Il 23 settembre scorso il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha parlato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Un vero spettacolo che ha mescolato fiction (tanta) e qualche verità. Guardare il video su YouTube è un’esperienza singolare che suscita un senso di estraniamento rispetto a quello che finora gli scienziati ci hanno spiegato. Nel tentativo di ristabilire la verità, almeno nel campo dell’ambiente, abbiamo chiesto aiuto a Stefano Mancuso, professore di Neurobiologia vegetale all’Università di Firenze e autore di numerosi studi sull’efficacia delle piante nel contenere il cambiamento climatico.
Trump: Il riscaldamento globale e l’impronta di carbonio sono una bufala montata da persone con intenzioni malvagie.
Mancuso: Trump dimentica che l’azione dei gas climalteranti e in particolare del ruolo che l’anidride carbonica svolge nel riscaldamento del nostro pianeta sono noti dalla metà del XIX secolo. Alla conferenza dell’American Association for the Advancement of Science nel 1856, la scienziata statunitense Eunice Newton Foote presentò il suo articolo intitolato Circostanze che influenzano il calore dei raggi del sole, nel quale spiegava che, modificando la proporzione di anidride carbonica, la temperatura si sarebbe modificata e che se la CO₂ cresceva, anche la temperatura aumentava. Oggi migliaia di scienziati riuniti nell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, concordano sul fatto che il riscaldamento globale è legato all’aumento della percentuale di anidride carbonica nell’aria – è stata misurata la crescita di anno in anno dall’Osservatorio di Mauna Kea alle Hawaii – e che l’aumento è dovuto alle attività umane. La bufala è quella che racconta il presidente degli Stati Uniti e più che una bufala è un incubo. Chi sarebbero, poi, le persone malvagie? Gli scienziati? E quali vantaggi trarrebbero dal diffondere notizie allarmanti sul clima? Sarebbero dei sadici o degli stupidi; ah già, Trump ha detto anche che gli scienziati sono stupidi.
Trump: Il clima si riscalda e si raffredda, cambia sempre. Non esiste nessun raffreddamento globale, né riscaldamento globale.
Mancuso: Anche quest’affermazione è una mistificazione della realtà. È vero che nella storia il clima è stato in alcuni periodi più caldo e in altri più freddo, ad esempio con le diverse glaciazioni. Ma questi cambiamenti, di origine naturale, avvenivano nell’arco di milioni di anni. Oggi registriamo un aumento della temperatura media di 1,52°C rispetto agli ultimi 150 anni, precisamente da quando è cominciata la Rivoluzione industriale; quindi si tratta di un lasso di tempo veramente ristretto, infinitamente piccolo rispetto alla storia del nostro pianeta. E questo non può che dipendere dalle attività umane.
Trump: Negli Stati Uniti abbiamo la migliore aria di sempre. L’inquinamento arriva dalla Cina.
Mancuso: Se non fosse il presidente degli Stati Uniti a parlare, davvero non perderei tempo a cercare di spiegare come stanno effettivamente le cose. Ma è il capo di una potenza mondiale e allora è necessario controbattere, perché molti in virtù del suo ruolo potrebbero essere tentati di credergli. Non abbiamo affatto la miglior aria di sempre, ma la peggiore da due-tre secoli. La qualità dell’aria non può essere circoscritta a un Paese, non ci sono confini nell’atmosfera, che possano bloccare l’inquinamento. La Cina ha fatto dei passi da gigante qual è, perché fra due anni, dopo aver raggiunto il picco, comincerà a ridurre la quantità di gas climalteranti emessi in atmosfera, perché ha investito moltissimo nelle energie rinnovabili. A Pechino circolano quasi esclusivamente auto elettriche e lì, effettivamente, la qualità dell’aria è migliore di molte città occidentali.
Trump: Siamo usciti dagli Accordi di Parigi sul clima perché sono inutili e dannosi.
Mancuso: Gli Accordi di Parigi erano l’ultima speranza per evitare il collasso, perché si ponevano l’obiettivo di fermare l’aumento delle temperature con scadenze precise, entro il 2050 e la fine del secolo. Trump li aveva già rinnegati nel suo primo mandato, Biden li aveva nuovamente firmati e ora un altro passo indietro. Dispiace, perché quegli accordi erano l’unica cosa sensata decisa a livello globale.
Trump: Le rinnovabili sono troppo costose e non funzionano. Negli Stati Uniti abbiamo il carbone più pulito e più bello del mondo.
Mancuso: Non ho idea di cosa possa intendere con gli aggettivi bello e pulito attribuiti al carbone. Il carbone, bruciando per produrre energia, emette anidride carbonica: è un dato di fatto che non può essere smentito. Il problema di Trump è di carattere economico: gli Stati Uniti non hanno investito in rinnovabili – che funzionano e bene – e sono rimasti indietro in questa tecnologia rispetto alla Cina. Negli Usa hanno scoperto altri giacimenti di carbone e petrolio che permettono l’autosufficienza e Trump pronuncia queste frasi pro domo sua, senza rendersi conto che ha relegato il suo Paese al Medio Evo.
Trump: L’Europa è sull’orlo del fallimento a causa dell’Agenda verde che ha provocato la chiusura di fabbriche e la perdita di posti di lavoro.
Mancuso: Anche questo è assolutamente falso. Non c’è stato nessun fallimento e il lavoro è semplicemente cambiato. L’Europa deve essere orgogliosa di essere l’unico continente che è riuscito a diminuire l’emissione di gas climalteranti in atmosfera e ogni anno diminuisce sempre più. Merito del Green deal. Ora c’è il rischio che seguendo l’esempio di Trump alcuni governi riducano il loro impegno, tornando a produrre energia con i combustibili fossili. Sarebbe un grande errore.
Trump: I condizionatori non inquinano. In Europa non possono permetterseli a causa dei costi dell’energia.
Mancuso: Allora, vogliamo proprio scherzare! Pensare di contrastare temperature sempre più calde con i condizionatori è un’idea talmente assurda che non sarebbe credibile neppure in un libro di fumetti per bambini. I condizionatori consumano energia per funzionare e in qualche modo questa deve essere prodotta, alimentando così un circolo vizioso che produce altra CO₂. Se in Europa non amiamo l’aria condizionata come negli Stati Uniti, è forse perché in passato non ne avevamo bisogno.
