Ananas: virtù e curiosità del “frutto delle Indie”

Un tocco tropicale in tavola

Sotto una ruvida corazza, c’è un cuore dolce. L’ananas regala un tocco tropicale alla tavola delle feste: può essere un valido alleato dopo le abbuffate e arricchire il menù con un gusto esotico, sempre che si sia disposti a osare. Ad esempio, l’avete mai provato con il pollo in agrodolce oppure in un’insalata di gamberi? O ancora, in fettine sottilissime a mo’ di carpaccio, marinato con agrumi e spezie, abbinato a una tartare di pesce? Per i golosi viene proposto come dessert, grigliato e condito da cannella e zucchero di canna.

Pigna caraibica

La pianta, originaria del Brasile e del Paraguay, fu introdotta dai Maya e dagli Inca in America Centrale, dove attualmente si concentrano le principali coltivazioni del “frutto delle Indie”. Secondo la tradizione, il primo occidentale a scoprirlo fu Cristoforo Colombo, quando nel 1493 sbarcò sull’isola di Guadalupe nel Mar dei Caraibi. Per il curioso aspetto simile a una pigna i conquistadores spagnoli lo chiamarono piña, gli inglesi pineapple. L’origine del termine ananas secondo alcuni deriva invece da nana, parola con cui gli indios indicavano questa prelibatezza, altri legano l’etimologia alle due parole arabe ain e anas, ossia occhio umano, per la forma  delle scaglie presenti sulla buccia.

AAA affittasi centrotavola

Sebbene ai tempi nostri si trovi facilmente al supermercato, in passato era un cibo da ricchi. La grande diffusione nel Vecchio continente avvenne dal XIX secolo, grazie ai battelli a vapore che accorciarono la durata dei trasporti. Fino ad allora risultava talmente costoso che veniva mangiato di rado. I nobili lo usavano come centrotavola per dare lustro ai banchetti ed erano disposti addirittura ad affittare i frutti tropicali pur di mostrarli ai commensali. Per questo motivo l’ananas è considerato tutt’oggi un simbolo di ospitalità e nel periodo natalizio è segno di buon auspicio.

Buono e giusto

Oggi è uno dei frutti tropicali più consumati al mondo, ma quando lo mettiamo nel carrello l’etichetta vuole la sua parte. Quello che troviamo nei Coop.fi proviene principalmente dal Costa Rica, uno dei più grandi produttori dell’America centrale, da fornitori selezionati affinché sia buono e giusto, da filiere che assicurano il rispetto dei diritti dei lavoratori. Per assaporare la polpa con un maggiore grado zuccherino, la scelta giusta è l’ananas con un tempo prolungato di maturazione sulla pianta, che in alcuni punti vendita è disponibile anche a marchio Coop. Il prezzo è un po’ più alto rispetto ai prodotti convenzionali, ma la dolcezza e l’eticità sono garantite.

Nei banchi frigo del reparto ortofrutta, si trova inoltre una soluzione pratica: la vaschetta con il tronchetto di ananas, freschissimo, già sbucciato e privo della parte centrale, pronto per essere fatto a rondelle.

Non fa dimagrire

Guai a chiamarlo “brucia-grassi”, perché nonostante le innumerevoli virtù nutrizionali, sulla linea non può fare miracoli. Lo dicono pure gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità sul portale Iss salute, ma se non agisce sui grassi, in compenso aiuta ad “alleggerire” lo stomaco grazie alla bromelina, sostanza che rompe le molecole delle proteine e ne permette una migliore digestione. Inoltre l’ananas contrasta la ritenzione idrica: la polpa contiene l’80% di acqua, con una bassa percentuale di calorie, in media come quelle di una mela, ed è ricca di calcio, potassio, fosforo, polifenoli, vitamine A e C.

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