Nell’antichità era utilizzato come rimedio naturale. Oggi la scienza ha dato conferma delle sue proprietà, individuando nel miele circa 200 elementi importanti per la salute. Enzimi, antiossidanti, amminoacidi, vitamine, minerali, che lo rendono un super-alimento: energizzante, benefico per pelle, stomaco e cuore, antibiotico e antifungino. Fra i migliori d’Italia, quello toscano registra per il 2019 una stagione di calo produttivo.
«Dell’80%, fino al 90% per i mieli di fioritura primaverile come l’acacia – precisa Stefano De Pascale, agronomo e apicoltore, consigliere dell’Associazione apicoltori delle province toscane – I cambiamenti climatici e le pratiche agricole, come la monocoltura e l’uso di fitofarmaci e pesticidi, influiscono sulla biodiversità. Di fatto, negli ultimi anni sono sparite centinaia di piante fonte di sostentamento per api e insetti».
Quali fattori hanno influito maggiormente in questa stagione?
Ad aprile e maggio freddo e pioggia hanno compromesso le fioriture di primavera, impedendo alle api di uscire per l’impollinazione. Da metà giugno il picco di caldo ha avuto effetti negativi anche sulle fioriture estive. Questo andamento climatico estremo altera i cicli di flora e fauna.
La sopravvivenza delle api è a rischio?
Penso che se la caveranno, sono sulla Terra da molto più di noi, ma la scarsità di fonti nettarifere compromette il loro benessere e crea carenze nutritive. A rischio, piuttosto, è la nostra sopravvivenza. Con l’impollinazione, infatti, le api assicurano la riproduzione del 70% delle colture necessarie al fabbisogno mondiale di cibo.
Quali cambiamenti nella produzione ha notato negli ultimi anni?
Un impoverimento generale dell’ecosistema e un’alterazione delle condizioni climatiche: non basta la presenza di fiori a garantire il raccolto, servono acqua, umidità, sole nelle giuste dosi e al momento giusto.
Cosa può fare un agricoltore di fronte a questi rischi?
Mai come ora le api hanno bisogno di noi: dobbiamo prenderci cura di loro, favorire il ripopolamento curandone le malattie, evitare l’eccessivo sfruttamento e sensibilizzare sui rischi legati alla loro scomparsa.
Il miele in Toscana: quali i principali e dove?
Miele di erica sulla costa, i vari tipi di millefiori in pianura e collina, acacia e castagno sugli Appennini. La grande varietà climatica e geografica toscana permette di differenziare la produzione.
Quale concorrenza subisce il miele italiano?
Il mercato mondiale è in crisi per la presenza massiccia di miele cinese. Oltre alla qualità, l’Italia può vantare in più l’obbligo di indicare l’origine del prodotto in etichetta: per produttori e consumatori una tutela che non vige in nessun altro Paese, nemmeno europeo.
Consumare miele italiano: perché?
Perché nella filiera agroalimentare l’Italia vanta molti controlli che garantiscono la qualità del prodotto e tutelano meglio da frodi e contraffazioni. E soprattutto perché il consumo dei prodotti locali è una delle più grosse sfide per perseguire l’ecosostenibilità ambientale. Vale per il miele e per tutto il resto.
Sugli scaffali dei Coop.fi
Il miele di circa 20 fornitori locali, presenti in particolare nei punti vendita delle zone di produzione. Sul totale venduto nel 2018, il miele toscano si è attestato intorno al 50%.
Sull’etichetta devono essere indicati il Paese o i Paesi di origine, il tempo minimo di conservazione (tra 18 e 24 mesi), i fiori da cui è prodotto, se è biologico o convenzionale. Può essere definito miele solo quello puro che deriva dall’attività naturale delle api e senza alcuna aggiunta (preparazioni, additivi, miscele di mieli).