Il sapore e le sostanze nutritive sono tutte lì, proprio nella parte che cresce sottoterra. Sembra proprio che la natura abbia voluto incentivare questa sana abitudine, perché in questo genere di ortaggi la radice spesso cresce in maniera sproporzionata rispetto al resto della pianta.
Carota
Dal colore arancione (ma ci sono anche varietà gialle). Il colore è frutto dell’intervento dell’uomo, in origine la carota era viola. Nel XVIII secolo gli olandesi le cambiarono colore in omaggio alla dinastia degli Orange, partendo da semi di origine africana.
Tutti sanno che fa bene alla vista, ma i numerosi nutrienti presenti sono utili anche al cuore, alla pelle e all’apparato digerente. Il beta-carotene è anche un antiossidante. In coltivazione si trova in quasi tutti gli orti a tutte le latitudini (almeno le nostre), ma richiede un terreno soffice e sabbioso, dove allungarsi anche fino a 30 centimetri.
È ottima nelle zuppe, al latte o per un pesto. E ora ci si fa anche il pane, o i muffin. In Toscana non può mancare in uno dei piatti tipici della tradizione gastronomica toscana, la ribollita.
Inoltre ora le carote sono protagoniste di una canzone che spopola sui social, grazie al giovane Emanuele Crisanti che l’ha presentata a X-Factor.
Rapa rossa
Il suo rosso violaceo è dovuto al pigmento naturale, la betanina. Talmente bello e intenso che è usato anche dall’industria alimentare come colorante naturale. Ma potete anche farci dipingere i bambini.
Nelle rape rosse c’è tutto: zuccheri, sali minerali, vitamine. E sono consigliate a tutti, in particolare a chi si sente stanco. Favoriscono la digestione e sono depurative. Il tubero è originario dei Paesi europei e dell’Africa del nord, quindi da noi si adatta bene. Le regioni dove più intensa è la produzione sono l’Emilia e il Veneto.
Da provare un hummus, sarà bellissimo oltre che buono, o anche una zuppa (calda o fredda). In Maremma gli immancabili tortelli si fanno anche con il ripieno di rape rosse (e un po’ di patate). Come condimento, olio extravergine di oliva e pecorino maremmano.
La rapa rossa era già conosciuta al tempo dei Greci, anche se inizialmente se ne consumavano solo le foglie; si cominciò ad apprezzare la radice solo in un secondo tempo.