Sono spesso gli stessi medici di base a suggerirne l’utilizzo ed è facile acquistarli perché si trovano ovunque: farmacie, parafarmacie, erboristerie, supermercati. Non sono medicine, bensì coadiuvanti che sopperiscono a carenze nutrizionali o che attutiscono le conseguenze di alcune scelte alimentari, come la mancanza di ferro nei vegetariani o la poca vitamina B12 nei vegani. O, ancora, incrementano prestazioni sportive.
Alcuni alleviano lo stress, altri, specie dal Covid in poi, sono ricercati per “mettere benzina” nel sistema immunitario: è il caso della lattoferrina, per la quale, però, come per altri principi, non sono state trovate solide evidenze anti-Sars. La serenoa e la zucca sono utili per l’infiammazione della prostata, i beta-glucani abbassano il colesterolo cattivo e sono immunostimolanti, l’eleuterococco fa bene in periodi di sovraffaticamento mentale a causa di studio o lavoro, ribattono altri.
Anche se non sono farmaci, gli integratori devono comunque rispettare un determinato iter e rigide normative per entrare a far parte del Registro dei prodotti notificati del Ministero della Salute (disponibile su pnrr.salute.gov.it). Ne devono essere dimostrate sia l’utilità sia la sicurezza. La legislazione, che è valida in tutta l’Ue (direttiva 2002/46/Ce), impone obblighi su composizione, dosaggio ed etichettatura.
I numeri
Trenta milioni di italiani adulti li utilizzano, secondo le ultime stime, con prevalenza nel nord-ovest. Più di 8 su 10 (83%) li hanno provati, secondo l’edizione 2024 della pubblicazione “Integrazione alimentare: stato dell’arte e nuove evidenze scientifiche”.
Pre e probiotici sono i prodotti più richiesti, assieme a vitamine, sali minerali, aminoacidi, acidi grassi (come gli Omega 3), fibre e altre sostanze. Una grande famiglia di supporti con funzione soprattutto di prevenzione delle malattie. Una famiglia allargata, fra salute, fitness e bellezza.
Ma siamo proprio sicuri che facciano bene? Gli italiani non se lo domandano e spendono parecchio, anche 40 o 50 euro a scatola, per prodotti non mutuabili, non detraibili, né rimborsabili dalle assicurazioni private.
Secondo i produttori, tutto ciò contribuirebbe a far risparmiare il Servizio sanitario nazionale: i casi di ospedalizzazione si ridurrebbero – dicono – se le persone over 55 o a rischio di malattie cardiovascolari assumessero Omega 3 regolarmente o se la popolazione a rischio prendesse giornalmente calcio e vitamina D per prevenire le fratture ossee.
Vero? Falso? Di certo non si riducono le spese familiari, di certo fanno bene a chi li vende. Nel 2023, il comparto degli integratori alimentari è volato a 4,5 miliardi di euro di fatturato, con l’Italia che si conferma il primo mercato europeo, coprendo il 26% del volume d’affari nell’area Ue.
I pareri degli esperti
Sulla reale efficacia degli integratori alimentari, esistono posizioni e sfumature diverse e le opinioni degli esperti sono molto varie. Secondo Marcello Iriti, biologo nutrizionista, responsabile del Laboratorio di nutraceutica e fitoterapia della Statale di Milano, «ci sono indici e criteri per affermare se funzionano.
Il primo è fare riferimento agli health claims, cioè le indicazioni nutrizionali dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) riportate sulle confezioni. Prendiamo ad esempio la melatonina, che gode di ampia letteratura a supporto. Ci sono due indicazioni: con dosaggio 1 mg per la sindrome da jet lag e per la riduzione del tempo per prendere sonno.
Un altro health claim riguarda i polifenoli dell’olio di oliva che inibiscono il colesterolo cattivo, contribuendo al benessere cardiovascolare. Il mio primo consiglio è dunque di fare riferimento agli organismi regolatori. Propoli ed erisimo funzionano come antisettici delle alte vie respiratorie ed energizzanti, ci sono studi di alto livello a dimostrarlo. Ultimamente i test clinici che abbiamo fatto con la piperina, principio attivo del pepe nero, hanno mostrato che migliora il dolore neuropatico a livello del cavo orale.
Sui fitoestrogeni per le sindromi post menopausali, invece, inviterei alla prudenza, perché possono avere controindicazioni nell’adenocarcinoma mammario. C’è tanta letteratura scientifica anche sui beta-glucani contenuti nella fibra di avena e sui fitosteroli per il controllo del colesterolo Ldl. E buonissime evidenze sugli Omega 3, i più studiati di tutti, utilissimi come cardio e neuroprotettivi».
Uso attento e ponderato
Ad un uso attento e ponderato invita Stefano D’Alessandro, biologo dell’Università di Torino: «Gli integratori alimentari possono essere utili – dice – per sostenere condizioni fisiologiche specifiche o diete particolari (vegetariana, vegana, chetogenica), ma in Italia vengono assunti anche quando non necessari. Nel nostro Paese si hanno in media una sovralimentazione e una dieta sbilanciata, che possono portare a malnutrizione per quanto riguarda i micronutrienti, per cui è bene chiedere il parere di un professionista della nutrizione: potrà stilare un regime equilibrato in base alle preferenze del paziente ed eventualmente raccomandare l’uso di integratori».
Secondo Fabio Firenzuoli, medico esperto in fitoterapia e fitovigilanza, direttore del Centro di Ricerca e di Eccellenza in Fitoterapia all’Istituto Fanfani di Firenze, «l’errore primordiale è quello di considerarli medicinali naturali, magari di livello inferiore. Detto questo, oltre alla funzione di integrare possibili carenze non colmabili con la normale alimentazione, sono utili anche nel mantenere il benessere di un organo o di un apparato. Volendo pensare a qualche pianta che serva a mantenere una buona funzionalità del tubo digerente, riducendo al tempo stesso i fastidi correlati a uno stato infiammatorio, le prime, sicure ed efficaci, sono senz’altro le “banali” malva e camomilla. Anche per alleviare i comuni sintomi da raffreddamento, il timo, la propoli e alcuni oli essenziali, ricchi di terpenoidi e polifenoli hanno una loro efficacia».
All’istituto Mario Negri di Milano hanno un approccio prudente e sul sito scrivono che è meglio «assumere gli ingredienti che servono attraverso una dieta equilibrata». E avvertono: «Non esistono integratori o prodotti in grado di compensare gli effetti negativi di un’alimentazione squilibrata o scorretta».
È il cosiddetto food first approach, cioè il cibo viene prima. Alcuni nutrizionisti, però, si spingono oltre, nel dire che oggi la vita si è allungata e il cibo si è impoverito, per cui ci sarebbe bisogno del serbatoio sempre pieno di nutrienti per combattere l’invecchiamento e il logorio dovuto a stress cronico. Forse è per questo che c’è in giro una voglia matta d’integratori, un po’ anche per moda, un po’ come segno dei tempi.
I più richiesti
- Probiotici (26,5 milioni di confezioni vendute)
- Sali minerali (14 milioni di confezioni)
- Vitamine (13,1 milioni di confezioni)
In grande ascesa (2023 rispetto al 2013)
- Antiacidi e antireflusso +205%
- Prodotti per la tosse +180%
- Prodotti per l’insonnia e il benessere mentale +155%
Fonte: elaborazione di Integratori & Salute