Come coltivare la viola mammola

Colorate e profumate, le violette sono anche commestibili. In cucina sono utilizzate crude in insalata o cotte in minestre

I fiorellini profumati delle violette spesso iniziano a sbocciare già in febbraio, annunciando in modo delicato il lento risveglio della natura. Questa specie è molto diffusa e cresce spontaneamente in luoghi abbastanza umidi, talvolta lungo fiumi e torrenti, ma anche nei prati incolti o nelle radure dei boschi. La violetta selvatica è una specie resistente al freddo anche intenso, ama in genere i luoghi semi-ombrosi, ma si adatta anche a posizioni più soleggiate. Porta il nome botanico di Viola odorata eappartiene alla famiglia delle Violacee, gruppo che comprende circa cinquecento specie.

Da non confondere con la viola del pensiero

C’è chi confonde la violetta con la viola del pensiero, altra specie spontanea, a fioritura più tardiva. La differenza però è evidente! La viola mammola (altro nome con cui si definisce il fiore profumato e inconfondibile della violetta selvatica) ha due petali che svettano verso l’alto e tre inclinati verso il basso, mentre la viola del pensiero ne ha quattro verso l’alto e solo uno verso il basso.

Inoltre i colori sono diversi: la viola mammola in genere presenta una corolla tutta viola (tranne alcune varietà che hanno petali tutti gialli, oppure bianchi), mentre la viola del pensiero ha una corolla a più colori, anche screziata, ed è molto simile alla classica pansé coltivata, di cui è la mamma naturale.

Facili da coltivare

I fiori della viola mammola sono cleistogami, cioè non si aprono per l’impollinazione, ma producono e ospitano semi, caratteristica che permette alla pianta di autoriprodursi con grande facilità.

Si possono coltivare le violette anche in contenitore e senza troppe difficoltà, mettendo magari a dimora in un vaso (o in terra, se vogliamo creare una piccola aiuola sotto un albero) qualche rizoma che facilmente potremmo estrarre dal terreno.

Una caratteristica che rende questa piccola pianta ancor più interessante è quella di possedere virtù medicinali e di essere commestibile. Le tipiche foglie a cuore si possono mangiare crude in insalata, perfino cucinare in minestre e sono capaci di addensare le pietanze. Il loro consumo aiuta a eliminare tossine, poiché stimola il sistema linfatico. Il contenuto di vitamina C delle foglie di violetta è altissimo, così come la presenza di vitamina A.

I deliziosi fiorellini, profumatissimi, sono in genere usati per fare uno sciroppo: magnifico per aromatizzare dolci o crêpes, e quale colorante naturale.

Un infuso a base di fiori di viola mammola aiuta in caso di raffreddori e mal di gola, così come in caso di infiammazioni in genere, perché la pianticella possiede qualità antisettiche.

Una storia profumata

Maria Luigia d’Asburgo, seconda moglie di Napoleone Bonaparte, fu una dama illuminata, amante dei fiori e della botanica. Giunta a Parma nel 1816 quale sovrana del Ducato, fu catturata dalla passione per le violette, che rigogliose fioriscono spontaneamente in quei luoghi, a inizio primavera. Chi ha visitato Parma e le zone limitrofe nella stagione adatta, sa che la presenza di questi piccoli fiori è tanto abbondante da riuscire a diffondere nell’aria la sottile e delicata fragranza che sprigionano.

Maria Luigia s’innamorò di questo profumo tanto da incaricare i frati del Convento dell’Annunciata, abili alchimisti, di fare ricerche per trarne un’essenza profumata. I frati riuscirono nell’impresa: i primi flaconi prodotti erano a uso esclusivo della duchessa. In seguito, intorno al 1870, un imprenditore tanto abile quanto lungimirante, tale Ludovico Borsari, ottenne dai medesimi frati la formula segreta del profumo. Egli iniziò una produzione per un pubblico più ampio ed ebbe gran successo, creando di fatto la prima industria italiana di profumi

La delicata essenza era racchiusa in preziose bottigliette di vetro decorato, poi confezionate in elegantissime scatole; questo prodotto divenne, a fine Ottocento, il simbolo del più raffinato stile italiano nel mondo.

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