Ginevra Cerrina Ferroni: navigare sicuri in rete

Cautela, consapevolezza e controllo delle informazioni che vogliamo diffondere. Le riflessioni di Ginevra Cerrina Feroni, vice presidente Garante per la protezione dei dati personali, ordinario di Diritto costituzionale comparato, Università di Firenze

In una società in cui si possono ricavare informazioni personali significative dai più banali comportamenti e da gesti quotidiani inconsapevoli, dovremmo quantomeno imparare a riflettere prudentemente su cosa condividiamo e sull’essenzialità e delicatezza delle informazioni che stiamo fornendo. Ciò sia quando tali informazioni ci sono espressamente richieste, sia quando sono il frutto di un nostro atto cosciente di volontà.

Dovremmo pretendere e leggere attentamente le informative forniteci, senza saltare passaggi – magari per la fretta di accedere ai contenuti – che poi si rivelano importanti.

Mai dovremmo fornire il nostro consenso se non per quanto sia strettamente necessario e solo dopo averci pensato per bene. Ancora, è opportuno impostare in via predefinita le maggiori tutele per la privacy dei nostri profili e account social. E, infine, è sempre utile consultare periodicamente il sito del garante www.garanteprivacy.it e, in special modo, tutte le indicazioni su come usare i social.

Le informative utilizzate da aziende private, enti pubblici, professionisti, siti web, soprattutto social network, motori di ricerca e piattaforme tech, però, sono molto spesso lunghe, complesse e quindi non adeguate a rispondere alla loro funzione essenziale. Che è quella di informare gli utenti sull’uso che verrà fatto dei loro dati personali e, di conseguenza, di metterli nella condizione di esprimere, in maniera libera e consapevole, l’eventuale consenso al trattamento, che si tratti di marketing, di profilazione commerciale o di comunicazione a terzi di determinate informazioni.

Per questo motivo, il Garante ha appena lanciato un concorso per studiare soluzioni che – attraverso l’uso di icone, simboli o altre soluzioni grafiche – rendano le informative  sulla privacy più semplici, chiare e immediatamente comprensibili.

Quella del diritto alla privacy è una questione più di costume che di norme. I rischi concreti spesso vanno ben oltre la protezione dei dati personali. Occorrono progetti di educazione dei cittadini alla cultura digitale, alla cultura della privacy come riservatezza, rispetto e senso del limite, e poi alla cultura della protezione dei dati. Deve diventare un obiettivo strategico del Paese per i prossimi anni.

Questo non vale solo per i minori, ma anche per gli adulti: prima dei minori, che sono molto più rapidi nell’apprendere le funzionalità delle nuove tecnologie, bisogna guidare e indirizzare i genitori, affinché poi sappiano controllare responsabilmente e prudentemente i propri figli. E poi ci sono gli anziani, loro sì davvero vulnerabili ed esposti a tutte le insidie delle nuove tecnologie. Mi piace pensare che, nel ciclo della vita, saranno proprio i nativi digitali ad avere la responsabilità degli anziani vicini alle loro famiglie e a guidarli mano nella mano in questa nuova dimensione che è la rete. Anche in questo modo si riuniscono le generazioni.

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