La città di Vasari

Mostre in vari luoghi della città per i 450 anni dalla morte di Giorgio Vasari, grande interprete del Rinascimento

«Non esiste biblioteca o corso di storia dell’arte o storia del collezionismo che non si rifaccia alle Vite vasariane». Basterebbe forse solo questo per descrivere la figura di Giorgio Vasari e fissare l’importanza di una eredità che arriva fino a noi. Eppure, c’è molto molto di più, e la celebrazione dei 450 anni dalla morte con il progetto “Arezzo. La città di Vasari” – avviato a maggio e che proseguirà fino a febbraio 2025 – è l’occasione per scoprire o approfondire la vita artistica e non solo di uno dei grandi protagonisti del Rinascimento grazie alle molte iniziative in programma.

«È architetto, è pittore, è imprenditore dell’arte – spiega ancora Carlo Sisi, presidente del comitato scientifico del progetto -, una figura poliedrica che, fra l’altro, fondando la fiorentina Accademia del Disegno, autorizzata da Cosimo I per regolare il sistema delle committenze pubbliche, compie un’operazione che guarda allo stato sociale degli artisti e alla dignità con cui dovevano essere onorati nella società. Ma soprattutto è fondamentale – non solo nella storia dell’arte ma nella storia della civiltà – perché ha scritto Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori dalle origini fino al suo tempo, e il suo tempo voleva dire culminare nella grande figura di Michelangelo di cui era amico e strettissimo confidente».

Nato ad Arezzo da una famiglia modesta, nonno vasaio (matrice dunque del cognome Vasari) che scoprì nelle sue indagini sul territorio un fondo importantissimo di vasi etruschi, i “vasi corallini” tipici di Arezzo (chiamati così a causa del loro colore), dopo l’arrivo a Firenze inizia «una carriera strepitosa» che lo porta a lavorare a Rimini, a Venezia (dove fra l’altro l’amico Pietro Aretino lo chiama ad allestire una famosa rappresentazione scenica della sua Talanta), «ma soprattutto arriva a Roma, e quindi al centro delle arti e del potere, acquisendo così una esperienza fondamentale sia nel campo dell’arte religiosa che dell’arte civile. Un curriculum importantissimo lo fa diventare a partire dal 1550 l’artista di fiducia del Granduca Cosimo I e leader dell’arte in Toscana ma non solo, perché diviene anche l’ambasciatore dell’arte in Italia proprio per conto del Granduca».

Capolavori dall’Italia e dal mondo

Fulcro di “Arezzo. La città di Vasari” è la grande mostra che vede arrivare, o tornare, ad Arezzo oltre 100 opere fra inediti, pale monumentali e capolavori provenienti dalle più note istituzioni estere e italiane, dal Metropolitan Museum of Art al Musée du Louvre, dalle Gallerie degli Uffizi al Castello Sforzesco. Sono gli spazi della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea e dell’ex Chiesa di Sant’Ignazio ad ospitare, dal 30 ottobre e fino al 2 febbraio, “Vasari.

Il “teatro delle Virtù”, un progetto curato da Cristina Acidini in collaborazione con Alessandra Baroni che pone l’accento sull’uso dell’allegoria, ossia «il mezzo che l’arte utilizza per rappresentare un concetto attraverso una immagine – spiega ancora Sisi -. Può essere un concetto astratto, come ad esempio la speranza o la bellezza o l’invidia, o anche la rappresentazione mediata di un luogo o di un elemento, come per esempio un fiume. Vasari l’ha utilizzata moltissimo, nelle sue decorazioni così come nei suoi dipinti». Mettendola a profitto, fra l’altro, per la gloria di Cosimo I, suo protettore fino alla morte.

Fra le opere in mostra, tavole, tele, disegni – fra cui le splendide Allegoria del sonno e Allegoria dell’oblio, concesse in prestito dal Met – sia di Vasari che di artisti coevi e collaboratori, insieme a lettere, manoscritti e volumi a stampa provenienti dall’Archivio Vasari. Presenze eccezionali sono le imponenti pale d’altare, come l’Allegoria della Concezione, proveniente dalla chiesa dei Santissimi Apostoli a Firenze, in una sezione della mostra che ospita opere che durante gli ultimi due secoli non sono mai uscite dalle sedi originali e che arrivano ad Arezzo in via del tutto eccezionale.

