primo mazzo di rose a 9 steli dal Kenya.
Dopo il premio ricevuto nel 2010 come migliore catena europea per impegno etico, nel 2013 Coop segna un altro primato in Italia, convertendo tutta la linea del tè a marchio, che viene certificato Fairtrade e biologico e diventa così Solidal.
A 24 anni dal primo prodotto equo, la gamma Solidal comprende articoli che vanno dal non food agli alimentari confezionati fino alle banane e ananas freschi, provenienti da oltre 50 cooperative e gruppi operanti in circa 25 Paesi del Sud del mondo.
Una varietà di gusti che, con materie prime selezionate, cura i processi di lavorazione e controlli lungo la filiera, realizza anche l’obiettivo di tutelare i produttori e le loro risorse ambientali, il tutto a un prezzo giusto tanto per i fornitori che per i consumatori finali.
Cosa significa Fairtrade
Letteralmente “commercio trasparente” ovvero equo, Fairtrade identifica il marchio internazionale di certificazione etica più riconosciuto a livello mondiale, che sostiene i produttori di paesi del Sud del mondo perché abbiano accesso al mercato internazionale in condizioni di trasparenza e correttezza.
Fairtrade Italia è il consorzio che dal 1994 promuove il marchio Fairtrade nel nostro paese: è costituito da organizzazioni attive nella cooperazione internazionale, nella finanza etica e nell’azione sociale volta al rispetto dell’ambiente e alla tutela dei consumatori.
“La nostra cooperativa nacque nel 1997 – racconta Pamela Esquivel, direttore di Acopagro – da un programma delle Nazioni Unite per la sostituzione delle coltivazioni di coca con quelle di cacao. La cooperativa iniziò con 27 soci, oggi ne conta 2000, che hanno una vita dignitosa, possono far studiare i loro figli e vivono tranquilli nelle loro case, senza aver paura delle minacce della malavita e del narcotraffico”.