«Cambia il vento ma noi no…»: per dirla in musica con Fiorella Mannoia, guerra, inflazione, carovita hanno cambiato la cornice del presente ma, nonostante tutto, la Toscana e i toscani restano forti di alcune certezze che guidano la spesa e le scelte quotidiane. A scattare questa istantanea dei consumatori toscani, due ricerche realizzate da Nomisma e Irpet per Unicoop Firenze, presentate durante la mostra per i 50 anni della cooperativa (nella foto), per fare il punto sui numeri dell’economia e sulle nuove tendenze di consumo in Toscana, alla luce da un lato del carovita e della perdita del potere d’acquisto delle famiglie, dall’altro della rilevanza del tema ambientale.
Mangiare locale
«Preoccupati per la crescita dei prezzi, in primis dei beni alimentari, e per l’emergenza ambientale e climatica ma, comunque e sempre, attenti alla provenienza toscana dei cibi. In parte per sostenere l’economia del territorio (42%), in parte perché mangiare toscano è un’abitudine di famiglia (30%), e forse anche perché il prodotto toscano è garanzia di alta qualità (29%), fatto sta che, rispetto alla media italiana, i toscani mostrano maggiore propensione a comprare alimenti e bevande della propria regione: il 39% dei consumatori li acquista quotidianamente a fronte di un 30% a livello nazionale, mentre un altro 39% lo fa 1-2 volte a settimana. Alla base c’è un forte senso di appartenenza corroborato da un sano orgoglio per la propria toscanità. Non a caso, sono proprio i prodotti tipici dell’agroalimentare quelli per i quali si ricerca l’origine dal proprio territorio: frutta e verdura (74%), olio extra vergine di oliva (72%), carne (68%), formaggi e salumi (59%) e, per coronare il tutto, vino (57%).
Un carrello sostenibile
Secondo, ma non per importanza, l’altro punto fermo dei consumatori toscani è la sostenibilità: il 53% dei toscani si dichiara disposto a pagare di più per avere prodotti che siano rispettosi dell’ambiente. Un elemento, quello della sostenibilità, che non riguarda solo l’ambiente, ma si lega anche all’ambito economico e sociale: un prodotto alimentare è sostenibile quando viene prodotto nel rispetto dell’ambiente, deriva da filiere controllate con operatori giustamente remunerati e produzioni che sostengono il territorio.
In questo contesto, la distribuzione potrà giocare un ruolo chiave nel percorso verso uno sviluppo più sostenibile, non solo aumentando l’offerta di prodotti green e equi (ne è convinto il 44% dei consumatori), ma privilegiando i rapporti con imprese agricole e fornitori che adottano pratiche sostenibili (41%) e proponendo sconti e offerte riservati ai prodotti a basso impatto ambientale (40%).
Unicoop Firenze e la Toscana
In un quadro a tinte incerte, Unicoop Firenze conferma i numeri del suo impegno in Toscana: nel 2022 la cooperativa e la sua filiera hanno prodotto un indotto per l’economia regionale di quasi 1,2 miliardi di euro. Anche il ruolo giocato in termini occupazionali è significativo: Unicoop Firenze, che alla fine del 2022 contava 8261 dipendenti, con un aumento di 320 posti di lavoro rispetto all’anno precedente, fra occupazione associata indiretta e indotto dà lavoro a oltre 14mila persone.
Dati positivi, soprattutto alla luce delle oscillazioni che continuano a segnare l’economia e i mercati delle materie prime. Dopo l’espansione del 2022 (+4,1% del Pil) si registra un rallentamento per l’economia della regione (Irpet stima un +1,1% di crescita del Pil), che deve fare i conti con diversi elementi critici: rialzi del prezzo del petrolio, con effetti sul costo dei trasporti, della produzione del vetro, che impatta sugli imballaggi, e, soprattutto, costi delle materie prime agricole che restano ancora più alti dei livelli pre-pandemia.
Dati, questi, di cui tenere conto, perché l’agroalimentare vale per l’economia toscana 3,3 miliardi di euro di esportazioni nel 2022, +36% rispetto al 2016, con un peso sul totale dell’export regionale di ben il6% (percentuale in valore sui primi sei mesi del 2023).