Dall’Umbria per rinascere

La storia di un bimbo di due anni salvato dal Meyer, l'ospedale pediatrico fiorentino, presto ancora più grande grazie al progetto Meyerpiù

Una storia a lieto fine

Quando è arrivato sembrava che non ci fosse più niente da fare. Qualche settimana dopo ha ripreso a giocare e da pochi giorni è tornato a casa, nella sua Umbria, lasciata a bordo di un elicottero, accompagnato dai medici e dai genitori verso l’eccellenza tutta fiorentina che gli ha salvato la vita, l’Ospedale Pediatrico Meyer.

Questa è la storia, a lieto fine, di un bambino di due anni, caduto accidentalmente in uno stagno accanto alla casa in campagna dove abita con la famiglia. È inizio maggio e bastano pochi secondi perché il piccolo perda conoscenza, quasi annegando.

“Quando è arrivato – racconta la dottoressa Manuela L’Erario, responsabile di Anestesia e Rianimazione del Meyer – il bambino era in coma non responsivo e il quadro era gravemente compromesso. Anche la situazione neurologica era un punto interrogativo. In seguito è ulteriormente peggiorato e allora abbiamo utilizzato un circuito extracorporeo che assolve alle funzioni dei polmoni e permette di reimmettere in circolo sangue ossigenato, pompato artificialmente nel meccanismo esterno, mentre il paziente è in coma farmacologico”.

L’Ecmo, così si chiama la “macchina”, è stata infatti fondamentale per permettere al bambino di respirare, seppur artificialmente, finché i medici della terapia intensiva hanno valutato che i parametri fossero abbastanza buoni da sospendere il coma indotto e far svegliare il piccolo. Da quel momento, il bambino, che al momento deve prendere solo una terapia per bocca, unico strascico della bruttissima avventura vissuta, ha ripreso a giocare, mangiare e camminare.

Vicini alla famiglia

Durante le settimane di degenza, il Meyer si è preso cura non soltanto del piccolo, ma anche della famiglia. “Quando succedono simili incidenti – continua L’Erario – il senso di colpa assale le famiglie. Per noi è importante ridare fiducia alle mamme e ai papà, che devono restare al nostro fianco e accanto ai loro figli a lottare”.

Ma la speranza si perde mai?

“Lavoriamo in terapia intensiva, i pazienti da noi arrivano in condizioni critiche, spesso dobbiamo fare interventi invasivi, che, oltre a non assicurare un esito positivo, possono avere delle complicanze anche gravi. Ma la speranza, no, non la perdiamo mai”.

100mila volte MeyerPiù

Sfiorano quota centomila le donazioni dei soci Unicoop Firenze per far crescere l’ospedale pediatrico fiorentino con il progetto Meyerpiù.
Si può contribuire donando alle casse a partire da un euro o 100 punti della carta socio.

Come contribuire al progetto Meyerpiù

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