La grande bellezza: parlare di cervello mette di fronte a uno scenario strabiliante che lascia a bocca aperta persino gli scienziati che lo studiano. Sì perché, in un solo centimetro cubo, il cervello possiede milioni e milioni di neuroni che pensano, amano, creano. E davanti a questo prodigio, come scriveva Marie Curie, lo studioso è un bambino messo di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come una fiaba.
A raccontarci i segreti e le meraviglie del cervello è Michela Matteoli, neuroscienziata di fama internazionale dell’Irccs Humanitas di Milano che, il 18 gennaio, sarà ospite del festival della scienza “Arezzo Science Lab”. Nell’intervista ci ha parlato della sua attività di ricerca e del suo ultimo libro La fioritura dei neuroni, nel quale indaga tanti aspetti del funzionamento cerebrale, con piccoli e grandi spunti per mantenerlo in efficienza e, perché no, migliorarlo.
È vero che i neuroni dai 30 anni in poi possono solo invecchiare?
È vero che fra i 30 e i 40 anni il cervello inizia a ridursi di dimensioni, e questo avviene ancora di più intorno ai 60 anni. Come le rughe e i capelli grigi che cominciano ad apparire, anche l’aspetto del cervello inizia a cambiare. Con questi cambiamenti, arrivano frequentemente problemi di memoria come la difficoltà a ricordare nomi o parole, la diminuzione dell’attenzione o la riduzione della capacità di svolgere vari compiti in parallelo. Tuttavia, l’invecchiamento può anche portare cambiamenti positivi. Ad esempio, molti studi hanno dimostrato che gli anziani hanno un vocabolario più ampio e una maggiore conoscenza del significato delle parole rispetto ai più giovani.
La cosa importante è che, anche durante la terza parte della vita, il nostro cervello rimane in grado di imparare nuove abilità, formare nuovi ricordi e migliorare il vocabolario e le competenze linguistiche. Adesso conosciamo i fattori che accelerano l’invecchiamento del cervello, per esempio l’obesità. Ma soprattutto un numero crescente di studi suggerisce che alcune abitudini si associano a un ridotto invecchiamento del cervello. Fra queste impegnarsi in una regolare attività fisica, svolgere attività intellettualmente stimolanti, rimanere socialmente attivo, gestire lo stress, seguire una dieta sana e dormire bene.
Qual è l’importanza del sonno e dei sogni per la salute del cervello?
Il sonno è essenziale per il funzionamento e la salute del cervello. Quando dormiamo avvengono numerosi processi in assenza dei quali il nostro cervello può andare incontro a danni. Per esempio, mentre dormiamo il cervello fa una vera e propria manutenzione, che consente di eliminare i prodotti di scarto e le tossine che si accumulano durante il giorno. Inoltre, durante il sonno, avviene il processo di consolidamento della memoria.
In altre parole, le memorie che devono essere mantenute vengono trasferite in aree del cervello dove potranno essere immagazzinate a lungo termine. Sappiamo bene che un buon sonno migliora le capacità cognitive, la creatività e le nostre prestazioni mentali, mentre la privazione del sonno o un sonno insufficiente possono portare a una ridotta capacità di attenzione e a difficoltà nell’apprendimento e nella risoluzione dei problemi.
Si parla di un tesoretto contro le demenze: che cos’é?
Sappiamo che esistono forme di demenza che hanno una base genetica. Tuttavia, l’aggiornamento del 2024 della commissione internazionale sulla demenza, la Lancet Commission, sottolinea il ruolo fondamentale della prevenzione. Per esempio, oggi sappiamo quanto sia importante sviluppare la cosiddetta “riserva cognitiva”, cioè costruire un patrimonio di conoscenza e informazioni in tutto l’arco della vita. Imparare sempre, essere curiosi, leggere, studiare: sono attività fondamentali che dovremmo coltivare a tutte le età.
