Cena galeotta modello Artusi

Ultimi posti disponibili per la cena di solidarietà al carcere di Volterra del prossimo 13 dicembre. Chef della serata Luisanna Messeri. L'incasso andrà a sostegno della campagna Natale Insieme della Fondazione Il Cuore si scioglie

Un primo di tortellini col brodo di cappone in galantina, un secondo accompagnato da purè e carciofi fritti e per finire Panettone Marietta con crema con tombola finale. È una cena natalizia “artusiana” quella che si terrà venerdì 13 dicembre alla Casa di Reclusione di Volterra e che vedrà in cucina Luisanna Messeri, cuoca del Club delle Cuoche e della Prova del Cuoco, autrice di molti libri di cucina. L’ultimo è Le stories di #Artusi, scritto con Angela Simonelli per raccontare come nasce la bibbia della cucina, con aneddoti e curiosità e una selezione di ricette da La Scienza in cucina con le quali anche chi non sa tenere un mestolo in mano potrà cimentarsi.

Natale insieme. Un aiuto a chi ha più bisogno

Ma come si prepara Luisanna Messeri all’appuntamento della Cena Galeotta di Volterra? 

«Sono emozionata e sono sicura che sarà un’occasione di crescita per tutti. Vorrei portare alle persone con cui collaborerò una boccata di ossigeno e di vita, magari anche facendo loro assaporare il gusto di quello che potranno trovare quando usciranno, dandogli un assaggio di un eventuale percorso futuro». Per preparare al meglio la cena Luisanna trascorrerà due giorni nella casa di reclusione. Il suo obiettivo è portare in carcere un po’ di serenità. «In cucina si acquietano le tensioni e scompare lo stress delle situazioni più complicate, spero accada anche a Volterra, anche se a pensarci adesso mi tremano i polsi, visto che mi troverò a cucinare per duecento persone».

Un semplice Natale

Sarà una cena natalizia, ma semplice, quella del 13 dicembre, per il numero degli ospiti e la tipologia di cucine a disposizione «ma anche perché a me piace la semplicità. Seguire l’Artusi ci permette di recuperare qualche ricetta dal passato, quando la cucina era per forza di cose più essenziale – spiega la cuoca del “club”, riecheggiando una sua fortunata trasmissione tv -. Del resto quando i prodotti di base sono buoni, è più facile. Di sicuro, il menù sarà completo, dall’aperitivo al dolce, e finiremo con un brindisi, come si conviene a Natale».

Il cibo, si sa, è cultura: funzionerà anche in carcere come mezzo di comunicazione e di scambio? 

«Sono curiosa di fare l’esperienza delle Cene Galeotte anche per confrontarmi con vissuti e culture diverse, capire le sensibilità di quelli che saranno miei compagni di viaggio nella preparazione di questa cena. La cucina poi è il luogo paritario per eccellenza, davanti a dei cibi da preparare siamo tutti uguali».

Quello di Volterra è un carcere maschile guidato da una donna, Luisanna si troverà a coordinare una squadra di circa trenta uomini, a differenza di quello che accade nelle cucine della maggioranza dei ristoranti e nel mondo degli chef, generalmente a predominanza maschile. Cosa può portare la donna in cucina?«Essere donna aggiunge parecchio al mestiere del cuoco, secondo me. Senza generalizzare, la cucina degli chef è una cucina intellettuale, che nasce nel cervello, mentre la nostra è più di cuore, di pancia, più accogliente e oserei dire materna, anche se più difficile da trovare, perché anche in questo ambiente per una donna è più complicato affermarsi».

Un po’ di storia

Le Cene Galeotte nascono nel 2005 con la supervisione artistica di Leonardo Romanelli e l’obiettivo di portare il carcere fuori dal carcere e le persone dentro la Casa di Reclusione di Volterra, grazie all’impegno della direttrice Maria Grazia Giampiccolo, alla disponibilità del Ministero della Giustizia e al contributo di Unicoop Firenze che contribuisce fornendo le materie prime necessarie alle cene, assumendo e retribuendo i detenuti per le ore lavorate. Dal 2007 collaborano alle Cene galeotte anche i sommelier della Fisar-delegazione storica di Volterra e importanti cantine i cui vini sono abbinati ai piatti con sapienza e gusto.

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