Un altro primato toscano. Nel territorio regionale sono stati già costituiti 6 distretti biologici e un settimo è in dirittura d’arrivo. Nessun’altra regione italiana ha fatto tanto (in tutto il territorio nazionale i distretti biologici, compresi quelli toscani, sono 11).
A inaugurare la serie è stato quello di Fiesole, a luglio 2021. A seguire Val di Cecina, Calenzano, Chianti, Montalbano e Maremma. E si appresta a essere costituito quello del Mugello, il cui percorso di riconoscimento da parte della Regione Toscana si compirà fra la fine del 2023 e i primi mesi del 2024. Per ciascuno dei territori coinvolti si tratta di una grande sfida e di una altrettanto importante opportunità.
Ma cos’è esattamente un distretto biologico?
Una sfida per lo sviluppo territoriale
I distretti biologici sono enti costituiti grazie a un patto fra aziende del settore agrario, enti locali, mondo dell’associazionismo locale e singoli cittadini, con lo scopo di valorizzare la specificità delle produzioni agrarie dei territori ma anche di promuovere un loro sviluppo attraverso l’aggregazione della comunità locale.
L’aspetto del legame con la comunità è particolarmente importante: il distretto diventa così anche un’occasione per rafforzare la comunità locale. Questo rafforzamento avviene grazie all’aggregazione delle aziende, che da sole sconterebbero grandi difficoltà nell’affrontare una competizione sempre più globale e nel cogliere le opportunità offerte dai bandi europei. Che dal canto loro riservano proprio ai distretti delle corsie preferenziali. Le aziende sono dunque chiamate a mettere da parte la concorrenza fra loro per privilegiare la cooperazione.
L’elemento del biologico – la Regione Toscana ha stabilito che deve esserlo almeno il 30% della superficie agricola utilizzata nel distretto – è una precisa scelta fondata sul rispetto della sostenibilità ambientale, con le aziende agrarie a fare da capofila ma sottintende che alle spalle ci sia una comunità che condivida pienamente il progetto.
Innovazione tecnologica e sociale
Il percorso che ha portato al distretto biologico di Fiesole è emblematico di quale senso vi sia dietro un’operazione del genere. Fiesole è per tradizione un territorio turistico e come tale viene percepito. Ma è sempre stato anche un territorio dalla grande vocazione agricola, soprattutto nel settore olivicolo.
La mobilitazione dei diversi soggetti, che sono non soltanto le aziende del settore, ha portato alla creazione di un distretto che è anche un marchio di qualità. Ma è stata anche la premessa per condividere l’impiego di risorse per la ricerca sul monitoraggio della mosca, che nel ciclo dell’olivicoltura è particolarmente importante. In condizioni del genere il distretto diventa anche uno strumento per la produzione di conoscenza, informazione e formazione. Si tratta di innovazione tecnologica che però diventa anche innovazione sociale, perché i soggetti del territorio imparano a rapportarsi in modo diverso e a pensarsi come pezzi di un sistema di cooperazione territoriale. Questa dinamica è rintracciabile nel caso di tutti gli altri distretti toscani, diversi per dimensioni (da quelli cittadini come Fiesole e Calenzano, a quelli di area vasta come il distretto biologico della Maremma, che si presenta come il più esteso d’Europa) ma del tutto simili nell’obiettivo di potenziare le opportunità per i territori.
Re d’autunno
Hanno provato a coltivarlo, ma non ci sono riusciti, ecco perché il tartufo si può definire più che biologico, naturale, spontaneo. Anche quest’anno, il re della tavola trova la sua apoteosi nella “Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Colline Sanminiatesi”, organizzata da Fondazione San Miniato Promozione: appuntamento nel centro storico del capoluogo l’11-12, il 18-19 e il 25-26 novembre, ma da tenere d’occhio anche le sagre che si svolgono nelle frazioni La Serra, Corazzano, Balconevisi, Ponte a Egola e San Miniato Basso.
“La pubblicazione è stata realizzata da ricercatore con contratto di ricerca cofinanziato dall’Unione europea – PON Ricerca e Innovazione 2014-2020 ai sensi dell’art. 24, comma 3, lett. a), della Legge 30 dicembre 2010, n. 240 e s.m.i. e del D.M. 10 agosto 2021 n. 1062“.