È importante ridurre il danno ai nostri vasi sanguigni, eliminando il fumo e curando l’ipertensione. In parallelo è fondamentale svolgere una regolare attività fisica, curare il sonno e adottare una dieta a basso contenuto infiammatorio. Fondamentale è anche evitare l’isolamento sociale, che aumenta il rischio di sviluppare demenza. Anche la cura della vista e dell’udito sono stati identificati dalla commissione Lancet come importanti fattori per prevenire le demenze.
Nel libro cita uno studio sulla lumaca di mare: cos’ha in comune con noi?
Apparentemente non molto! Però la lumaca di mare è l’organismo che ha permesso al Premio Nobel Eric Kandel di identificare i meccanismi della memoria. Studiando la lumaca di mare, Kandel scoprì che l’apprendimento avviene rinforzando le sinapsi, cioè i punti di contatto fra i neuroni. Le sinapsi rappresentano il cuore del funzionamento del cervello: non solo permettono il passaggio di informazioni tra un neurone e un altro, ma sono le strutture che si formano, che aumentano di numero e si rafforzano quando noi impariamo. Questo è stato scoperto proprio grazie agli studi sulla lumaca di mare.
Si parla anche di palestra del cervello: in cosa consiste?
Quando parliamo di palestra del cervello intendiamo quell’insieme di attività, che includono l’esercizio fisico, la musicoterapia e una serie di esperienze cognitive, che consentono al nostro cervello di mantenersi in azione. Questo allenamento, grazie agli studi di Lamberto Maffei – proseguiti poi dai suoi collaboratori al Cnr di Pisa – ha dimostrato di riuscire a rallentare moltissimo la transizione dalle forme precoci di malattia di Alzheimer alla malattia conclamata. Si tratta del famoso protocollo chiamato “Train the Brain”, un insieme di attività fisiche e cognitive svolte in un contesto sociale. Attraverso studi collaborativi con il gruppo di ricerca di Pisa, il mio laboratorio ha dimostrato che il protocollo “Train the Brain” riduce in modo importante il carico infiammatorio del nostro organismo.
I conflitti e la salute della mente: cosa succede al cervello durante una guerra?
Il cervello è plastico, cioè si modifica in relazione agli stimoli che arrivano dall’esterno. Questo succede quando siamo sottoposti a stimoli di tipo positivo, come durante la lettura di un libro, l’ascolto di un brano musicale o un processo di apprendimento. Ma avviene anche quando gli stimoli sono di tipo negativo, come succede in prolungate situazioni di stress o di paura. Nelle persone sottoposte in maniera costante a una situazione di pericolo, i circuiti nervosi della paura e dello stress sono cronicamente attivi.
Nel cervello si creano le memorie di paura, anche in risposta a stimoli neutri. Per esempio, un forte rumore che di solito non attiva nessuna reazione intensa, può causare risposte diverse per chi vive in guerra e può essere associato per esempio a una possibile bomba. Finito il conflitto, quella persona potrà restare sensibilizzata al terrore. Anche se si tratta solo di una scatola che è caduta da un tavolo, si attiveranno i centri che rispondono a situazioni di pericolo, generando una risposta reazione di paura e di stress.
Il festival Arezzo Science Lab
Prosegue fino a giugno il festival dedicato alle scienze che, per il terzo anno, porta ad Arezzo scienziati e nomi di rilievo: oltre a Michela Matteoli (18 gennaio, Teatro Pietro Aretino), Elena Cattaneo (8 febbraio, Circolo artistico), Guido Barbujani (9 marzo, Circolo artistico), Guido Tonelli (3 giugno, Teatro Petrarca), Telmo Piovani (5 giugno, Teatro Petrarca), Stefano Mancuso (7 giugno, Auditorium Guido dD’Arezzo).
Per gli eventi speciali, il 28 marzo all’Auditorium Guido d’Arezzo incontro con Anton Zeilinger, Premio Nobel per la fisica.
➩ arezzosciencelab@gmail.com, per gli under30 biglietti gratuiti sul sito coopfi.info/under30