Italiani in una bolla. Così li disegna il Rapporto Coop 2020-Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, che raccoglie sensazioni e anche contraddizioni di 2000 italiani e 700 imprenditori ed esperti di consumi del Paese. La bolla è popolata di tante incertezze e alcune irremovibili certezze: gli affetti, la famiglia, la casa e il cibo. Perché mettersi a tavola, consumare alimenti e piatti buoni, sicuri e fatti in casa è la tendenza della Fase 2. E mentre la cucina si afferma come il centro di una “comfort zone”, una sona comoda sia mentale sia fisica, gli italiani escono dalla crisi cambiati rispetto al pre-Covid.
Sono, ad esempio, i più pessimisti di Europa – il 56% pensa che il 2021 sarà peggiore del 2019 -, ma sono anche fortemente resilienti. La classe media in particolare affronta le difficoltà e, anche se si configura una vita messa in pausa dalla pandemia (la stragrande maggioranza degli intervistati ha rinunciato a progetti, viaggi e cambiamenti), si attrezza per reggere l’impatto della crisi. Non possono fare altrettanto i soggetti più fragili, come i giovani e le donne, i più colpiti dall’emergenza.
Cambiamenti per tutti
In futuro saremo più socievoli, lo pensano 6 italiani su 10, ma anche più casalinghi – per gli stessi 6 italiani su 10 la vita sociale ripartirà, ma preferibilmente a casa propria o da amici – e sicuramente superconnessi. Quasi 9 italiani su 10 confermano che si vedranno in chat e videochiamate.
Deve essere tecnologica e moderna anche la scuola del futuro, fondamentale per la ripartenza del Paese. Per gli imprenditori intervistati l’istruzione, intesa sia come scuola per i più giovani, sia come formazione per chi lavora, è la priorità. Mentre nelle aule la preoccupazione maggiore è rappresentata dalla sicurezza sanitaria, fra i “grandi” il 20% degli italiani prevede di aumentare il tempo dedicato all’aggiornamento. A proposito di giovani, per quelli fra i 14 e i 20 anni i mesi appena trascorsi hanno contribuito ad aumentare il rischio “hikikomori”, parola giapponese che indica i ragazzi che si isolano volontariamente dalla vita sociale, che è più che duplicato.
Al di là dei fenomeni patologici, la casa torna a essere il nido degli italiani, che scommettono sugli affetti e, una volta ridimensionata l’importanza del denaro nella scala delle priorità, mettono ai primi posti salute e famiglia. È dalla vita affettiva e relazionale, infatti, che si aspettano le maggiori soddisfazioni nei prossimi mesi. Intanto le famiglie si allargano, non con l’ingresso di nuovi nati – una delle conseguenze della pandemia è la riduzione del numero di coppie che pianificano l’arrivo di un figlio -, ma con l’adozione di un compagno a quattro zampe.
Con la casa sempre più al centro delle attenzioni degli italiani, si riduce il raggio di mobilità – gli spostamenti ideali non superano i quindici minuti – e intorno alla cucina si sviluppano tutte quelle sensazioni positive di benessere, sicurezza, gratificazione, per le quali non è nemmeno più necessario uscire dalla bolla.
Ritorno ai fornelli
Se prima della chiusura si stava assistendo alla fuga dai fornelli, il 2020 da marzo in poi segna un brusco dietro front che riporta in auge il valore del cibo fatto in casa. Due terzi degli italiani non cambieranno le abitudini dettate dall’emergenza e continueranno a dedicare tempo alla preparazione di piatti e ricette. Del resto, se quasi un terzo degli italiani prevede di ridurre i propri consumi, ci sono spese su cui il Paese intende continuare a investire, come salute, casa e cibo. Ma non è un cibo qualsiasi quello ricercato da un numero sempre crescente di consumatori: deve essere fatto in casa, sicuro e sostenibile.
Gli stili alimentari degli italiani alla prova del Coronavirus si concentrano su prodotti igienicamente sicuri, capaci di garantire il benessere personale, con un aumento della spesa destinata al fresco e agli alimenti salutari e salutistici. Il cibo, oltre che buono per la qualità e la sicurezza, deve essere anche buono per il pianeta, e se è italiano è molto meglio. Nella bolla, infatti, si accorcia anche la filiera del cibo e per un italiano su due l’italianità e la provenienza dal proprio territorio acquistano ancora più importanza di quanta ne avessero nel periodo pre-Covid.
Gli italiani, che prevedono un futuro con le “mani in pasta”, contano così di unire vantaggi per la salute e per il portafoglio cucinando in casa, ma questo li conduce verso una selezione sempre più accurata degli ingredienti. Filiera corta e sostenibilità si confermano nel carrello della spesa di chi aveva già intrapreso la strada di un consumo etico da tutti i punti di vista, ma fanno anche nuovi proseliti.
I cuochi al tempo del Coronavirus, oltre ad essere provetti sperimentatori di nuove ricette, sono anche molto attenti all’igiene: lavano frutta e verdura con bicarbonato e disinfettano le confezioni prima di riporle in dispensa nel 44% dei casi. Intanto, nel paniere classico della spesa sono entrati e non accennano a uscire i prodotti per l’igiene e la prevenzione, come disinfettanti e antibatterici, ma anche farmaci e dispositivi sanitari. Termometri e mascherine, insomma, accanto agli ingredienti locali e sostenibili per la cena fatta in casa.