Da quel 24 febbraio 2022, il mondo è cambiato. Dopo un anno di guerra, si contano i danni, le perdite umane e l’impatto enorme per tutti. sotto tutti i punti di vista: geopolitico, energetico, economico e alimentare. 365 giorni di guerra, ben lontana da quella blitzkrieg, il conflitto lampo che concentrava il massimo sforzo nel minimo lasso temporale per raggiungere l’obiettivo. Lo scorso febbraio molti ipotizzarono una breve durata anche per la guerra in Ucraina, al massimo poche settimane. Invece è stata scritta tutta un’altra storia.

«Migliaia di morti, anche fra i civili, milioni di profughi, distruzione e povertà, dopo un anno non dobbiamo far mancare il nostro sostegno a una popolazione in grande difficoltà» dichiara Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio che sin dall’inizio del conflitto ha svolto la sua azione aiutando chi fuggiva dalle bombe – donne, bambini, anziani, perché gli uomini maggiorenni erano stati chiamati a combattere -, insieme a Medici senza frontiere e UNHCR, destinatari dei fondi raccolti e donati dalle Coop subito dopo l’invasione russa.

Un’emergenza, quella della guerra in Ucraina, sulla quale Coop e Unicoop Firenze, nel corso dell’anno hanno dato il loro contributo, sia con iniziative a sostegno della popolazione locale, che delle famiglie ucraine arrivate in Toscana dopo lo scoppio del conflitto. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione con l’Agenzia ONU per i Rifugiati-UNHCR, la Comunità di Sant’Egidio e Medici Senza Frontiere, tutte e tre già attive sul territorio ucraino con dei progetti consolidati da anni, oggi convertiti in programmi di primo soccorso.

Gli Ucraini in fuga dalle bombe

Oggi sono circa 140mila gli Ucraini ospitati nella nostra nazione, pochi in confronto a quelli che hanno trovato riparo in altri Paesi, come la Polonia, ad esempio. Come ci racconta Marco Impagliazzo, sono tremila le persone ospitate dalla Comunità di Sant’Egidio. Tutti gli ospiti desiderano tornare nelle loro città, nelle loro case, se sono rimaste in piedi, dai propri cari rimasti in Ucraina, spesso a combattere sul fronte.

I bambini, ci racconta Marco, sono stati iscritti nelle scuole italiane, mentre alcuni continuano a seguire a distanza le lezioni dall’Ucraina per essere pronti quando potranno rientrare. Le donne giovani hanno trovato lavoro, spesso come badante ma non solo, in generale vediamo una grande volontà di entrare nel tessuto lavorativo italiano. Ma il pensiero resta comunque rivolto all’Ucraina.

Coop si è mobilitata fin dai primi giorni del conflitto con la campagna CoopforUcraina, che ha raccolto in solo un mese 1,2 milioni di euro grazie all’impegno di oltre 81.000 donatori. Questi fondi sono stati destinati ai campi di accoglienza al confine ucraino e gestiti da UNHCR, Comunità di Sant’Egidio e Medici senza Frontiere.

A distanza di un anno dalla conclusione delle raccolte, ecco una rendicontazione su come siano stati impiegati i fondi affidati alle tre realtà partner dell’iniziativa. In Ucraina, con diverse tipologie di interventi di assistenza e protezione della popolazione civile, UNHCR è riuscita a raggiungere e aiutare oltre 3 milioni di persone. Ha inoltre consegnato 489 convogli di aiuti umanitari nelle aree più colpite e ha assicurato beni essenziali per la sopravvivenza, tra i quali cibo e abiti invernali, a oltre 1 milione di persone. Sant’Egidio invece, presente in Ucraina dal 1991 con una rete di comunità composte da cittadini ucraini, ha distribuito tra i rifugiati interni alimentari, vestiario, saponi e detersivi.

Sono state così raggiunte 110 località in quasi tutte le regioni del Paese, comprese quelle oggetto di conflitto, e anche 150 strutture sanitarie a Kiev, Kharkiv, Donetsk e Mykolaiv. La donazione di Coop ha poi contribuito all’attivazione del treno-clinica di Medici Senza Frontiere: un convoglio di emergenza che trasportava ad Ovest del Paese i pazienti e le persone fragili come anziani, bambini, malati oncologici, dando loro la possibilità di non interrompere i cicli di cura molto spesso vitali.

