Cosa sono?
Note anche come crescentine, sono una tipologia di pane tipico dell’Emilia Romagna, in particolare del modenese. Si presentano come dei dischetti di impasto cotti sulla piastra o in padella, che vengono abitualmente farcitie con un ripieno. Si accompagnano tradizionalmente con salse, verdure grigliate, formaggi e salumi.
Parte del patrimonio gastronomico emiliano, oggi sono ormai amatissime in tutta Italia, come cibo di strada conviviale, gustosa sfiziosità da aperitivo e prodotto in vendita al supermercato: a riprova che le cose semplici non passano mai di moda!
Che origine hanno?
Queste simil-focaccine nascono come cibo molto povero, consumato dai contadini che le mangiavano al mattino prima di andare nei campi o alla fine di un’intensa giornata di lavoro, accompagnate a salumi e formaggi o, nei casi più fortunati, alla carne.
Tradizionalmente venivano farcite con la cunza – nota anche come pesto alla modenese – ovvero un battuto di lardo di maiale, aglio e rosmarino, che sprigiona nelle tigelle ancora calde tutti i suoi sapori. A questo ripieno, in alcuni casi, veniva aggiunto anche il Parmigiano reggiano, per non farsi mancare tutto il gusto della tradizione!
Perché si chiamano così?
Prendono il nome dai dischi in terracotta usati un tempo per la loro cottura. Il termine tigella deriva probabilmente dal verbo latino tegere, ovvero coprire: questi dischi, del diametro di 10-12 cm e 2 di spessore, venivano realizzati con materiale refrattario (terra, creta, argilla) e usati appunto come coperchio delle tigelle in fase di cottura perché in grado di resistere alle alte temperature.
Internamente venivano incisi con un fregio, così da lasciare sulla tigella un simbolo: il più comune era quello della stella-fiore, conosciuto come fiore della vita, simbolo di fecondità.
Come consumarle?
Si aprono a metà con un coltello e si farciscono… di gusto! CPotete riempirle con verdure – fresche, grigliate o cotte – formaggi, preferibilmente spalmabili, salumi e salse. Oltre al classico “crudo e crescenza”, in versione vegetariana si possono gustare con pecorino, miele e noci, pere e gorgonzola, squacquerone e rucola, o spinaci, radicchio, pomodori (anche secchi), da arricchire con pesto e formaggi come stracchino, mozzarella e ricotta. Nella versione dolce, si sposano a meraviglia con crema di nocciole, pistacchio, marmellata o ricotta, cioccolato fuso e granella di nocciole.
Come prepararle in casa?
La ricetta originale prevede un impasto di farina, bicarbonato, lievito, sale e acqua (gassata o naturale), ma negli ultimi anni si è diffusa la variante con strutto o burro o, ancora, con zucchero. Con questi pochi ingredienti si realizzano delle palline di impasto che, dopo la lievitazione, andranno stese in forma di disco: dalla cottura in terracotta e camino, oggi si è passati a quella in stampi di alluminio detti “tigelliere”.
n alternativa, si possono cuocere in forno o in padella antiaderente. Sfornatele e ricordate: la tigella dà il meglio di sé quando è calda e appena fatta!