«Volendo avere una testimonianza del “fare grande” di Vasari, abbiamo pensato di dislocare una parte della mostra in un luogo molto scenografico che è l’ex Chiesa di Sant’Ignazio, che ospita quattro grandi tavole fra cui l’Allegoria della Concezione. Si tratta di una immagine molto complessa che esemplifica perfettamente il concetto del “teatro delle Virtù”, con questo demone che sta sotto i piedi della Vergine e che è rappresentato come un giovinetto – che è una citazione perfetta dalla bellezza dell’antico – che però è per metà serpente. In primo piano le due figure di Adamo ed Eva, due nudi che sembrano quasi richiamare le figure giacenti sulle tombe delle Cappelle Medicee di Michelangelo, legati al tronco dell’albero del peccato originale».

Il ritorno della Chimera e tanto altro

Ad Arezzo torna anche, dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, lo straordinario bronzo etrusco della Chimera, insieme a preziosi documenti che ne narrano il ritrovamento nel 1535 durante i lavori di scavo effettuati per volere di Cosimo I intorno al baluardo di San Lorentino ad Arezzo. Rapido e perspicace, «Vasari la identificò subito come un elemento importantissimo per attestare la matrice etrusca della dinastia toscana, e la inserì nelle collezioni granducali come simbolo della origine nobilissima e antica della dinastia medicea. Siamo di fronte – chiosa Sisi – non soltanto a un imprenditore artistico, ma anche a un maestro di politica dinastica».

Ma c’è tanto altro nel programma di “Arezzo. La città di Vasari”, nato per «collegare fra di loro le istituzioni cittadine che avevano già in corpo elementi vasariani». Ecco allora che, fra gli altri, il Museo Archeologico presenta “I Vasari ‘vasai’ e il loro rapporto con la produzione ceramica aretina di età antica”, che sulla traccia letteraria della vita del nonno di Vasari ripercorre le connessioni della famiglia con la fortuna di quella antica manifattura. O la Fraternita dei Laici, che possiede il testamento di Vasari e il modelletto originale mandato da Firenze per la costruzione delle Logge vasariane, che con “Honorata e gratiosa. La Loggia di Giorgio Vasari” illustra, attraverso un ampio corpus documentario, la genesi e lo sviluppo di una delle imprese architettoniche più importanti per Arezzo.

E poi Casa Vasari, che ospita “Il disegno fu lo imitare il più bello della natura. La casa, i disegni, le idee: Giorgio Vasari e la figura dell’intellettuale architetto”, fra disegni, manoscritti, modelli e opere significative in rapporto con le decorazioni pittoriche dell’ambiente e la poetica vasariana: in particolare, la Sala del Trionfo e della Virtù ospita la Diana Efesina dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, messa in relazione con la rappresentazione della stessa divinità che Vasari dipinse al centro della parete d’ingresso alla sala. E l’Archivio di Stato che, con “Costruire un’immagine di sé: Giorgio Vasari attraverso le sue carte”, presenta per la prima volta il carteggio di Vasari con le lettere a Michelangelo e quelle a Cosimo I, «perché c’è un episodio finale della vita di Vasari che lo vede al capezzale del Granduca che stava molto male, con lettere molto toccanti da un punto di vista anche del loro rapporto di amicizia».

Un progetto articolato e che si sviluppa lungo molti mesi, promosso e organizzato da Comune di Arezzo, Fondazione Cr Firenze con Fondazione Guido D’Arezzo, in collaborazione con Direzione regionale musei della Toscana del Ministero della Cultura e Gallerie degli Uffizi: «La collaborazione è stata perfetta, tutti sono stati disponibili ed entusiasti, e vedo che ogni tappa che inauguriamo è una festa», conclude Sisi.

Info fondazioneguidodarezzo.com, vasari450.it

Anche a Firenze

Concepita come complemento alla grande mostra aretina, “La sala grande” al Museo di Palazzo Vecchio a Firenze dall’11 ottobre al 12 gennaio, propone un approfondimento sulla grandiosa fabbrica artistica del Salone dei Cinquecento, perno del programma di rinnovamento promosso da Cosimo I per il palazzo civico. In particolare, l’attenzione viene posta sui disegni preparatori dei dipinti del soffitto e delle pareti, mostrando alcuni fini esemplari, e sulle lettere intercorse fra le diverse figure coinvolte, evidenziando l’intenso processo creativo ed esecutivo del cantiere.

Per quest’ultima mostra e per “Vasari. Il teatro delle Virtù”, ingresso in convenzione per i soci.

musefirenze.it

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