Queste iniziative di accoglienza e supporto alla popolazion ucraina sono state finanziate con una somma di oltre 100mila euro, messe a disposizione da Unicoop Firenze e la Fondazione Il Cuore si scioglie, grazie alla donazione di soci e dipendenti, raccolti tramite donazioni ed eventi realizzati sul territorio.

Il tir della Fondazione Il Cuore si scioglie

Con una parte dei contributi, la Fondazione Il Cuore si scioglie ha inviato in Ucraina un tir con medicine, vestiti, cibo non deperibile e prodotti per l’igiene per gli sfollati in Polonia, primo luogo di arrivo delle persone fuggite dalla guerra. L’iniziativa della Fondazione si è svolta in collaborazione con l’Elemosiniere di Papa Francesco, il Cardinale Konrad Krajewsky, che, dopo i primi mesi di guerra, ha richiesto un supporto per la prima accoglienza dei profughi dopo aver passato alcuni giorni al confine come inviato di Papa Francesco.

Nel tir sono state inviate 32 pedane di medicine, vestiti, giocattoli, cibo non deperibile e articoli per l’igiene della persona, tutti prodotti indispensabili nelle situazioni precarie in cui i profughi vengono a trovarsi spesso dopo lunghissimi e pericolosissimi spostamenti in fuga dalle città ucraine, lasciandosi dietro morte e distruzione, alcune volte senza certezze sulla destinazione finale del viaggio. I materiali di prima necessità donati dalla Fondazione Il Cuore si scioglie, per le necessità indicate esplicitamente dal Cardinale Krajewsky per le centinaia di migliaia di persone che scappano dalla guerra, sono arrivate a Lezajsk e sono state gestite dalla Caritas diocesana in Polonia.

Warsaw, Poland. Profughi ucraini salgono sull’Autobus che li porta all’Expo di Varsavia. Foto di Stefano Schirato

Il treno solidale in Toscana

Due vagoni pieni di aiuti: ecco la donazione effettuata da Unicoop Firenze e dalle altre cooperative di consumo del Distretto Tirrenico. Destinazione Ucraina, dove, come ha spiegato il capo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile Fabrizio Curcio, ci sono ancora tredici milioni di sfollati. “L’Ucraina – ha detto Curcio – soffre la mancanza di beni di prima necessità: perfino l’acqua. Siamo partiti dalle loro esigenze nel comporre questo convoglio. Un treno – aggiunge – che dimostra una grande capacità di lavoro di squadra, pubblico e privato insieme, in una regione importante come la Toscana che è punto di riferimento per la Protezione civile nazionale”.
E i numeri lo dimostrano: 500 tonnellate di aiuti umanitari, per un valore di 40.000 Euro di generi alimentari spediti. Proprio l’acqua, in bottigliette da mezzo litro per i razionamenti, insieme a generi alimentari di prima necessità, come riso, panificati, latte, biscotti e carne e tonno in scatola, sono il contenuto dei vagoni donati da Unicoop Firenze, insieme alle altre cooperative.

Warsaw, Poland. Profughi ucraini nella Stazione Centrale di Varsavia. Foto di Stefano Schirato

Fra le varie iniziative, anche quella dedicata alle mamme con bambini in fuga dalle guerre. In occasione della Festa della Mamma dello scorso anno (maggio 2022) per ogni confezione di pannolini a marchio Coop acquistata, ne è stata donata una alle ONG attive sul territorio che si impegnano a soccorrere e accogliere tutte le madri in fuga dalla guerra. Grazie a questa iniziativa, abbiamo potuto consegnare circa 27.000 confezioni di pannolini a marchio Coop alle organizzazioni non profit dei territori individuate dalle Cooperative.

“L’impegno per la pace e per la solidarietà da sempre sono nel DNA di Coop; per questo abbiamo deciso, insieme a Coop e alle altre cooperative di consumo sul territorio nazionale, un primo stanziamento che avvii gli aiuti e poi vogliamo permettere ai soci e ai clienti di contribuire a loro volta. Sappiamo che l’aiuto che potremo dare sarà ampiamente insufficiente, ma è il nostro modo per agire per assicurare un contributo rapido e concreto alle persone colpite, con lo spirito che da sempre anima il movimento cooperativo”.

Warsaw, Poland. Quartiere Generale della Comunità di Sant’Egidio. I volontari della Comunità di Sant’Egidio preparano il cibo da consegnare ai profughi ucraini che sostano alla stazione Centrale di Varsavia. Foto di Stefano Schirato