Un dato per tutti è quello citato nelle prime pagine del rapporto Oxfam 2022: ogni 4 secondi 1 persona nel mondo muore di povertà, ossia per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere.
E questo mentre in 18 mesi di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della pandemia.
Le donne poi hanno perso 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020, più del Pil (Prodotto interno lordo) di 98 Paesi, e affrontato un aumento significativo del lavoro di cura non retribuito. Così mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa, nel mondo nell 2021 si contano 13 milioni di donne occupate in meno del 2019.
In Italia e in Toscana
Rispetto alla situazione globale, non va tanto meglio in Italia, dove il 5% più ricco degli italiani deteneva a fine 2020 una ricchezza superiore a quella dell’80% più povero e da marzo 2020 a novembre 2021 i patrimoni dei super-ricchi sono cresciuti del 56%. Oggi nel nostro Paese 40 miliardari posseggono l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte). Ed ecco che il tema disuguaglianze si fa strada nella nostra realtà anche con l’ultimo rapporto Povertà e inclusione sociale in Toscana, che evidenzia come nell’anno del Covid, un milione di cittadini toscani, quasi uno su tre, hanno ricevuto interventi di sostegno al reddito. Ciononostante la pandemia ha comunque determinato un peggioramento delle condizioni economiche di tante famiglie: il 13% dei toscani percepisce la propria condizione come povera, mentre l’8% dei nuclei familiari sostiene di avere difficoltà ad arrivare a fine mese.
Più colpite le donne
Come spiega il ricercatore di Oxfam Misha Maslennikov, le disuguaglianze si palesano in molte dimensioni. Si va dalla ricchezza, intesa come patrimonio netto, al reddito, alla salute, cioè l’accesso e la qualità delle cure, fino alle traiettorie di apprendimento di giovani e giovanissimi.
Ecco che inizia a delinearsi il quadro di un Paese, l’Italia, molto frammentato, dove «la pandemia ha colpito soprattutto donne, giovani e stranieri e ha accentuato un processo di polarizzazione fra le fasce sociali già in atto da anni. Parlando di ricchezza, le disparità sono aumentate, mentre le disuguaglianze retributive e di reddito si sono parzialmente attenuate, anche grazie alle massicce, sebbene temporanee, misure di welfare messe in campo nel momento dell’emergenza – dice Maslennikov -. In questo quadro fra le sfide cruciali per il nostro Paese c’è la necessità di contrastare le marcate disparità sul mercato del lavoro che generano da anni, strutturalmente, povertà lavorativa. Bisogna introdurre un salario minimo e limitare il ricorso a contratti atipici, part-time, precari e lesivi della dignità di chi lavora.
Un fenomeno troppo presente in particolare fra le lavoratrici, categoria tra le più colpite dalla crisi, con una contrazione del tasso di occupazione e delle retribuzioni delle donne più marcata rispetto agli uomini. Le donne erano maggiormente presenti nei settori non essenziali o nell’economia informale, hanno visto un minor rinnovo dei contratti e hanno dovuto conciliare – sopperendo ai ritardi pluriennali degli investimenti nelle infrastrutture sociali – la vita lavorativa con carichi di cura, già gravosi prima del Covid, ma che con la pandemia si sono moltiplicati».
Un problema di tutti
Anche l’economista Leonardo Becchetti conferma la rilevanza del tema per tutti noi: «Sono in molti a pensare che la disuguaglianza in fondo non sia un problema. Sbagliano, perché in realtà è un boomerang che colpisce anche chi è in cima alla scala del reddito, in un mondo dove siamo sempre più interdipendenti e collegati. Il rapporto Oxfam lo scorso anno ci ricordava come nella città di San Paolo esistono 25 anni di differenza di aspettativa di vita fra chi abita in centro e chi in periferia, e che diseguaglianze così forti creano violenza e mettono a rischio la sicurezza anche dei ricchi. Quest’anno il rapporto calcola che con i soldi guadagnati dal proprietario di Amazon, Jeff Bezos, durante la pandemia sarebbe stato possibile finanziare il vaccino contro il Covid 19 per tutta la popolazione mondiale. Evitando o riducendo significativamente la probabilità dell’arrivo di nuove varianti che mettono a rischio vita, economia e posti di lavoro anche nei Paesi ricchi».
Concorrenza al ribasso
Perché siamo arrivati a tali livelli di disparità? «I meccanismi generatori e amplificatori delle disuguaglianze sono ben noti e hanno origine nella corsa al ribasso delle aziende con le delocalizzazioni della produzione o della sede giuridica dell’impresa, che minimizzano costi del lavoro, ambientali e oneri fiscali – continua Becchetti -. Questo meccanismo genera una concorrenza al ribasso tra lavoratori meno specializzati, amplificando le differenze di reddito con quelli più specializzati. I rimedi sono altrettanto noti e l’Ue ha iniziato a capirlo proponendo una tassa contro le grandi imprese che producono a costi molto bassi in zone dove non sono rispettati gli standard europei di rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, il cosiddetto dumping.
Gli acquisti pubblici negli appalti (20% dei consumi) possono anch’essi giocare un ruolo fondamentale, se diventano “generativi”, premiando impatto sociale e ambientale dei prodotti. E il nostro voto col portafoglio è fondamentale. Il mercato siamo noi. Se premiamo con le nostre abitudini di acquisto prodotti ad alta dignità di lavoro e sostenibilità ambientale, facciamo bene innanzitutto a noi stessi. E abbiamo oggi a disposizione sempre più soluzioni per votare col portafoglio a prezzi simili a quelli dei prodotti tradizionali. Se lo facciamo tutti, il mondo cambia domani».
Aiuti in periferia
Nella foto le attività del Community Center di Empoli, uno dei 10 centri creati da Oxfam nelle periferie toscane e di altre città italiane, per aiutare le persone a rischio povertà con attività di doposcuola e sostegno alla genitorialità, informazioni su agevolazioni economiche o fiscali, percorsi formativi e per la ricerca di lavoro, attività socio-culturali e corsi di italiano per cittadini stranieri.
Un lavoro realizzato in Toscana a Firenze, Empoli, Campi Bisenzio e Prato, assieme a tanti partner, tramite il progetto “Nessuno escluso”.
La parola dumping deriva dall’inglese to dump che significa letteralmente “scaricare”. Si tratta di una pratica per cui le grandi imprese introducono in Europa prodotti a un prezzo molto inferiore rispetto a quello di mercato