Un racconto a più voci, quelle di chi ogni giorno lavora nei supermercati Coop.fi. e che, anche in emergenza, ha continuato a farlo, con nuove regole e la consapevolezza di essere essenziali per la comunità. Dietro le mascherine, incertezza, qualche sorriso, incredulità e resistenza. Sulla divisa, una spilla per dire, in gruppo, che “andrà tutto bene”.
Firenze, via Cimabue
Katia, casse
I primi giorni ero spaesata, non avevo realizzato la gravità della situazione. Poi, invece, sono rimasta sorpresa del mio ruolo essenziale. Dopo 25 anni da cassiera, all’improvviso è cambiata la percezione del mio lavoro ed è cambiata anche quella dei clienti, che ringraziano, cercano una parola quotidiana, magari l’unica che scambiano nella giornata.
Il virus è? Una circostanza surreale. La mente si abitua a viverlo ma, a mente fredda, è tutto così eccezionale.
Empoli, via R. Sanzio
Silvia, box informazioni
Ricordo due momenti: la prima ondata di “panico”, quando il negozio è stato “svaligiato”, e questo mi ha dato la misura dell’eccezionalità della situazione. Poi, quando l’allarme si è esteso: ho capito che ci aspettava un grosso cambiamento, che ognuno doveva prendersi un po’ di responsabilità in più sulle spalle. Ho pensato che dovevo venire al lavoro perché oggi servo più di prima, all’organizzazione e a una comunità di persone in emergenza.
Domani sarà? Difficile. Guardo i negozi chiusi in galleria e spero di rivedere presto le luci accese, per i tanti che oggi sono senza lavoro.
Prato, viale Targetti
Luciano, ortofrutta
Ci siamo trovati con una bomba in mano a pochi giorni dall’inaugurazione. L’urgenza ha accelerato tutto: la familiarità fra noi e con i clienti e l’importanza di questo punto vendita per quella spesa primaria che ora fanno le persone. Di fronte all’incertezza, cerco di tenere sotto controllo il rischio e penso alle piccole cose belle nate in questi giorni, come la playlist che prepariamo prima di aprire: ognuno aggiunge una canzone e qua e là si sente canticchiare.
Il virus è? Una possibilità non scelta ma, se usata bene, può aiutare il mondo a fare il cambiamento di cui aveva bisogno.
Arezzo, viale Amendola
Sonia, ortofrutta
Anche nello shock iniziale ho cercato di non cedere alla paura, anche per rispetto di chi sta male. Ora serve fermezza per far rispettare le regole e lavorare con le nuove misure e i dispositivi che ci hanno dato da subito. Con la mascherina siamo persone senza volto, ma provo a sorridere lo stesso perché sono sicura che, dagli occhi, si vede.
Domani sarà? Un mondo migliore, più consapevole del valore della vita e dell’importanza degli altri.
Volterra, piazzale Le Colombaie
Pietrina, gastronomia forneria
Di fronte all’emergenza è prevalso non il panico, ma l’incredulità e una grande maturità. Anche dei nostri clienti, che ci sorridono un po’ di più, ci infondono positività. Alcuni hanno anche notato la nostra spilla e apprezzato l’arcobaleno e il messaggio: «Andrà tutto bene». La vita può cambiare in un istante, ma noi siamo qui e pensare a un futuro più sereno è un dovere, oltre che una speranza.
Il virus è? Una medaglia a due facce. Da un lato, la malattia, dall’altro, l’umanità.