Cara Coop,
Ho partecipato a una delle assemblee dei soci di Unicoop Firenze nel corso della quale è stato illustrato l’andamento economico nel 2022. Mi piacerebbe però conoscere anche il parere di un economista esterno alla cooperativa.
(Giuseppe A.)
Risponde
Stefano Casini Benvenuti, economista, già direttore Irpet Toscana
Nel 2022 le vendite di Unicoop Firenze sono aumentate dell’8,6% a fronte di un aumento dei costi di acquisto delle merci di oltre il 15%. In altri momenti sarebbero bastati questi due dati a commentare l’anno appena trascorso, magari integrandoli con alcuni indicatori più strutturali che sottolineano la solidità patrimoniale e finanziaria dell’azienda.
Ma gli ultimi anni della nostra storia non possono essere considerati “normali”, per cui anche i risultati economici delle imprese sono difficili da leggere e commentare, essendo figli di eventi particolari e mutevoli nel tempo: si va dalle restrizioni vissute nei mesi della pandemia a un (relativo) successivo entusiasmo per avere messo il Covid sotto controllo; entusiasmo, però, immediatamente raffreddato dall’invasione dell’Ucraina e dalle conseguenze indotte sui nostri comportamenti dal ritorno dell’inflazione.
L’inflazione è il fenomeno nuovo di questi mesi; alcuni forse ricorderanno l’aumento galoppante dei prezzi degli anni Settanta, ma per molti il fatto che l’aumento dei prezzi si avvicini al 10% è un evento assolutamente inedito.
L’inflazione è una sorta di tassa occulta in quanto erode il potere di acquisto dei nostri redditi, soprattutto di quelli che non crescono in linea con l’evoluzione dei prezzi (i redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati). Ciò ha comportato una revisione del paniere di consumo delle famiglie, anche perché l’aumento dei prezzi è avvenuto in modo differenziato: sono cresciuti molto i costi per la gestione dell’abitazione (in particolare per l’energia), assieme a quelli dei generi alimentari e a quelli per il trasporto.
Trattandosi di beni e servizi di assoluta prima necessità, gli effetti sono stati più gravi per le famiglie più povere, con conseguenze evidenti sul commercio al dettaglio: infatti le vendite dei generi alimentari in Italia sono cresciute in valore, ma con una diminuzione delle quantità smerciate. È in questo contesto che si colloca l’aumento del volume di vendite di Unicoop Firenze, che è stato superiore a quello medio della grande distribuzione organizzata nazionale e regionale.
L’aumento dei prezzi – che pure vi è stato – è risultato inferiore all’aumento dei costi, con un’evidente compressione dei margini dell’impresa nel tentativo di contenere gli effetti dell’inflazione sulle famiglie. Ciò è il frutto di una politica dei prezzi accorta, associata ad alcune iniziative tese a salvaguardare il potere d’acquisto dei soci.
Se quello dell’inflazione è giustamente l’aspetto più rilevante del momento, non va però trascurata un’altra specificità dell’attività di Unicoop Firenze (già sottolineata in alcuni passati studi) legata alla valorizzazione dei prodotti locali, che oramai coinvolge circa un quarto dei prodotti venduti. Ciò è importante non solo perché in questo modo si dà un sostegno importante all’economia della regione, ma anche perché prima il Covid, e poi ancora di più la guerra, ci hanno insegnato che avere legami stretti col territorio fornisce una garanzia in più in termini di qualità dei prodotti, ma anche di certezza degli approvvigionamenti.