In Europa circa 30 milioni di persone, e in Italia ben 3 milioni, soffrono di asma bronchiale. «È una malattia eterogenea, caratterizzata da infiammazione cronica delle vie aeree – spiega Walter Castellani, direttore Sosd Fisiopatologia Respiratoria, ospedale Palagi di Firenze – con sintomi come affanno, oppressione toracica e tosse, variabili nel tempo e per intensità. È conseguenza di esposizione ad allergeni, fattori climatici o irritanti e infezioni respiratorie. Può risolversi e non presentarsi per mesi. D’altra parte, i pazienti possono andare incontro a riacutizzazioni potenzialmente pericolose e comunque di grande impatto sull’individuo e sulla comunità».
Quante forme di asma esistono?
Essendo una malattia eterogenea, ne esistono diversi tipi. Fra i più comuni: quella allergica, che si sviluppa spesso nell’infanzia e risponde bene al trattamento con corticosteroidi; dell’adulto, una forma frequente soprattutto fra donne che fino all’età adulta non avevano avuto sintomatologia; asma con limitazione persistente al flusso aereo dovuta a un ispessimento delle pareti delle vie aeree; quella correlata all’obesità con importanti sintomi respiratori, ma scarsa infiammazione; infine, asma da esercizio fisico, che si fa sentire dopo uno sforzo intenso.
Quali fattori possono scatenare un attacco d’asma?
Gli allergeni (pelo di gatto o cane, polveri, pollini), il fumo di sigaretta e in generale fumi e vapori, condizioni climatiche particolari, l’intensa attività fisica, il raffreddore, le sostanze sul luogo del lavoro. Il più delle volte si sviluppa quando le persone predisposte entrano in contatto con le sostanze scatenanti. La predisposizione è dovuta a fattori diversi, alcuni non modificabili, come la genetica, le allergie, il sesso femminile, l’etnia.
Come si fa la diagnosi?
Si inizia con una raccolta dei dati e un esame obiettivo. È utile anche conoscere altre patologie ed eventuali farmaci che siano alla base dell’asma o possano condizionarne l’evoluzione. Il medico farà eseguire una serie di esami strumentali: allergologici; la spirometria, per valutare il grado di ostruzione bronchiale e un suo eventuale miglioramento dopo la somministrazione di broncodilatatore; la valutazione della reattività della parete bronchiale a stimoli aspecifici.
Qual è la terapia?
Cortisonici per via inalatoria e, in caso di asma più grave, anche per via orale. Si associano ibroncodilatatori beta-2-agonisti e gli anticolinergici, a breve o lunga durata d’azione. Possono essere associati sotto forma di spray, polveri secche o, raramente, aerosolterapia. La terapia desensibilizzante è utile per l’asma allergica e, se effettuata precocemente, può prevenirne lo sviluppo.
Per chi soffre di asma, qual è il clima migliore?
Per tutti gli asmatici esiste un clima che “fa male” ed è quello delle città, dato l’alto tasso d’inquinamento. Il clima che “fa bene”, invece, dipende dal tipo di asma. Chi soffre di asma allergica sarà favorito dall’aria di montagna che è secca e comunque povera di allergeni, di polveri e di irritanti atmosferici. Un clima con frequenti piogge e nebbia è dannoso per il moltiplicarsi di acari. In molti casi può far bene il clima marino: l’aria non è altrettanto secca ma salmastra, e ciò può migliorare la respirazione, inoltre la brezza marina pulisce l’aria riducendo la presenza di polveri e allergeni.