Ogni fetta porta con sé il gusto di un pezzo di Toscana. I pascoli, il latte e una tradizione che va avanti da decenni. Un’idea sfiziosa per scoprire i formaggi del territorio è servirli su un bel tagliere di legno o su un vassoio di ardesia, per dare un tocco chic.
Le regole d’oro per l’assaggio
Secondo le regole d’oro, per una presentazione impeccabile le fettine vanno disposte “a orologio”, da quelle morbide e fresche ai sapori più stagionati e decisi, senza dimenticare di tirare fuori dal frigo le forme almeno un’ora prima. Il fattore tempo infatti influisce sulla fragranza.
Ecco sei assaggi toscani, disponibili nelle gastronomie dei principali Coop.fi, per comporre un tagliere a chilometro zero (o quasi).
Si parte dai freschissimi
Come vuole la regola il viaggio parte da un freschissimo. Lo stracchino di Sorano non è come gli altri, perché creato con latte di mucca 100% toscano. È il fiore all’occhiello di un caseificio cooperativo nato quasi sessant’anni fa in bassa Maremma.
L’abbinamento insuperabile è con il prosciutto crudo toscano, Dop ovviamente, a cui affiancare la classica pasta fritta dei coccoli. Sempre che si voglia cedere a un peccato di gola.
Formaggi di stagione
In Toscana il Baccellone è il formaggio tipico della primavera, perché – come suggerisce il nome – si sposa perfettamente con le fave. È un primo sale, a pasta morbida e dolce. Quello che proponiamo è della Salcis di Monteriggioni, che per le sue produzioni usa latte ovino, proveniente principalmente dalle campagne senesi e da un allevamento aziendale a una manciata di chilometri dal caseificio.
Più digeribile
Ricco di calcio e fosforo, il latte di capra è ben assimilato dall’intestino per la struttura di grassi e proteine. Dal Caseificio di Follonica arriva il Caprino della Maremma, pasta bianca e morbida con 20-25 giorni di stagionatura minima, in promozione per i soci dal 22 aprile al 5 maggio. Segno particolare? Il caglio vegetale che dona un gusto gradevole e delicato, da accompagnare ad esempio con il miele di Sulla.
Quello “senza”
Nei Coop.fi si trova un pecorino di Pienza senza lattosio (meno dello 0,01%). Grazie a un particolare procedimento, questa sostanza viene “divisa” in due zuccheri semplici, facilmente digeribili. Il resto della preparazione segue la tradizione, per ottenere una pasta compatta ma morbida, dopo 15-20 giorni di riposo. E per un brindisi perfetto, via libera a vini rossi e rosati, giovani e freschi.
Quello “firmato”
Sul tagliere c’è pure il Pecorino firmato, con tanto di carta di identità e “autografo” degli allevatori: sull’etichetta delle forme sono riportati nome, indirizzo e numero di telefono di chi fornisce il latte ovino. Un progetto di tracciabilità tutto toscano nato da Unicoop Firenze e Caseificio di Sorano. Il consiglio è di assaporare questo pecorino con una confettura di pere o una composta di cipolla.
Lo stagionato
L’ultimo spicchio di Toscana ha un sapore deciso e asciutto, grazie alla stagionatura lunga 5 mesi. Santoreggia e timo, piante tipiche dei pascoli valdorcini, donano al Vecchio Cacio di Pienza un carattere inconfondibile. Viene prodotto dal Caseificio Val d’Orcia, cooperativa nata negli anni Sessanta per valorizzare la pastorizia della zona. Come gli altri stagionati è ottimo con un filo di miele di castagno.