Fra gli animali domestici, il coniglio è diventato il terzo più diffuso in Italia. Anche cavie, criceti, ratti e topolini, però, stanno guadagnando posizioni nelle nostre case.
Una conquista che ha anche un lato oscuro, perché le informazioni su questi animali sono poche ed è diffusa l’equazione “animale piccolo uguale problema piccolo”.
I conigli e le loro esigenze
«In realtà non è così – ci spiega Fulvio Fiorio, responsabile del centro di recupero dell’associazione La Collina dei Conigli -, sono animali che richiedono attenzioni e, purtroppo, la conoscenza delle loro esigenze e caratteristiche etologiche è molto limitata. Vengono acquistati per pochi euro, ma i negozianti stessi, spesso, non sono in grado di fornire informazioni sulla loro corretta gestione. Cavie e conigli, che possono anche convivere, sono animali sociali che devono stare in gruppo, ma è opportuno sterilizzarli per evitare tensioni fra i soggetti della stessa specie e gravidanze indesiderate. Sono erbivori e vanno nutriti solo con verdure, fieno e, se si ha la possibilità, con erba fresca. Possono vivere liberi in una stanza, o in tutta la casa, ma bisogna mettere in sicurezza i cavi elettrici che rosicchiano con piacere. Topini e criceti invece, non devono essere messi insieme nelle gabbie, e si nutrono solo di mangime formulato e di piccole porzioni di verdura fresca».
Carlo Ciceroni, medico veterinario, sottolinea l’importanza di far visitare queste specie con regolarità: «In linea teorica sono soggette ad alcune malattie che si possono trasmettere anche all’uomo, ma fortunatamente nella realtà è un’evenienza rara. È utile informarsi sulle patologie che potrebbero avere e sui sintomi, per riconoscerle tempestivamente. I conigli, per esempio, non fanno vedere facilmente il loro stato di sofferenza, comportamento tipico delle prede».
Gli animali non sono giocattoli
Queste specie, per via delle loro piccole dimensioni, sono spesso le prime che entrano in casa per assecondare i desideri dei bambini. Ma sono adatti a loro?
«Come diciamo spesso, non dipende dall’animale, ma dal bambino, che può essere più o meno adatto a quel tipo specifico di animale. I genitori hanno il compito di insegnare ai figli che non sono giocattoli, ma creaturine con le quali bisogna interagire con dolcezza. Non sono animali con i quali si può ricreare la stessa relazione che si ha con un cane, ma possono dare comunque molto affetto, se siamo in grado di capirli».
Di solito le bambine sono più attente ai bisogni dei nostri piccoli amici rispetto ai maschietti, ma non è una regola.
«È necessario in ogni caso, prima di prendere il nostro nuovo amico, studiare bene di che cosa avrà bisogno. I conigli ad esempio tendono spesso a farsi male anche da soli, mentre le cavie e i criceti si fratturano facilmente, se cadono di mano. Criceti e gerbilli in particolare non vanno mai lavati, ma si deve lasciare a disposizione la sabbia da cincillà dentro un contenitore largo e basso per toelettarsi da soli.
Infine, tutti i roditori, se non hanno il giusto ambiente di vita e la socialità di cui necessitano con le persone, sviluppano comportamenti ossessivi e si deprimono facilmente, le cavie in particolare».
Il recupero dei conigli
Purtroppo anche questi animaletti vengono abbandonati o ceduti. «Quelli abbandonati hanno vita breve – conclude Fulvio Florio -, perché in poche ore muoiono predati, investiti, di terrore o di fame. In giro esistono colonie di conigli abbandonati: si tratta di gruppi nati da quei pochi esemplari che riescono ad adattarsi e a sopravvivere alla vita in natura.
Abbiamo invece un gran da fare con quelli che recuperiamo dai laboratori di sperimentazione e riabilitiamo nelle nostre strutture prima di farli adottare. Purtroppo non sono specie molto longeve: topolini e ratti vivono al massimo tre-quattro anni, le cavie circa sei, i conigli nani sette-otto, mentre quelli di taglia più grande fino a dieci anni».