Alzheimer e decadimento cognitivo rubano i ricordi e isolano chi ne soffre. «Il Museo Novecento apre le sue porte a visitatori speciali – afferma Valentina Zucchi, responsabile mediazione culturale di Mus.e -: coloro che hanno fatto e vissuto la storia di quel secolo» e che hanno perso i ricordi della propria esistenza a causa di queste patologie.
Il primo incontro (14 aprile) sarà rivolto a familiari e accompagnatori, e darà il via al calendario degli appuntamenti: quelli per famiglie (21 aprile, 5 e 19 maggio alle 15) e quelli per gli ospiti delle strutture (28 aprile, 12 e 26 maggio alle 15), mentre a tutti è dedicato l’incontro finale del 9 giugno (sempre alle 15). Durante le visite, i partecipanti sono accompagnati da operatori museali e geriatrici e potranno ammirare in condizioni di tranquillità le opere presenti. Saranno poi queste a innescare memorie di vissuti: «In ogni incontro le persone si lasciano trasportare dalla fantasia e dai ricordi. Alla fine noi raccogliamo tutto in un libretto che restituiamo a ogni partecipante al termine del ciclo di visite» aggiunge.
Una rete per l’Alzheimer
Le visite al Museo Novecento rappresentano il secondo momento del percorso, partito a febbraio con gli incontri a Palazzo Vecchio, che vede la partecipazione di Musei Toscani per l’Alzheimer. Il progetto, su impulso della Regione Toscana, risale al 2011 con le prime iniziative proprio a Firenze, ma con gli anni il numero dei musei che hanno sposato progetti dedicati a chi soffre di Alzheimer e di demenza senile è via via aumentato fino a costituire formalmente una rete nel 2020. Oggi sono circa sessanta le realtà aderenti al Sistema dei Musei Toscani per l’Alzheimer e spaziano dai musei d’arte a quelli di storia naturale e archeologia, dagli orti botanici alle biblioteche.
Ciascuna con un proprio programma di iniziative, ma tutte accomunate dall’idea che il museo è un’istituzione inclusiva. Alla radice c’è il fatto che l’arte contribuisce al benessere delle persone: lo vediamo non solo sugli anziani con decadimento cognitivo, ma anche su noi stessi. Al di là dell’esperienza empirica e personale, molti studi confermano che l’arte è curativa e può rappresentare un ausilio per queste patologie. «In altri Paesi, ad esempio, la prescrizione medica può includere anche una visita al museo», prosegue Zucchi. «La solitudine e il senso di abbandono sono le cose principali che le persone affette da decadimento cognitivo denunciano – sostiene Cristina Bucci, del coordinamento Musei Toscani per l’Alzheimer -. A queste necessità la comunità deve dare una risposta, non si può lasciare tutto alla famiglia e alle soluzioni sanitarie».
Momenti di sollievo
Gli incontri nei musei non hanno una precisa finalità terapeutica – come dichiarano dalla rete dei Musei -, ma si tratta di momenti di socializzazione per i malati e di “sollievo” per chi se ne prende cura. Per questo le visite sono dedicate anche ai familiari e agli operatori delle case di cura.
Ci sono però alcune situazioni che più di altre potrebbero stimolare un ritorno al passato nell’immaginario di chi ha perso la memoria, come il Museo della Mezzadria Senese di Buonconvento – gli incontri organizzati si sono da poco conclusi, ma resta la possibilità di visitarlo individualmente -, che rimanda a un tempo non troppo lontano. Realizzato in un granaio padronale seicentesco, con un allestimento storico ed evocativo, fa rivivere un mondo rurale ormai scomparso ma che ha caratterizzato, fino agli anni Sessanta, il paesaggio e la società toscani. Chissà che non sblocchi qualche ricordo, anche in chi i ricordi non li ha più.
Come prenotarsi?
La partecipazione alle visite al Museo Novecento è gratuita e i posti limitati: per questo motivo la prenotazione è obbligatoria. Per informazioni: info@musefirenze.it.