Un vino che affonda le sue radici nella storia
Ci sono storie che iniziano dalla fine e raccontarle è districare gli intrecci, riavvolgere all’indietro i fatti, i giorni, gli anni, i secoli. È partire da un castello, come quello dei Verrazzano e, da Greve in Chianti, nel cuore della Toscana, camminare indietro nella memoria fino a incontrare la Storia e quei grandi uomini che la Storia l’hanno scolpita. È imbarcarsi su un veliero e, dalla Toscana, arrivare fino alla costa orientale del nord America, là dove Giovanni da Verrazzano è sbarcato nel 1524, a bordo di Delfina, con una spedizione finanziata da re Francesco I di Francia.
Il 17 aprile Giovanni da Verrazzano scopre la baia di New York, e battezza tutte le terre con nomi e nomignoli toscani; Impruneta, Monte Morello, Careggi, Vallombrosa, Annunziata sono alcuni dei toponimi dati da Verrazzano ai luoghi narrati nelle sue memorie, oggi custodite nel castello millenario sulle colline del Chianti.
La cantina dei tesori
Un luogo ancora oggi vivo, abitato e animato dai tanti turisti che lo visitano, scoprendone i saloni, il parco e le antichissime cantine risalenti al XVI secolo: è qui che si producono i famosi vini del Castello da Verrazzano che invecchiano in botti di quercia e rovere di Slavonia.
Visitando la cantina, ci si addentra fino al cuore del castello, dove sono custodite le selezioni delle migliori annate a partire dal 1924. La tenuta di 230 ettari possiede 52 ettari di vigneto a un’altitudine fra i 260 e i 420 metri. Da qui molte delle prestigiose bottiglie di Chianti partono anche in direzione di New York, dove il famoso ponte da Verrazzano rende oggi omaggio al grande esploratore.
Passaggio ponte
Un ponte fra passato e presente che lega i Verrazzano ai Marchesi Ridolfi (proprietari dal 1819 fino al 1958), al cavalier Luigi Cappellini che rileva la tenuta, ormai sulla via della decadenza. Cappellini dà poi inizio all’opera di restauro architettonico e di recupero del tessuto agricolo, che oggi ospita vigneti e coltivazioni organiche per la produzione di verdure, olio e miele.
«Anche mio padre fu a modo suo un esploratore – racconta il figlio Luigi Giovanni Cappellini, attuale proprietario del castello -, che dopo la guerra si avventurò fino in Brasile in cerca di fortuna. E lì, in una fazenda, si inventò un mestiere, sperimentando una prima forma di agriturismo. In patria è tornato, come molti esploratori, con tante memorie e l’esperienza che gli ha permesso di rendere questo luogo di nuovo vivo».
Custodi di memoria
Cappellini ricorda la passione con cui il padre si dedicò a questo luogo: «Non si trattò solo di acquistarlo ma di diventare erede della storia e di farsi garante della continuità di questo luogo, delle mura, della terra e della bellezza che qui si respira. Oggi sono figlio della sua passione – continua con voce commossa -, sento la responsabilità di questo compito. “Custode delle memorie di Giovanni da Verrazzano”, con questa motivazione sono stato nominato portabandiera della squadra nazionale italiana alla Maratona di New York nel 2001, dopo lo shock delle Torri Gemelle. L’emozione e l’orgoglio di portare la bandiera all’Onu, per la presentazione delle squadre: quel giorno è un altro pezzo della storia che questo luogo racchiude da mille anni e, chissà, per altri mille ancora».
Vini buoni e vicini
Nell’assortimento delle “cantine” di Unicoop Firenze sono disponibili il Rosso Igt Bio, il Chianti classico, il Chianti classico Gran selezione Sassello e il Chianti classico riserva del Castello da Verrazzano.