Come va l’economia toscana e in quale quadro macroeconomico si colloca?
Quale è il contributo di Unicoop Firenze all’economia regionale e alla valorizzazione del territorio? Dopo la scossa inflattiva e il carovita degli ultimi due anni, come sono cambiati i consumi dei toscani e come cambieranno da qui in poi? Che valore riveste la sostenibilità ambientale nelle scelte dei consumatori? Queste le domande a cui risponde la sesta edizione del convegno La Toscana e Noi, che si è tenuto oggi, alla Stazione Leopolda di Firenze, nell’ambito degli eventi in calendario per la mostra dei 50 anni di Unicoop Firenze.
Due le ricerche illustrate, curate da Nomisma e Irpet per Unicoop Firenze, per fare luce sui numeri dell’economia, sul valore aggiunto delle attività di Unicoop Firenze e per approfondire le nuove tendenze di consumo in Toscana, alla luce da un lato del carovita e della perdita del potere d’acquisto, dall’altro della rilevanza del tema ambientale.
L’intervento di Daniela Mori, Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze, ha concluso il convegno che ha visto, presenti in sala, Sindaci, amministratori e associazioni di categoria di tutta la Toscana.
«Quest’anno l’appuntamento La Toscana e noi avviene in una cornice particolarmente significativa, la mostra per i 50 anni di Unicoop Firenze che è un momento per festeggiare questo traguardo e per interrogarci sul nostro futuro e sul ruolo che la cooperazione deve svolgere, oggi più che mai. La Toscana e noi è anche l’occasione per fare il punto sulla nostra presenza nella regione, che resta salda con un contributo al PIL di circa 1,2 miliardi di euro e di oltre 14mila unità di lavoro solo in Toscana.
In un quadro complesso, di consumi in frenata e difficoltà delle famiglie, i consumatori toscani si mostrano particolarmente attenti alla provenienza toscana e alla sostenibilità dei prodotti della spesa quotidiana. È in questa direzione che andrà la nostra azione, con un impegno ancora maggiore su ambiente, filiere, territorio, lavoro, in parallelo con un forte investimento sulla convenienza, per difendere la spesa quotidiana e proteggere i bisogni primari delle famiglie», afferma Daniela Mori, Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze.
La ricerca di Nomisma
L’analisi di Nomisma presentata oggi parte dall’illustrazione del quadro macroeconomico, che vede una economia mondiale in rallentamento nel 2023 (+3,0% la stima della crescita del PIL rispetto al 2022), trend legato in primo luogo alle politiche monetarie restrittive messe in atto dalle Banche Centrali per contenere l’inflazione. La decelerazione coinvolge anche le principali economie europee, Italia inclusa che, si stima, chiuderà il 2023 con una crescita del PIL nazionale di appena il +0,8% dopo i forti rimbalzi post-pandemia.
I numeri della Toscana
Il rallentamento del 2023 coinvolgerà anche la Toscana (IRPET stima un +1,1% di crescita del PIL), dopo un 2022 in cui la regione ha registrato un’espansione del PIL del +4,1%, più accentuata di quella italiana, grazie al positivo andamento del turismo, strategico per l’economia toscana: nel 2022 i turisti che hanno visitato la regione sono stati 13 milioni, +57% rispetto al 2021 contro il +39% registrato a livello nazionale. A tutti I livelli l’economia deve poi fare I conti con i prezzi delle materie prime che continuano ad impattare sulle imprese agroalimentari (e non solo).
Se il gas è tornato poco sopra I minimi storici, il petrolio registra quotazioni in forte crescita con effetti sul costo dei trasporti. Nel settore del packaging, se da un lato si assiste ad un calo per alluminio e plastica, prezzi elevati interessano ancora il vetro. Infine, dopo il boom del 2021, anche le quotazioni delle materie prime agricole si assestano ma restano ancora più alte dei livelli pre pandemia. Dinamiche, queste, di cui tenere conto anche alla luce del ruolo rivestito dall’agroalimentare per l’economia toscana: 3,3 miliardi di euro il valore delle esportazioni toscane di prodotti agroalimentari e bevande nel 2022, +36% rispetto al 2016 ed un peso sul totale dell’export regionale di ben il 6% (% in valore sui primi sei mesi del 2023).
Il ruolo di Unicoop Firenze in Toscana
In questo contesto Unicoop Firenze contribuisce in modo decisivo all’economia regionale e alla valorizzazione del territorio. Nello specifico, Unicoop Firenze e la sua filiera hanno prodotto nel 2022 un indotto per l’economia toscana di quasi 1,2 miliardi di euro. ll valore aggiunto associato all’attività di Unicoop Firenze e alla sua filiera va al di là dei confini regionali e coinvolge anche il resto dell’Italia tramite le importazioni di beni e servizi dalle altre regioni: nel 2022 l’attività commerciale e la filiera ha generato in Italia un valore di 2,8 miliardi di Euro.
Anche il ruolo giocato in termini occupazionali è significativo: Unicoop Firenze, che ha 8.261 al 31.12.2022, con un aumento di 320 posti di lavoro rispetto all’anno precedente, raggiunge con occupazione associata indiretta ed indotto oltre 14,3 mila persone, valori che a livello nazionale salgono a 41 mila.
Unicoop Firenze valorizza anche l’agroalimentare: agricoltura e industria alimentare sono i settori che beneficiano maggiormente delle forniture della Cooperativa, dal momento che questi due settori nel complesso rappresentano il 53% dell’intero valore aggiunto attivato grazie alla filiera di Unicoop Firenze.
