Chi vive con un animale ha la convinzione di essere in grado di decodificare il suo “linguaggio”. Una supposizione che alcuni scienziati svedesi hanno provato a dimostrare con una ricerca che è valsa loro un Ig Nobel (letto unito diventa Ignobel), un premio che dal 1991 viene assegnato in pompa magna dall’Università di Harvard. Si tratta di pubblicazioni apparentemente strampalate ma che attirano la curiosità anche della comunità scientifica.
«Lo studio, premiato nel 2021, prevedeva l’analisi di tutte le modalità di fusa, lamenti, sibili, soffiate e variazioni di versetti che i gatti domestici mandano ai loro umani – racconta Giulia Bignami nel suo libro I gatti lo sanno (ed. Giunti) -. Dettagliate indagini fonetiche e l’uso di video e registrazioni hanno permesso di catalogare i vocalizzi e dargli un significato. I trilli, dal carattere pulsato, sono considerati amichevoli, quelli simili a un ringhio, emessi con la bocca chiusa o semichiusa e dalle tonalità basse, sono segnali di avvertimento. E poi le fusa, prodotte con la bocca chiusa senza interruzione a una frequenza tipica di 20 Hz, significano benessere; se combinate con i trilli la felicità è all’apice, come quando si rientra dal supermercato con la pappa buona, tanto per capirci».
Qualcuno ha pensato anche di creare un’applicazione, MeowTalk, che grazie a degli algoritmi e all’intelligenza artificiale interpreta i discorsi dei gatti e i loro stati d’animo. Pare che siano state raccolte oltre 260 milioni di vocalizzazioni di gatti di tutto il mondo e che questo dizionario eto-tecnologico sia utilizzato da 20 milioni di utenti.
Non solo fusa
A dispetto del titolo, il libro di Giulia non parla solo di gatti ma raccoglie una carrellata di ricerche tanto bizzarre quanto interessanti, perché non solo ci apre una finestra insolita sulla natura, ma ci aiuta a capire anche le origini dei nostri comportamenti. Uno studio sulla capacità delle seppie di resistere alle tentazioni, per esempio, messo a confronto con una ricerca degli anni ‘70 sui bambini, ha dimostrato che chi da piccolo è in grado di controllarsi in previsione di una gratificazione maggiore, da adulto avrà più successo nella vita.
«Per rimanere in tema di stranezze – prosegue la studiosa – alcuni ricercatori giapponesi, tedeschi e cinesi hanno cercato di capire come mai alcuni animali, incluso l’uomo, mostrano preferenze asimmetriche nella scelta di quale zampa, occhio, mano o antenna usare per svolgere i loro compiti. E fin qui nulla di strano, se non fosse che l’insetto preso come modello per le sue caratteristiche sessuali è la forbicina. La bestiola, infatti, è dotata di ben due peni, apparentemente simili, che vengono usati alternativamente, ma con una straordinaria preferenza. Un esempio per tutti è quello della specie Lapidura riparia, nota come forbicina delle rive, che nel 90% dei casi usa quello destro».
Gusto per l’arte
È vero che i piccioni sono in grado di riconoscere Monet da Picasso? «Ovviamente – sorride l’autrice -: ricerche passate avevano dimostrato la capacità di distinguere Bach da Stravinskij, mentre studi recenti quella di riconoscere lo stile artistico. Otto piccioni divisi in due gruppi sono stati allenati a individuare vari autori e, successivamente, a categorizzare e generalizzare le conoscenze apprese, dando prova di saper differenziare gli impressionisti dai cubisti. Anche i fringuelli di Giava e altre specie di volatili hanno talenti artistici. Tutto ciò non è così strano; ci sono ragioni evolutive dietro a queste abilità: gli uccelli devono esibire una certa personalità per conquistare la femmina».