Emilio ci metteva tutta la sua buona volontà, ma alla fine ripeteva sempre gli stessi errori: sbagliava le doppie e azzeccava di rado i tempi verbali. I suoi genitori lo mandarono a fare ripetizioni in un “posto speciale”, dove ha avuto l’opportunità di cimentarsi nella scrittura e di essere seguito nel fare i compiti.
Insieme ad altri ragazzi ha scritto anche un libro, che è stato pubblicato e presentato in numerose librerie e biblioteche. Oggi frequenta il liceo scientifico e il suo professore si è complimentato con lui per come scrive bene. Ma il traguardo più importante è stato un altro: la stabilità e la sicurezza di sé che ha acquisito. Quel “posto speciale” era la scuola di scrittura del Porto delle Storie.
Un laboratorio per conoscersi
Porto delle Storie è un progetto nato nel 2011 a Campi Bisenzio da un’intuizione della Cooperativa Sociale Macramè, che si occupa di adolescenti con situazioni difficili alle spalle. «Ci siamo accorti che molti dei nostri ragazzi non riuscivano a cogliere le opportunità lavorative o anche semplicemente a instaurare delle relazioni costruttive, perché non avevano le capacità di sapersi raccontare – spiega Michele Arena, responsabile del Porto delle Storie -, perciò, prendendo spunto dal lavoro della Scuola di Scrittura 826 Valencia di San Francisco con cui collaboriamo, abbiamo pensato di creare un posto dove poter imparare a scrivere e a raccontarsi senza l’ansia del voto».
Spesso le ragazze e i ragazzi arrivano su indicazione della scuola, perché hanno bisogno di migliorare le capacità relazionali o perché necessitano di sostegno scolastico. A volte li indirizzano i genitori oppure vengono da soli perché vogliono scrivere. «Capiscono subito qual è il patto che ci lega: noi li aiutiamo a fare i compiti e loro si impegnano a mettersi in gioco dando spazio alla propria creatività».
Al Porto delle Storie il confronto reciproco è l’elemento costante in tutte le attività: la ragazza che sogna di scrivere un libro lavora allo stesso tavolo del ragazzo che non ha voglia di scrivere neanche una riga. «Chi insegna è certamente importante, ma è lo scambio tra pari a fare la differenza» spiega Michele.
Si parla di scuola di scrittura ma in realtà i volontari e gli operatori non sono insegnanti, bensì facilitatori. Aiutano a far emergere le storie dei giovani e a socializzarle.
Tre volte alla settimana i ragazzi, tra gli 11 e i 16 anni, vengono per fare i compiti e per frequentare il laboratorio di scrittura. Nella prima metà dell’anno imparano come si crea un personaggio, i tempi della storia e la trama con tutti i suoi intrecci. Poi iniziano a lavorare sul libro che verrà pubblicato a fine anno: non ci sono paletti di nessun genere. L’unica regola delle storie del Porto è che non possono fare male agli altri.
«Nei laboratori di scrittura iniziamo sempre da un’attività che rappresenta lo spunto iniziale: creare un supereroe, raccontare la storia di un luogo o di una vicenda personale» spiega Laura Pirinu, operatrice.
Possono scrivere quanto vogliono e dove vogliono e, nel caso si presentasse il tanto temuto blocco dello scrittore, possono chiedere aiuto agli operatori, che danno qualche suggerimento cercando d’influenzare il meno possibile la storia.
Condivisione e confronto
Conclusa la fase di scrittura, c’è l’editing: le storie vengono messe sul tavolo, pescate a caso dai presenti e lette ad alta voce. Le regole sono semplici: tutti devono commentare, dicendo cosa hanno capito e cosa no. Non si può dire che la storia era bella o brutta. E l’autore non può intervenire durante la discussione.
«Si tratta di un momento dal grande impatto emotivo, perché devi essere pronto ad ascoltare e metterti in discussione, decidendo se seguire o meno i consigli degli altri» spiega Michele.
Questo serve anche a far capire che la parola scritta rimane e non ci sarà nessuno a spiegarla. «Quando leggete Harry Potter, non c’è Rowling a spiegarvi cosa intendeva dire in quella pagina» li provoca scherzosamente Michele. Superata questa fase di confronto possono procedere con la riscrittura.
Il Porto delle Storie è in tanti posti: in diverse biblioteche del territorio fiorentino, prevalentemente tra Firenze e la Piana. Ma la sede principale rimane Campi Bisenzio, all’interno di un circolo gestito dall’Associazione Stazione 50013 che collabora al progetto. Proprio qui è emersa una nuova importante necessità.
«I ragazzi vengono al Porto subito dopo la scuola – spiega Alessandro Guarducci, presidente della cooperativa Macramè -. Parliamo di adolescenti che a casa vivono situazioni di disagio sociale ed economico, e spesso non trovano nemmeno un piatto caldo pronto al loro rientro». Da qui il desiderio di offrire loro un servizio mensa gratuito.
A mensa con il Cuore
Un progetto reso possibile dalla campagna di crowdfunding “Pensati con il Cuore” della Fondazione Il Cuore si scioglie.
«Il pranzo è un momento importante durante la giornata – prosegue Alessandro -, permettere ai ragazzi di poterlo consumare insieme, in un luogo accogliente, diventa per noi una missione anche educativa». Gli operatori, infatti, cercheranno di insegnare ai ragazzi altri aspetti collegati al pranzo, ad esempio come si apparecchia la tavola e come fare la raccolta differenziata.
Durante i 40 giorni della raccolta fondi, grazie anche al supporto della sezione soci Coop di Campi Bisenzio che ha scelto e sostenuto il progetto con varie iniziative, quello della mensa non è stato l’unico obiettivo a essere raggiunto. «Questa iniziativa – aggiunge Michele – ci ha consentito di realizzare un altro grande sogno che avevamo nel cassetto: permettere ai nostri ragazzi di fare un’esperienza all’estero, ospitati da altre scuole internazionali di scrittura». A ottobre, con l’inizio del doposcuola, la mensa entrerà in funzione e i ragazzi del Porto potranno scrivere nuove pagine di questa bella storia, che sembra essere soltanto all’inizio.