Ci sono libri che sembrano lontani tra loro, nel tempo e nello spazio, ma in realtà dialogano e si rispondono a distanza attraverso tracce più o meno nascoste, lanciandoci messaggi che solo un occhio attento sa decifrare. Come se fossero, appunto, segnali di fumo. Con questa rubrica di Gutenberg, curata da Mira!, Gabriele Ametrano segue queste tracce, segnando per noi un sentiero di libri da scoprire o da riscoprire.
Questo secondo numero è dedicato alla nostra casa, che amiamo: il pianeta Terra.
Gabriele Ametrano: il pianeta
Sono convinto che molti hanno già dimenticato la potenza delle parole delle migliaia di ragazzi che nel 2019 hanno invaso le piazze di tutto il mondo seguendo i Fridays for future. Alcuni forse non rammentano più neanche il nome di Greta Thunberg, l’adolescente che per prima mise sotto i riflettori internazionali la grande necessità di politiche che avessero rispetto dell’ecosistema mondiale.
Come sono convinto (e purtroppo sento troppo spesso attorno a me discorsi che mi danno ragione) che l’opportunità tutta italiana di poter ristrutturare le proprie case a favore di un miglioramento di classe energetica – e quindi di conservazione di energia, utilizzo di acqua potabile e autonomia abitativa sostenibile – sia piaciuta più per l’occasione economica che non per seguire dei cambiamenti nel rispetto dell’ambiente.
Inutile girarci intorno: a noi il Pianeta va stretto e non ci curiam di lui. Siamo convinti che questo nostra pianeta abbia risorse illimitate e che l’uomo sia centro di ogni dinamica e crescita. E stiamo enormemente sbagliando.
Leonardo Caffo ce lo spiega bene nel suo lavoro Fragile Umanità e lo dice così bene che anche Einaudi, suo editore, ha scelto di mettere questo pensiero in copertina. “L’antropocentrismo è basato su una nostra presunta superiorità rispetto ad altre forme di vita. In realtà siamo della stessa sostanza di tutti gli altri esseri viventi”.
Del nostro pianeta, del luogo che ci ha accolto, difficilmente ci preoccupiamo. Un po’ perché crediamo che sia un problema più grande di noi – e cosa posso fare io per fermare il cambiamento climatico? – un po’ perché siamo sempre oltre la soglia di attenzione, ovvero la vita ci comprime così tanto che perdiamo di vista la nostra terra.
Se leggerete Greta Thunberg e il suo Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza vi renderete conto che tutto può dare spinta al cambiamento per far virare l’onda anomala che sta andando sempre più verso l’avvelenamento del nostro ecosistema. È importante la raccolta differenziata, ma anche quelli che sembrano piccolissimi gesti come non gettare a terra le sigarette.
Per capire meglio fatevi dare una mano dal libro di Filippo Solibello, SPAM: sono sicuro che vi accorgerete quanto ogni piccola mossa sia fondamentale per non inquinare l’ambiente circostante.
Ma il problema non è solo se crediamo alle nostre azioni o meno: il problema è anche il sistema in cui siamo immersi. Il film Nomadland di Chloé Zhao ha vinto tanto ma il riflesso di quei riconoscimenti va al libro omonimo di Jessica Bruder, in Italia tradotta dalla casa editrice fiorentina Clichy. Qui il sistema va in collisione con la vita delle persone, è un muro su cui scontrarsi: alcuni sentono il dovere di resistere, altri decidono di cambiare strada e ritrovare in qualche modo il naturale andamento della propria vita.
In questo vorticoso ragionamento tra coscienza, conoscenza e riconoscenza per la nostra madre terra, mi torna in mente un vecchio libro, oggi ancora in commercio, di Philippe Delerm. Mi fu regalato e non subito trovai un nesso tra le abitudini di chi mi aveva fatto il dono e le pagine della raccolta di riflessioni, dal titolo La prima sorsata di birra e altri piaceri della vita.
La ragazza che me lo regalò asseriva già allora – parliamo di più di venti anni fa – l’importanza del riciclo, la necessità di non utilizzare bottigliette di plastica e l’obbligo morale di non sprecare cibo e acqua.
Nelle pagine di Delerm troverete il piacere delle piccole cose: la prima sorsata di birra quando si è assetati, la gioia di cogliere le more, il piacere di una passeggiata. Tra le righe c’è un insegnamento importante: possiamo godere di tutto questo solo se siamo parte e rispettiamo il nostro ambiente, altrimenti ogni cosa ci sembrerà il caos.
Non è sicuramente questo un tema che si risolve in poche righe, ma abbiamo tutti bisogno di comprendere che il futuro lo costruiamo oggi, con le nostre azioni, con le nostre attenzioni. E se non rispetteremo quello che oggi abbiamo, se non miglioriamo le nostre abitudini, chi verrà dopo di noi troverà danni irreparabili a cui non sarà più possibile porre rimedio.
Bibliografia
- SPAM – Stop Plastica a mare di Filippo Solibello (Mondadori)
- Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza di Greta Thunberg (Mondadori, 2019)
- La prima sorsata di birra di Philippe Delerm (Sperling & Kupfer, 1998)
- Fragile umanità di Leonardo Caffo (Einaudi, 2017)
- Nomadland di Jessica Bruder (Edizioni Clichy, 2021)
Gabriele Ametrano
Gabriele Ametrano è nato a Roma nel 1978. Dal 2018 è il direttore del Festival La città dei lettori. Dal 2017 è Presidente dell’Associazione Wimbledon APS con cui ha ideato e cura il progetto La città dei lettori. Giornalista, ha collaborato con le pagine culturali del Corriere Fiorentino (dorso fiorentino del Corriere della Sera) e scritto per alcune riviste (Left, Indice dei Libri, VisitArt, Edison Square, MilanoNera). Dal 2016 al 2019 è stato Direttore editoriale della rivista Lungarno. Dal 2008 conduce il programma letterario Pagine in onda nel palinsesto di Rete Toscana Classica.