Chi sono gli studenti che hanno protestato nelle città italiane lo scorso 15 marzo e alla fine di maggio ritorneranno in strada con striscioni e cartelli in difesa del pianeta Terra.
In questo movimento c’è del potenziale
Sono stati degli studenti pisani i primi in Italia ad accogliere l’invito di Greta Thunberg, la sedicenne che per un intero anno scolastico ha protestato tutti i venerdì davanti al Parlamento svedese, saltando le lezioni, per richiamare l’attenzione dei politici sulla questione ambientale.
Jacopo Bettin, 26 anni, laureato in biologia, racconta: «All’inizio ero scettico, eravamo una decina e tutti i venerdì ci ritrovavamo davanti al Comune di Pisa con i nostri cartelli a favore dell’ambiente. Poi via via siamo aumentati e il 15 marzo eravamo in 5000 a protestare per il nostro pianeta».
L’obiettivo è sensibilizzare le istituzioni sulle problematiche ambientali, invitandoli a cambiare rotta. «Per quanto sia importante la presa di coscienza da parte delle persone, ci vuole una risposta pronta delle istituzioni» prosegue Jacopo.
Fra i tanti problemi di carattere ambientale che affliggono la Terra, quale ti sta più a cuore? «La perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici e le attività dell’uomo stanno distruggendo tante forme di vita animale e ambientale che non potranno più rinascere. Alla fine il pianeta si salverà, ma quando l’equilibrio fra le specie viventi si romperà saremo noi a sparire».
Buone pratiche? «Una dieta che includa meno prodotti animali visto l’impatto che hanno gli allevamenti, muoversi a piedi e in bici, ridurre il consumo d’acqua, ad esempio lavandosi i capelli con lo shampoo secco».
Non possiamo più aspettare
«Abbiamo avuto pressioni da parte di associazioni e partiti, ma il movimento è nato e continuerà a essere apartitico – spiega Isabella Mannini, 25 anni, studentessa di Lingue all’Università di Firenze -. Ci siamo riuniti con i movimenti delle altre città in un’assemblea costituente per dare un’organizzazione più strutturata e un orientamento più deciso, ma la componente spontanea e di partecipazione sarà sempre importante».
Isabella ha sviluppato la sua sensibilità ecologica da bambina quando a scuola le maestre organizzavano giornate a ripulire i torrenti dai rifiuti e impartivano lezioni di educazione ambientale, come in Liberiamoci dai rifiuti.
«Le nostre città stanno soffocando sotto l’inquinamento dell’atmosfera: auto, camion, aerei, fabbriche, tutto contribuisce a rendere l’aria irrespirabile e le conseguenze sul piano della salute sono enormi, non possiamo aspettare ancora».
L’economia circolare è la soluzione
«Al di là delle frasi fatte e della retorica, questo movimento ha le potenzialità per far pressione sulle decisioni delle istituzioni, sulle grandi multinazionali e sulle lobby» spiega Fabio Cevenini, 24 anni, studente di Economia ambientale a Siena. Secondo lui i problemi ambientali sono legati a un modo di concepire l’economia che deve essere superato: «Le dimensioni dell’uomo sono tre: economica, sociale e ambientale. Quest’ultima dovrebbe essere considerata prioritaria nelle scelte che vengono fatte e non come avviene ora. Le possibilità di un’economia rispettosa della dimensione ecologica sono molte e non sono legate soltanto al concetto di decrescita».
Qualche esempio? «L’economia circolare, basata sul riciclo dei materiali, porta alla riduzione degli scarti e quindi dell’inquinamento. Offre opportunità lavorative che possono portare dei guadagni, rispettando l’ambiente e la natura. Secondo me il problema della distribuzione del reddito è conseguenza di un modo sbagliato di fare economia, che è quello dominante, basato sullo sfruttamento smodato delle risorse». L’economia circolare come antidoto alle disuguaglianze nel mondo.