Un caro amico ci ha lasciato. Un amico di Unicoop Firenze, della stessa Firenze, della Toscana intera e molto di più. Chissà quanti si sentiranno orfani di Bobo, l’alter ego non solo della sua “penna”, Sergio Staino, ma di tanti che in lui si riconoscevano.
Disingannato ma non rinsavito, per citare Foscolo e, seppur deluso dall’evoluzione politica del suo Pci, sempre speranzoso. Insieme a Bibi, Ilaria e Michele ha popolato le strisce di “Linus”, dell’“Unità”, del “Venerdì di Repubblica” e di “Tango”, il giornale satirico ideato da Staino cui hanno collaborato alla metà degli anni Ottanta i maggiori fumettisti italiani, da Altan a Elle Kappa, passando per Andrea Pazienza.
Nato a Piancastagnaio (SI) l’8 giugno del 1940, Staino si trasferì presto a Firenze con la famiglia. Di quegli anni ricordava l’episodio in cui il professore di una scuola dell’allora “Firenze bene”, rispondendo a sua madre che desiderava per quel ragazzo con qualche problema di vista un’istruzione che gli permettesse una vita migliore, disse sprezzante: «Lei pensa che il figlio di un contadino possa frequentare la Carducci?».
Non è difficile immaginare l’umiliazione e la rabbia che possa aver provato Staino ragazzino e quelle sensazioni sono state probabilmente la chiave per una carriera di successo, ma anche la spinta per una scelta di vita, rimasta immutata nel tempo, di stare dalla parte giusta con la tensione costante verso una società più equa, cui il suo Bobo non ha mai smesso utopisticamente di aspirare.
Numerose sono state le collaborazioni con Unicoop Firenze: dalla rinascita del Teatro Puccini con la presenza dei migliori artisti italiani, comici e non solo, alle tante vignette dedicate alle scelte della cooperativa e pubblicate sull’Informatore. Un gioiellino il libro Centocinquanta la Coop canta del 1994 e riproposto più recentemente con il titolo Storie della nostra storia:otto racconti a fumetti sulla vicenda della cooperazione di consumo in Toscana, che vedono Bobo attraversare il tempo e lo spazio per spiegare le ragioni che danno significato alla presenza delle cooperative di consumatori dopo più di un secolo e mezzo. Fino alle più recenti vignette che sull’Informatore ci hanno aiutato a capire e interpretare i momenti complessi del nostro tempo, come la lotta al Covid e i risultati straordinari della campagna per la donazione di vaccini in Africa nel 2022.
Alla commemorazione funebre che si è svolta nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, a pochi giorni dalla sua morte avvenuta il 21 ottobre scorso dopo lunga malattia, sono arrivati in tanti, ammiratori, gente comune e gli amici più stretti, da Paolo Hendel a David Riondino, da Adriano Sofri a Francesco Guccini, suo coetaneo e afflitto dalla stessa cecità, che lo ha salutato con un malinconico: «Sto arrivando anche io, ritarderò un po’ ma ci ritroveremo». Carlin Petrini ne ha messo in risalto il sentire comune sulle tematiche che, da fondatore di Slow Food e Terra Madre, ha portato avanti per oltre trent’anni, e l’importanza che Staino attribuiva alla fraternità, «valore senza il quale non esistono né uguaglianza né libertà».
Concetto sottolineato anche dalla figlia Ilaria, protagonista delle vignette più argute ed efficaci: «Sei stato un babbo e un uomo buono, generoso e appassionato. Hai sempre creduto nel dialogo, e la collettività ce l’hai insegnata dentro casa, visto che era aperta a tutti». Tanti amici a ricordarlo, fra cui anche l’Informatore, che ora sarà un po’ più triste visto che Bobo e la sua “penna” non ci sono più.