A nemmeno 35 anni Damiano Carrara ha conquistato prima l’America e poi l’Italia. Sì, perché questo pasticcere lucchese si è trasferito a Los Angeles giovanissimo con un’idea ben chiara in testa: «Se gli americani amano vino, pasta e formaggi italiani, perché non dovrebbero apprezzare anche i nostri dolci?». E così, insieme al fratello Massimiliano, apre la pasticceria Carrara Pastries, che riscuote subito un grandissimo successo.
La notorietà arriva poi con la tv: nel 2015 arriva secondo al programma tv americano Spring Baking Championship. Da lì, grazie anche allo splendido sorriso, ha proseguito la sua carriera televisiva in molti programmi negli States e dal 2017 è arrivato sugli schermi italiani con gli show Bake off Italia e Cake star – Pasticcerie in sfida.
Abbiamo incontrato Damiano Carrara al Centro*Gavinana dove ha partecipato alla giornata di presentazione del concorso di Unicoop Firenze La natura ti premia, con oltre 600.000 premi in palio.
Qual è la differenza tra fare televisione negli Usa e in Italia?
La televisione è uguale in tutto il mondo. Forse in Italia è seguita un po’ di più, in particolare la cucina.
Da Lucca all’America: perché questa decisione?
Per cambiare vita! Ho lasciato casa nel 2008 e dopo tutto questo tempo sono tornato in Italia.
A molti bambini piace sperimentare in cucina: eri così anche tu?
Sì, precisamente, facevo dolci per divertirmi, ne ho combinate di tutti i colori, ad esempio mettevo la Nutella nella pasta.
Raccontaci, dai…
Preparavo il tiramisù con la mamma e la nonna e facevo anche la crema pasticcera. Sono cresciuto, per fortuna, in mezzo ai campi, così avevo la possibilità di usare per i miei giochi in cucina il latte della mucca e le uova fresche. Sin da piccolo ho potuto apprezzare la pasticceria buona e sana.
Cosa ti sei portato dietro in America della tradizione culinaria toscana?
Tutto, anche i prodotti che utilizziamo sono italiani: una ditta di importazione ci fa arrivare le materie prime, che usiamo per i dolci che vendiamo nelle nostre pasticcerie.
Qual è il tuo dolce preferito?
Il tiramisù è uno di quelli che mi piacciono di più, ma la Torta della nonna è il mio cavallo di battaglia e mi piace farla in diverse maniere.
Il tuo motto è “Tutto è possibile”, che è anche il titolo del tuo libro. Cosa prevedi per il futuro?
Sto aprendo un nuovo locale negli Stati Uniti: con questo sono tre. Sto anche scrivendo un altro libro, tutte ricette di pasticceria, classiche e non solo: ho iniziato a scriverlo agli inizi di maggio.
In pasticceria quali sono le pratiche sostenibili contro gli sprechi?
Gli sprechi in pasticceria sono pochissimi, in particolare negli Stati Uniti: della frutta per esempio utilizziamo tutto; se avanza qualcosa lo frulliamo e lo usiamo per le gelée. Oppure facciamo la Torta furba.
Come si fa la Torta furba?
Ci sono mille modi. Per esempio con l’albume delle uova preparo delle meringhe che poi congelo, in realtà non congelano mai completamente, pastorizzo il tuorlo e lo metto in freezer, poi quando serve lo recupero. Sprecare è inutile.
Consigli per i futuri pasticceri?
Prima di tutto lo studio: è importante apprendere la tecnica e poi non smettere mai di imparare da tutto e da tutti.