Il derby di Natale
Siete di quelli che spizzicano canditi e uvetta o si tuffano a tutto morso sulla montagna di zucchero a velo? Di che parliamo? Del più comune e classico dei match: quello fra le due delizie della tradizione dolce di Natale. E voi per chi fate il tifo e a chi date il like in queste feste?
Nell’incertezza la tradizione consiglia: un po’ dell’uno e un po’ dell’altro e, se non siete ancora sicuri, fate pure il vostro bis! Per stuzzicarvi il palato, ecco a voi qualche curiosità sui due protagonisti indiscussi di un Natale tutto italiano.
Il re panettone
Le origini di questa delizia si perdono nel tempo e sono legate a numerose leggende. La più popolare narra che il panettone sarebbe nato nel lontano XV secolo alla corte di Ludovico il Moro, signore di Milano. Era la Vigilia di Natale quando il cuoco ufficiale della famiglia Sforza bruciò inavvertitamente il dolce per il banchetto regale.
Come rimediare quindi? Toni, lo sguattero che lavorava in cucina, si propose per realizzare un dessert con quanto c’era nella dispensa: un panetto di lievito, farina, uova, uvetta, canditi e zucchero. Il risultato fu un dolce soffice e lievitato. Il dolce venne apprezzato così tanto che la famiglia Sforza decise di chiamarlo“pan di Toni”, da cui poi “panettone”.
In realtà di certo si sa che il panettone è nato nel medioevo dalla tradizione dell’epoca, in cui si preparavano in occasione pani molto ricchi per il Natale. Le prime prove documentate dagli storici lo fanno risalire al 1606. In quel periodo infatti il Dizionario milanese-italiano cita il “panaton de danedaa” che era molto basso e non lievitato.
Nella storia, via via, la ricetta è cambiata e si è evoluta fino all’Ottocento quando è stata perfezionata e il dolce è stato battezzato “panattón o panatton de Natal”.
Sua maestà il pandoro
Anche il pandoro ha un antenato, a quanto pare più antico del cugino panettone. Si narra che la ricetta che lo ha ispirato sia il nadalin, un dolce della tradizione veronese che veniva preparato per consumarlo proprio il giorno di Natale. A marcare la differenza fra i due, la forma: mentre il pandoro ha la tipica forma a stella, il nadalin non aveva una forma standard: ai tempi veniva sfornato con in forma di cupola, astro e in versione comunque molto più bassa dell’attuale pandoro.
Rispetto al pandoro, anche consistenza e gusto sono diversi perché oggi, come allora, il nadalin contiene una minor quantità di burro che lo rende più leggero e meno oleoso. E tra nadalin, tutt’ora consumato a Verona, e pandoro, c’è in mezzo la storia. Si narra infatti che nell’Ottocento una versione di pan di oro venisse servito sulle tavole dei nobili veneziani ricoperto di foglie d’oro zecchino.
Una preziosa delizia dal gusto delicato e dall’impasto soffice e, naturalmente, dorato.
Le versioni moderne
Così come lo conosciamo noi, il panettone è stato ideato negli anni Venti da Angelo Motta che si è ispirato al kulik, un dolce ortodosso tipico della Pasqua, a cui ha aggiunto il burro e il confezionamento nella classica carta paglia che oggi lo avvolge.
Il brevetto ufficiale del Pandoro data 1894 quando Domenico Melegatti ne depositò la ricetta specificando ingredienti e forma. Farina, zucchero, burro, uova, lievito in un unico impasto a forma di stella a otto punte disegnata dal pittore Angelo Dell’Oca Bianca.
Ma l’evoluzione non finisce qui: le tradizioni si rinnovano ogni giorno e oggi i due protagonisti del Natale esistono in versioni variegate e per tutti i gusti. Dal semplice senza canditi per il panettone alle varianti con creme di cioccolato, limone, pistacchio e molto più.
E, ben oltre la tavola di Natale, il giorno dopo la festa a nessuno dispiace inzupparli nel latte per una ricca colazione o spizzicarli a merenda in attesa… della Pasqua!