Uno, dieci, cento, mille: sono in realtà oltre 400milioni i bambini che vivono in zone di conflitto, dove la guerra spesso si somma ad altre emergenze, come quella climatica e sanitaria. Oggi, sono oltre 37 milioni i minori sfollati per cause belliche, il numero più alto registrato da sempre dall’Unicef.
A tutti i bambini che pagano il prezzo più alto è dedicata la campagna natalizia promossa dalla Fondazione Il Cuore si scioglie e Unicoop Firenze attraverso l’Unicef, l’Agenzia delle Nazioni Unite che, dal 1946, in tutto il mondo, si occupa di tutelare i diritti dei bambini, in particolare dei più fragili e svantaggiati. Le donazioni di soci e clienti permetteranno di far arrivare kit di pronto soccorso, come spiega Chiara Aluffi Pentini, direttore marketing e raccolta fondi Unicef Italia.
Una piccola valigetta può salvare la vita di un bambino. In che modo?
Nel kit c’è del cibo, pensato proprio per queste situazioni estreme, dove è difficile preparare un pasto o usare l’acqua: per i bambini più grandi ci sono dei biscotti che possono sostituire un pasto, si conservano a lungo e sono facilmente trasportabili. Per i più piccoli, c’è una pasta di arachidi ad alto potere nutritivo: è già pronta in bustina così che, anche in stato di malnutrizione e forte debolezza, i bambini riescono a succhiarla.
Ci sono poi le compresse per la potabilizzazione dell’acqua che spesso manca e, se c’è, è contaminata: una pastiglia, del valore di 34 centesimi, rende potabili cento litri d’acqua; il fabbisogno di una famiglia per un intero anno costa 5 euro, il che ci dà una misura di quanto un nostro piccolo sforzo possa tradursi in un incredibile risultato. Poi, se pensiamo a un bambino esposto al freddo, il primo istinto è coprirlo quindi c’è una coperta, che dà riparo e permette di dormire riscaldati. Ci sono infine medicine e materiali per medicazioni, fondamentali per l’intervento d’urgenza.
Qual è il bisogno più urgente a cui dare risposta?
L’acqua è la prima necessità di base: serve per vivere e per fare quasi tutto il resto, cucinare, lavarsi, mantenere condizioni igieniche adeguate, in particolare per i più piccoli che sono più vulnerabili in caso di contaminazioni. Oltre alle urgenze materiali, c’è il tema più ampio del supporto psico-sociale che, come Unicef, forniamo per lenire, alleviare e elaborare i traumi della guerra. Con psicologi, educatori e figure specializzate cerchiamo di creare degli spazi in cui i bambini possano giocare, studiare e continuare, per quanto possibile, ad essere bambini.
Tante le zone di conflitto nel mondo: dove si concentra il vostro sforzo?
Non è possibile fare una graduatoria fra una guerra più o meno terribile: la guerra si abbatte sui bambini inermi con la stessa violenza e, ovunque, una vita è una vita. Si dice che quando un bambino dorme, bisogna fare silenzio ma quando un bambino muore, bisogna fare molto rumore: come Unicef, grazie a tutti i nostri sostenitori, lavoriamo per fare molto rumore… perché i bambini che vivono una guerra non siano dimenticati, abbandonati e vengano, il più possibile, salvati.
Perché donare?
Perché di fronte a tanta devastazione non si può restare fermi né ci si deve sentire impotenti. Una donazione di pochi euro ci sembra piccola cosa ma ha un valore immenso in quei luoghi dove niente esiste più: cibo, acqua, casa, vestiti, coperte, carburante, la guerra spazza via tutto e i bambini sono i più esposti perché spesso restano anche senza una famiglia che possa occuparsene. Salvare un bambino oggi, significa dargli un futuro di salute, sicurezza e istruzione. Nessun bambino merita di meno.
BOX
Fallo anche tu
Fino al 14 gennaio è possibile contribuire donando alle casse dei punti vendita Coop 1, 5, 10 Euro oppure 100, 500, 1000 punti dalla Carta socio. Unicef consegnerà i kit nelle zone di guerrain Palestina, Ucraina, Siria, Yemen e Sudan.