Uno shock acustico, nel giugno 2023, e poi un lungo fischio, che non finisce più e che segna un prima e un dopo nella carriera del rocker fiorentino Piero Pelù, da quarant’anni sui palchi di tutta Italia, coi Litifba prima e da solista poi.
«Sarà l’ultimo suono che sentirò prima di morire – dice il cantante con l’espressione di chi ha dovuto venir a patti con qualcosa di scomodo e indesiderato -. Ero in studio con Alborosie e stavamo registrando Musica libera, quando un fonico poco preparato mi ha fatto partire un larsen (un fischio stridente, ndr), dentro le cuffie e da lì niente è stato più lo stesso. Bisogna imparare ad accettare tutto».
Le conseguenze sono immediate, con la cancellazione del tour estivo coi suoi Bandidos – la band che lo accompagna -, le inevitabili difficoltà di chi con la proprie orecchie ci lavora («ho costruito una macchina, assieme al mio ingegnere del suono, per poter andare in tournée senza farmi danni») e lo spettro della depressione, tema che Pelù ha affrontato pubblicamente in un lungo post sui social dove annunciava il suo ritorno con un nuovo album, intitolato Deserti, figlio di questi mesi difficili.
«L’impatto è stato molto forte, però voglio sempre vedere l’aspetto positivo delle cose, mi sono potuto concentrare molto di più sulla produzione e sulla scrittura dell’album e così Deserti è venuto fuori in una maniera più approfondita, più completa e per quanto riguarda la scrittura dei testi è un disco che aggiunge molto all’autoanalisi che evidentemente in questo periodo mi viene molto naturale fare».
L’ oasi di pace nel deserto
Una scelta non banale, quella di parlare apertamente del proprio malessere, in un paese in cui si fa ancora molta fatica a parlare di salute mentale.
«Direi che dopo la pandemia qualche cosa è stata affrontata a testa alta, bisogna evitare che adesso l’attenzione sul tema si abbassi. Ci sono tantissimi ragazzi che hanno bisogno di essere assistiti: la pandemia ha segnato veramente un giro di boa pesantissimo, soprattutto per le persone e le famiglie più fragili e bisogna che lo Stato e le istituzioni si prendano carico seriamente e sempre di più delle persone in queste difficoltà».
Per porre rimedio al dolore fisico e dello spirito Pelù cerca la pace nei luoghi del cuore, gli stessi deserti che danno il titolo al disco e che rappresentano un balsamo per l’anima, ma anche la disgregazione dei rapporti. «Sono un amante del deserto e quando posso vado in Marocco o in Tunisia e cerco di passare più tempo possibile a contatto con la sabbia, il vento, la luce, le stelle, il silenzio, gli acufeni (ride).
Però Deserti, per estensione, diventa anche la desertificazione che dipende molto dall’uomo. Una desertificazione ambientale, dovuta alla crisi climatica che stiamo vivendo, a volte anche tragicamente come avvenuto a Campi Bisenzio, ma è anche una desertificazione umana, sentimentale, urbana, un abbandono, un allontanamento, viviamo un’epoca dove sembra, ma così non deve mai essere, che qualcuno voglia indirizzarci verso il tutti contro tutti».
Un appello per Campi Bisenzio
Proprio a Campi Bisenzio (FI) Pelù è stato protagonista – assieme all’amico Stefano Massini – di un bel momento prima del Natale 2023, distribuendo alle famiglie alluvionate degli addobbi per le feste in un’iniziativa promossa da Unicoop Firenze.
«Campi Bisenzio ad oggi non ha ancora ricevuto praticamente nessun aiuto da parte dello Stato. La Protezione Civile sta finendo di ricostruire l’argine maledetto che ha provocato quei morti e quella devastazione. La situazione è gravissima, i campigiani sono persone fantastiche perché avrebbero tutte le ragioni per andare a protestare davanti a tutte le sedi possibili e immaginabili, invece si sono rimboccate le maniche, come hanno fatto i cittadini in Emilia Romagna e nelle Marche».
Il tour invernale nei club partirà proprio da Firenze, dove l’artista è atteso per una doppia data (il 4 e il 5 novembre) al Viper Theatre.