Vi siete mai chiesti, quando passeggiate in una strada o in una piazza, con quale criterio vengono attribuiti i nomi? La toponomastica risponde a questa curiosità, perché studia da un punto di vista linguistico e storico il criterio di assegnazione.
Due amiche, Cristina Michieli e Cecilia Gallia, dell’associazione L’Erba Canta, si sono interessate a questa disciplina con un taglio femminile. «Il femminismo ci ha insegnato che bisogna fare memoria delle donne – spiega Cecilia che, oltre ad avere una storia personale legata all’impegno femminista, è attrice e lettrice di audiolibri per i non-vedenti -. Ricordare il patrimonio che ci hanno lasciato le donne del passato serve a imparare e a dare dignità a chi ci ha preceduto. Gli studi di genere sono consuetudine nei Paesi anglosassoni dagli anni ‘80,mentre in Italia l’interesse verso queste tematiche è più recente».
«Guardando attentamente i nomi delle strade si può osservare come quelli femminili siano tutti concentrati nel centro – aggiunge Michieli, la cui passione per il trekking urbano la porta spesso a passeggiare per le strade del centro delle città italiane -. Questo non per un tributo al femminile, ma perché venivano dedicate principalmente a sante, benefattrici, suore e Madonne. Un dato nazionale dice che la percentuale delle strade dedicata alle donne oscilla dal 3 al 5%, mentre quella degli uomini è circa del 40%, poi ci sono nomi di battaglie, di piante e di altro».
In molte professioni, dall’arte alla scienza, nel passato e non solo, le figure femminili sono state relegate a un ruolo molto marginale, poco presenti nei libri di storia o raccontate in maniera spesso incompleta o distorta.
Visione dall’alto
«I nomi delle strade, e come sono stati modificati nel tempo, rappresentano la visione di chi ci governa. Per fare un esempio su tutti, nel periodo fascista le città dovevano avere una “via Roma”. Se ci interroghiamo, invece, su quante targhe è inciso il nome di una donna, sembra che nel nostro Paese non siano esistite. Rivedere la toponomastica femminile è un tentativo per bilanciare queste lacune», aggiunge Gallia.
Sul sito mappingdiversity.eu si trovano censite le strade di 21 città italiane da Bolzano a Napoli, da Ancona a Torino, e analizzate quante vie e piazze sono intitolate a uomini e quante a donne: da nord a sud il risultato non cambia. Solo Venezia vanta una percentuale femminile intorno al 10%. Lo scopo è quello di spostare l’attenzione dall’aspetto puramente folkloristico e storico della denominazione delle strade verso una riflessione che porti a una società più equa. Non è un caso, forse, che i Paesi dove il rapporto fra strade al maschile e al femminile è più bilanciato, siano anche quelli con una maggior sensibilità verso le tematiche dell’uguaglianza di genere.
Una mappa al femminile
«Quello che possiamo fare – conclude Michieli – è attribuire alle donne le nuove piazze, i giardini e le vie che si aggiungono nelle periferie delle città che si espandono, ancora meglio con nomi di persone comuni. Voglio ricordare per esempio il giardino di Ugnano nel quartiere dell’Isolotto a Firenze dedicato a Andreea Cristina Zamfir, una giovane prostituta uccisa nel 2014 da un cliente».
Cristina Michieli e Cecilia Gallia attraverso la loro associazione hanno realizzato, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, la mappa toponomastica femminile Firenze delle donne e le donne a Firenze. Illustrata da Donatella Peli, menziona più di 150 donne e propone tre itinerari escursionistici, “Firenze mariana”, “La via delle Sante” e “Anonime fiorentine”, che sollecitano percorsi alternativi a quelli turistici per visitare il capoluogo toscano. Le escursioni cittadine a piedi possono durare anche qualche giorno e sono un invito a vivere l’esperienza del camminare come forma di turismo responsabile e come occasione di riflessione.
Donne a Firenze
La mappa di percorsi e vie al femminile è scaricabile gratuitamente al sito erbacanta.it; info@erbacanta.it, 3281340777.