Grandi eventi che cambiano la storia: l’emergenza sanitaria è uno di questi, di fronte al quale ci si interroga su cosa funzioni da antidoto all’incertezza di un presente così complesso. Ci si interroga globalmente ma si risponde localmente, con le esperienze di chi, in Toscana, dà prova di buona tenuta in un settore fondamentale come l’agricoltura. Un valido esempio arriva dalla cooperativa agricola Terre dell’Etruria che, con 3300 aziende agricole associate e 70 anni di attività alle spalle, è oggi la principale cooperativa agroalimentare e di servizi all’agricoltura della Toscana e fra le maggiori in Italia, come spiega il suo presidente, Massimo Carlotti.
In 70 anni di storia, una crescita senza crisi. Quale la chiave del successo?
Navigare tutti nella stessa direzione per ridare nome e valore ai prodotti del nostro territorio, grazie a un patto sociale basato sui bisogni delle persone. In questi anni la nostra cooperativa ha mediato fra le esigenze di tanti piccoli produttori che, da soli, non sarebbero arrivati al grande mercato, mentre oggi, associati, passano per i grandi canali di vendita, locali, nazionali e internazionali.
Una produzione multifiliera, per quali mercati?
Attraverso la grande distribuzione cooperativa, la produzione ortofrutticola è destinata ai consumatori toscani. Grano e vino restano in Italia e in Toscana, mentre l’olio ha un mercato principalmente estero.
Fare filiera, come?
Con un modello dal campo al banco, in cui tutti i soggetti hanno la giusta remunerazione, riconoscono il valore degli altri attori e in cui l’etica e le relazioni di fiducia diventano un principio di efficienza economica. Una filiera sana garantisce prodotti sani e sostenibili, sia in senso economico che ambientale.
In che modo?
L’aggregazione porta minori costi di gestione e logistica, maggiore sicurezza della produzione, giusta remunerazione e forza concorrenziale rispetto alle pratiche sleali di prezzo, oltre a una migliore gestione dei rischi e a investimenti in logica di lungo periodo. La filiera non si fa in un giorno, è il risultato di un percorso costruito nel tempo.
Quali i punti di forza di un’impresa cooperativa, in un momento di difficoltà come la pandemia?
Contare su produzioni diversificate di tanti piccoli fornitori ci ha permesso di garantire il lavoro a tutti i nostri coltivatori e, insieme, il prodotto fresco ai consumatori, senza oscillazioni di prezzo. La linea di filiera decisa con i responsabili di Unicoop Firenze è stata quella di riassorbire gli aumenti per non farli ricadere sui consumatori.
Quali i vostri progetti in termini di innovazione?
Dopo le certificazioni, oggi l’impegno è sull’agricoltura sostenibile, con progetti come la farina senza glifosato o il residuo zero, che certifica l’assenza di fitosanitari sui prodotti. Puntiamo anche sulla tecnologia, fondamentale per produrre in maniera sostenibile.
Quali le chiavi per l’agricoltura di domani?
Sostenibilità, innovazione e giovani, perché l’agricoltura sia un settore di impiego qualificato e necessariamente connesso alla tutela ambientale. Il futuro è di chi sa prendersi cura della terra con le braccia e con la testa.