Galeotto fu un giovane pisano conosciuto all’ombra delle Torri Gemelle, quando ancora svettavano su New York, che invitò Keith Haring all’ombra della Torre Pendente. Divampò così la fiamma d’amore fra l’artista americano e Pisa, un legame che ora si riaccende con la mostra “Keith Haring”, a Palazzo Blu dal 12 novembre.
Curata da Kaoru Yanase, responsabile della Nakamura Keith Haring Collection in Giappone, e realizzata in collaborazione con la Fondazione Pisa e Palazzo Blu, la mostra si concentrerà sull’arte e sulla vita di Haring (nato nel 1958 a Reading in Pennsylvania, ma newyorchese di adozione) attraverso una ricca selezione di opere, con un focus su Tuttomondo, il murales realizzato da Haring a Pisa.
Dall’inizio alla fine
La mostra è organizzata in otto sezioni. La prima, “L’inizio”, raccoglie i disegni preparatori dei graffiti realizzati nella metropolitana da un Haring ventenne, appena giunto nella Grande Mela per frequentare la School of Visual Art. Con i graffiti iniziò la fama ascendente dell’artista.
La sezione “Trascendere” è caratterizzata dalla luce nera, quella usata nelle discoteche e nei club negli anni ‘80 per creare effetti di fluorescenza su vestiti, occhi e denti.
Con “Messaggio e musica” vediamo come Haring scoprì la poster art, altra via di comunicazione con il pubblico. Fu Andy Warhol a incoraggiarlo nell’uso dei manifesti come mezzo per raggiungere più persone. Haring nei suoi poster affrontava varie tematiche: dal nucleare all’apartheid, dall’Aids (malattia fatale per l’artista) al mondo Lgbtq+. Ha disegnato anche copertine di dischi in vinile con musiche di vari generi, come house, punk e hip-hop. La musica fu molto importante per la vita di Haring e per la sua arte: infatti, mentre lavorava, la ascoltava sempre.
Haring realizzò appositamente per i bambini The Story of Red + Blue, una serie che doveva aiutarli a conoscere i principi del colore e le tecniche di pittura e ad accrescere la loro autostima, perché fossero coscienti delle loro possibilità creative. Ecco così la sezione “Story Telling”.
In “Simboli e icone” troviamo altre celebri invenzioni di Haring: le faccine, i cuori sorridenti, il Radiant baby, l’angelo, il cane che abbaia, il delfino e altri. Sono i predecessori degli emoji di oggi e affrontano argomenti come l’amore, la vita, la morte, la cultura pop e la politica. Temi rilevanti negli anni ‘80, ma che hanno una evidente valenza tutt’oggi. C’è anche una grande tela: Persone. È uno dei capolavori di Haring: l’artista iniziò a disegnare linee casuali finché la tela non si riempì di persone intrecciate, raffigurate con la caratteristica linea in grassetto su uno sfondo colorato.
Segue “Alla scoperta della distopia: Apocalisse”. Haring persegue temi sinistri inseriti in paesaggi surreali. Le undici opere qui esposte sono state create dopo che all’artista fu diagnosticato l’Aids. Nonostante la disperazione, Haring conservò fino alla fine un certo senso dell’umorismo.
La sezione “Energia primordiale” espone piramidi piene di innumerevoli figure, animali, soli, maschere, dipinti del corpo, totem, soggetti che ci fanno capire come Haring guardasse all’arte azteca, eschimese, africana e afroamericana.
Terminiamo con la toccante “La fine dell’inizio”: un mese prima della morte, Haring pubblica un portfolio di 17 serigrafie che duplica un gruppo delle sue prime e più pure narrazioni visive. Con gli elementi tipici del suo linguaggio – piramidi, dischi volanti, cani, serpenti e bambini -, Haring realizza dei fumetti che rappresentano i lati oscuri della società degli anni ‘80, caratterizzati da crisi economica, violenza, droga, povertà e discriminazione.
Sono temi attualissimi, che ci riguardano da vicino, visto che viviamo la pandemia, la crisi climatica e le crescenti diseguaglianze.
Il murales della pace
Dopo quell’incontro fortuito con il giovane pisano, Haring decise di visitare la città della Torre Pendente e se ne innamorò. Grazie all’interessamento dell’amministrazione comunale, si mise all’opera e, in meno di una settimana, regalò alla città, e non solo, il geniale murales Tuttomondo (1989): decine di figure, colorate e di grande vitalità, legate e concatenate fra di loro su circa 180 metri quadrati di superficie, simboleggiano l’armonia e la pace che dovrebbero regnare nel mondo, fra gli uomini e fra l’uomo e la natura. Temi universali che piacquero a tutti e che ne permisero la realizzazione sulla parete esterna della canonica dell’antica Chiesa di Sant’Antonio, in piazza Vittorio Emanuele II. Per alcuni è il capolavoro dell’artista, quasi un testamento spirituale, visto che, giovane e quindi caro agli Dei, sarebbe morto poco dopo, nel febbraio 1990.
Info
Keith Haring, 12 novembre-17 aprile 2022; da lunedì a venerdì, ore 10-19, weekend e festivi alla domenica, ore 10-20. Biglietti: intero euro 12, ridotto euro 10.
Palazzo Blu, lungarno Gambacorti 9, Pisa. 050916950, www.palazzoblu.it, info@palazzoblu.it
Domeniche al museo
Riservate ai soci di Unicoop Firenze le visite guidate gratuite, pagando solo il biglietto di ingresso ridotto e dietro presentazione della Carta socio, sono in programma la domenica alle 11, il 21 e il 28 novembre, il 5 e il 12 dicembre.
Prenotazione obbligatoria tel. 050916950 – 3771672424 o via mail info@kinzicacoop.it
Girotondo al Centro
Dopo Berlino, Roma e Sesto Fiorentino, l’opera I girotondi di Keith Haring accoglie ora soci e clienti del Centro*PonteaGreve. La scultura fu acquistata da Unicoop Firenze nel 2003 dalla Keith Haring Foundation, i cui proventi, per volontà dell’artista, vanno ad assistere i bambini malati di Aids. Rappresenta tre gioiose figure stilizzate, colorate e danzanti, emblematiche della poetica di Haring: un messaggio di pace e di armonia dalla Toscana al mondo.
Curiosità – La Nakamura Keith Haring Collection è la collezione personale di Kazuo Nakamura, oggi esposta in Giappone in un museo dedicato all’artista. Raccoglie opere che vanno dai primi agli ultimi lavori di Haring, fra cui serie complete di stampe come Apocalypse (1988), Blueprint Drawings (1990) e sculture, disegni e lavori su tela come Untitled (1985).