Le notizie che arrivano dal confine fra Ucraina e Russia aggiungono alla drammaticità di quello che sta succedendo alle persone, che rappresenta la prima grande e più importante emergenza umanitaria, l’urgenza di una valutazione su cosa succederà alle forniture di gas che alimentano le nostre case. Un panorama, quello che si sta delineando in questi giorni, che getta molte incertezze sul futuro di tutta Europa. Allo stesso tempo diventa sempre più importante sapere come muoversi, anche in ambito domestico, per ridurre i consumi.
Informatore ne ha parlato con Katiuscia Eroe, membro della Segreteria nazionale e responsabile energia di Legambiente.
Partiamo dalla situazione attuale: quanto pesano i consumi di gas nei bilanci delle famiglie italiane?
Ci sono diverse stime, ma secondo GSE (Gestore Servizi Energetici) ogni famiglia spende ogni anno circa 1.500-2.000 euro tra energia elettrica e termica. Quest’ultima parte pesa per circa 1.000-1.500 euro, quindi il 60-75% dei consumi, che sono relativi a riscaldamento, acqua calda e cucina. Ma è utile ricordare che anche l’energia elettrica viene prodotta per oltre la metà consumando gas.
In numeri, quanto gas consuma il nostro Paese, quanto ne importa e da dove arriva?
Consumiamo a livello nazionale circa 72 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Ne produciamo circa 4 miliardi e anche con le novità degli ultimi decreti arriveremo al massimo a 12 miliardi. Ne rimangono comunque 60 miliardi di fabbisogno da soddisfare, allo stato attuale, ed è evidente che la soluzione non può essere il gas nazionale. Al momento il gas arriva per il 37-40% dalla Russia, tramite i gasdotti che attraversano l’Europa, il resto da Nord Africa e America.
Si stanno facendo tentativi di sostituire l’approvvigionamento russo con altri Paesi, come la Norvegia, quelli del Nord Africa e l’America, ma questa non è la soluzione. Anche il carbone non può essere la svolta, visto che arriva dagli stessi territori. Stessa cosa per il nucleare, considerato che l’Italia non ha uranio.
Resta una via di uscita?
Il vero punto è rendersi indipendenti dal gas e dalle fonti fossili. Una scelta che ci darebbe anche la libertà di svolgere un ruolo geopolitico, di mediazione, ad esempio, in modo molto più rilevante.
E l’unica strada che può garantire lo sviluppo di un sistema elettrico ed energetico funzionale per coprire tutti i fabbisogni sono le fonti rinnovabili. Anche perché oggi assistiamo al conflitto fra Russia ed Ucraina ma tutte le guerre si giocano sulle risorse, mentre l’indipendenza potrebbe consentirci anche maggiore libertà nei confronti di Paesi ricchi di risorse, ma dove non vengono rispettati i diritti umani.
Puntare quindi sulle rinnovabili: con quali tempi e quali strumenti?
Fortunatamente abbiamo un Paese con soluzioni a portata di mano: la scorsa settimana le imprese italiane hanno lanciato una proposta ed affermato di essere in grado di produrre 20 gigawatt di energia in un anno e 60 di energie rinnovabili nei prossimi tre anni, il che significa ridurre fortemente la dipendenza dal gas russo. Le rinnovabili a maggior potenziale oggi sono l’eolico e il fotovoltaico, ma esistono anche altre fonti, come la geotermia e le biomasse, ovviamente se realizzate con la massima attenzione alla sicurezza e le ultime tecnologia disponibili.
Come si può favorire questa transizione energetica?
Sicuramente semplificando le norme e le procedure di autorizzazione, rendendo i processi per le imprese più semplici e trasparenti
Quali i vantaggi?
Sono almeno quattro, oltre al beneficio dell’indipendenza: tagliare i costi in bolletta, affrontare l’emergenza climatica, assicurare benefici sociali ai cittadini e sviluppare nuovi posti di lavoro.
E a casa cosa possiamo fare?
Non dimentichiamoci che siamo noi iresponsabili del 50% dei consumi di gas. Diventa quindi fondamentale quello che possiamo fare in ambito domestico. Prima di tutto bisogna essere consapevoli del nostro “potere”.
Con azioni semplici come evitare gli sprechi e mettersi un maglione in più in casa e diminuire di un grado il riscaldamento possiamo cambiare la bolletta.
Ora che arriva la bella stagione organizziamoci per raffrescarci con ombreggiature che possiamo realizzare con teli e tende, ricordiamoci che il verde urbano aiuta, arrediamo i nostri giardini e condomini con soluzioni nel verde che attenuano il riscaldamento.
E, se decidiamo di fare un investimento a livello familiare, facciamolo sulle nostre case, per staccarci dal gas. Significa mettere una fonte di calore, una caldaia a pellet o puntare sulla elettrificazione dei consumi – in altre parole ad esempio passare dal gas a un fornello ad induzione alimentato da un impianto fotovoltaico.
Altro punto fondamentale è proprio l’installazione di pannelli solari. Ora la realizzazione di un impianto è più snella, a livello burocratico, perché è diventato un atto libero per cui servono solo le dichiarazioni di inizio e fine attività, a parte casi particolari come centri storici ed edifici vincolati. E quando andiamo a sottoscrivere un contratto di fornitura, facciamolo con operatori 100% rinnovabili.
Se ci impegniamo per cambiare i nostri stili di vita e diventare meno dipendenti dal gas russo, sarà anche un modo per essere più vicini, con scelte concrete, al popolo ucraino.