Per la Commissione europea «la sostenibilità implica l’uso di risorse a un tasso che non superi la capacità della Terra di riprodurle. Per l’alimentazione, un sistema sostenibile può essere visto come un insieme di questioni quali la sicurezza dell’approvvigionamento di cibo, la salute, l’accessibilità e la sostenibilità ambientale».
I processi di produzione e di consumo alimentare al momento però non rispettano i limiti delle risorse del nostro pianeta. Si producono 4 miliardi di tonnellate di cibo – di cui un terzo viene perduto o sprecato – con conseguenti impatti ambientali tra i quali una richiesta eccessiva e insostenibile di acqua ed emissioni di gas serra che raggiungono il 22% del totale prodotto. Nonostante l’esubero di produzione alimentare l’accesso a cibo sicuro, sostenibile e soprattutto di buona qualità non è garantito alle fasce più deboli della popolazione.
La domanda mondiale di cibo aumenterà notevolmente nei prossimi decenni a causa della crescita demografica. Si stima che la popolazione mondiale salirà da 7,1 miliardi nel 2013 a 9,6 miliardi nel 2050. Allo stesso tempo dobbiamo affrontare la costante riduzione del suolo destinato all’agricoltura. Il consumo globale di carne aumenterà e questi trend alimentari potrebbero contribuire a un incremento dell’80% dell’emissione di gas serra nell’agricoltura.
Le nostre abitudini alimentari sono insostenibili nel lungo periodo non solo per il pianeta ma anche per la nostra salute. Gli europei ingeriscono in media circa 90 grammi di proteine al giorno, il doppio del necessario. Cosa dovremmo fare per raggiungere quella sostenibilità ipotizzata all’inizio di questo editoriale? Certamente ridurre il consumo di alimenti di origine animale, limitare lo spreco e migliorare la distribuzione delle risorse alimentari. Ma per uno sviluppo sostenibile è necessario ripensare anche i sistemi di produzione del cibo. Allevamenti orientati più alla qualità che alla quantità, dove ci sia attenzione per le condizioni di vita degli animali – dai bovini ai pesci, dai polli ai suini – anche nell’ottica di produrre alimenti più sani, sono già un primo passo verso un uso consapevole delle risorse.
Coop ha fatto un importante passo avanti in questa direzione, ponendo per prima il tema degli antibiotici usati negli allevamenti, chiedendo ai produttori di lavorare per risolvere questo problema.
Al consumatore cosa serve? Un’informazione corretta e approfondita su quello che mangia e sui metodi di produzione, solo così potrà costruire una propria consapevolezza e scegliere comportamenti alimentari più corretti.
(di Silvio Greco, biologo marino, docente di Controllo produzione alimentare, Università di Pollenzo)