All’inizio l’emergenza non ci è sembrata tale, perché così lontana, confinata in quella regione poco conosciuta della Cina. Per qualche mese tutti hanno fatto finta che non esistesse neppure. Poi, invece, quando il Coronavirus è esploso in Lombardia e poi nel resto del Paese, ci ha travolto con una forza inaspettata. Eravamo impreparati perché ci appariva come un nemico oscuro e invisibile, che non sapevamo come affrontare.
Non come le altre volte. I nostri volontari sono sempre pronti a partire, anche nel cuore della notte. Basta una telefonata, come per un terremoto, perché sappiamo qual è il lavoro da svolgere: scavare fra le macerie e salvare chi è rimasto sotto. In questo caso è stato completamente diverso. L’assenza di presidi protettivi come mascherine e guanti, ma anche il fatto che gli over 65 fossero fra le categorie per le quali il contagio è più pericoloso, loro che rappresentano la spina dorsale del volontariato perché hanno tempo ed energia, ci hanno fatto temere che le nostre sedi, che rappresentano i veri fortini rispetto all’emergenza, si svuotassero.
Invece, in pochi giorni ci siamo organizzati, abbiamo trovato tutte le protezioni e hanno cominciato a presentarsi tanti giovani, studenti universitari e non, qualcuno si è portato addirittura il sacco a pelo e si è stabilito nelle nostre sedi per non rischiare di contagiare i familiari. Ma sono arrivati anche lavoratori di aziende che hanno dovuto sospendere l’attività, inoperosi quindi in questo momento, ma desiderosi di dare una mano. Chi si è reso disponibile per portare le medicine a casa degli anziani, chi per andare a comprare la spesa, chi per trasportare i pacchi in macchina. Chi solo per fare due chiacchiere con chi ci ordina la lista della spesa, perché per molte di queste persone, sole e isolate, il momento della telefonata è l’unico attaccamento alla vita.
È nata una nuova solidarietà più diffusa a livello territoriale e si è formata una nuova classe di volontari, che non fa caso alle barriere e alle divisioni che spesso caratterizzano anche il mondo del volontariato. Tutti insieme, ognuno con le proprie specificità, ci siamo impegnati Misericordia insieme a Anpas, Croce Rossa e il coordinamento di Esculapio con l’iniziativa Sos Spesa in questa battaglia che, purtroppo, ne siamo consapevoli, durerà più a lungo del previsto, perché dopo aver combattuto l’emergenza sanitaria, ci sarà da affrontare quella sociale ed economica. Quante persone avranno difficoltà nel reperire un pasto, oppure si vergogneranno anche solo di chiederlo. Quanti bambini, figli di chi ha perso il lavoro o non lo ha ritrovato, dovranno provare la triste situazione di non avere le risorse per comprare i libri alla riapertura delle scuole. Su questa nuova futura emergenza dobbiamo iniziare a riflettere e a elaborare strategie, se agiamo già da ora, insieme possiamo farcela!