Un impegno, quello di Unicoop Firenze per la Toscana, che si estende ben oltre la sola attività commerciale e tocca anche altri ambiti e temi: nel 2022 la cooperativa ha sostenuto un investimento da oltre un milione di euro per la promozione di attività culturali. Il valore riconducibile alle attività culturali sostenute da Unicoop Firenze è stimabile intorno ai 9,3 milioni di euro. L’effetto diretto attivato dall’acquisto dei biglietti e dagli investimenti realizzati è stimato in 14,2 milioni di euro, mentre l’impatto indiretto in 3,9 milioni di euro. Alle attività culturali promosse da Unicoop Firenze, negli ultimi 12 mesi hanno partecipato 943mila persone: di queste 281mila persone dichiarano di aver potuto partecipare agli eventi solo grazie a Unicoop Firenze.
Sul fronte dell’impegno solidaristico, la cooperativa ha donato, negli ultimi 8 anni, oltre 3mila tonnellate di prodotti e investito 6 milioni di Euro per progetti di solidarietà e sulla salute, collaborando con oltre 350 associazioni di volontariato del territorio.
Inflazione, carovita e indici di convenienza
L’ondata inflattiva e il carovita hanno naturalmente avuto un forte impatto sulle famiglie e sui consumi: la crescita dei prezzi negli ultimi 2 anni ha eroso il potere di acquisto degli italiani che si è ridotto di 6.700 euro pro-capite. Seppure in discesa rispetto ai picchi di fine 2022, l’inflazione resta elevata: +5,5% su base tendenziale ad agosto 2023, che sale al +9,9% per alimenti e bevande analcoliche. A fronte di questi numeri, nei prossimi mesi le intenzioni di spesa degli italiani segneranno una brusca inversione di rotta, con il 36% degli italiani che intende ridurre i consumi contro solo l’11% che pensa di aumentarli.
In questo contesto difficile Unicoop Firenze è in prima linea per salvaguardare il potere di acquisto dei consumatori. A conferma del suo ruolo nel calmierare i prezzi nel territorio dove opera, dai dati NielsenIQ emerge che, tra le dieci province più convenienti d’Italia nel 2022, quattro sono coperte dalla rete di vendita di Unicoop Firenze (Arezzo, Firenze, Pistoia e Prato). Inoltre, sulla base dell’IRI Price Index, Unicoop Firenze si posiziona con un indice di 97,2 rispetto alla media 100 dei prezzi praticati da tutti gli ipermercati e supermercati delle 7 province toscane dove opera la Cooperativa.
I consumi in Toscana: localismo e sostenibilità
Nel corso dell’incontro è stato presentato anche un focus sulle tendenze di consumo in Toscana, con dati di una survey Nomisma condotta su un campione rappresentativo di consumatori toscani e nazionali nel mese di settembre 2023. Dall’indagine emerge che i consumatori toscani sono molto attenti a due aspetti: la provenienza toscana e la sostenibilità dei prodotti della spesa quotidiana.
Rispetto alla media italiana, i toscani mostrano maggiore propensione ad acquistare alimenti e bevande della propria regione, con l’intenzione, in primis, di sostenere le produzioni e l’economia del territorio: il 39% dei consumatori li acquista quotidianamente a fronte di un 30% a livello nazionale. A conferma di ciò, oltre ai prodotti freschi (come frutta, verdura e carne), sono proprio i prodotti tipici dell’agroalimentare toscano quelli per i quali il consumatore toscano ricerca l’origine dal proprio territorio: olio extra-vergine di oliva, formaggi, salumi e vino.
L’altro elemento di attenzione dei consumatori toscani è la sostenibilità: il 53% dei toscani si dichiara disposto a pagare di più per avere prodotti che siano rispettosi dell’ambiente. Secondo quanto rilevato dall’indagine, per i toscani la sostenibilità di un prodotto alimentare non riguarda solo l’ambiente, ma si lega anche all’ambito economico e sociale: un prodotto alimentare è sostenibile quando viene prodotto nel rispetto dell’ambiente, deriva da filiere controllate e operatori adeguatamente remunerati e produzioni che sostengono il territorio.
In questo contesto, la Grande Distribuzione Organizzata può giocare un ruolo fondamentale nel percorso verso uno sviluppo più sostenibile, non solo aumentando l’offerta di prodotti sostenibili (ne è convinto il 44% dei consumatori), ma privilegiando i rapporti con imprese agricole e fornitori che adottano pratiche sostenibili (41%) e proponendo sconti e offerte riservati ai prodotti a basso impatto ambientale (40%).
Uno sguardo al futuro
L’indagine condotta a settembre 2023 sui consumatori toscani e nazionali apre anche una finestra sul futuro prossimo: crescita dei prezzi – in primis alimentari, ma anche di altri prodotti e servizi – emergenza ambientale e cambiamento climatico sono oggi le principali preoccupazioni degli italiani. Nonostante il clima di grande incertezza presente, italiani e toscani dichiarano di guardare al futuro con un atteggiamento attendista (l’aspettativa è tra gli stati d’animo predominanti per il 44% degli intervistati), ma sereno, comportamento proprio di chi negli ultimi anni ha vissuto avvenimenti epocali e ne è uscito in qualche modo temprato.
In questo contesto, come cambieranno, nel prossimo futuro, il consumo e il modo di fare la spesa? A guidare le scelte dei consumatori saranno alcuni fattori chiave: primo fra tutti il rapporto qualità – prezzo (indicato dal 58%), seguito da salute e benessere (33%), origine italiana (30%) e freschezza (24%), criteri di scelta sempre più centrali per i consumatori. Carovita e inflazione continueranno a spingere i consumatori alla ricerca del risparmio: eliminando il superfluo, il nuovo modo di fare la spesa si concentrerà sui prodotti essenziali, con acquisti più frequenti e minori, soprattutto di prodotti freschi, in un’ottica di riduzione degli sprechi.