«Il digitale sta decerebrando le nuove generazioni». Questa l’allarmante conclusione dell’Indagine sull’impatto del digitale sugli studenti della VII Commissione del Senato (Istruzione Pubblica e Beni Culturali) condotta fra il 2019 e il 2021. L’uso eccessivo di cellulare e videogiochi causa miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscoloscheletrici. Inoltre crea dipendenza, depressione, aggressività, insonnia, perdita di concentrazione e memoria. Conferma questa sovraesposizione la ricerca su 483 alunni toscani di V elementare e I media nell’anno scolastico 2022/2023, condotta da Ludoteca di Registro.it, l’anagrafe dei domini web a cura del Cnr: sei su dieci trascorrono sui videogiochi dalle tre alle quattro ore al giorno, il 58,3% ha un cellulare personale già in quinta.
Se indietro non possiamo tornare, diventa prioritario educare i bambini a un uso consapevole e creativo dei media, con attenzione alle varie fasi di sviluppo cognitivo e psicologico. «Fino ai 3 anni i bambini devono sperimentare con tutti e cinque i sensi, pertanto si suggerisce di limitare il più possibile il tempo passato davanti agli schermi e fino a 18 mesi di evitarlo del tutto – afferma Alice Di Leva, pedagogista e ricercatrice per Custodi Digitali -. E crescendo, fino a 17 anni sarebbe meglio non trascorrere più di due ore al giorno davanti agli schermi. Sta a noi genitori, poi, dare chiare regole», prosegue Di Leva.
Le alternative e come proporle
Può essere utile impostare una sveglia e avvisare il bambino quando il tempo sta per finire. Occorre essere poi propositivi nell’offrire un’alternativa: il cestino dei tesori per i più piccoli, la passeggiata, l’attività sportiva, la lettura. Per i bambini piccoli meglio cartoni animati con pochi personaggi e cambi di immagine, guardiamoli con loro la prima volta per capire se sono adatti. Nella scelta del videogioco giusto per l’età, meglio seguire gli standard Pegi (Pan European Game Information).
No al cellulare durante i pasti – alcuni genitori lo usano per intrattenere i figli persino nello svezzamento -, perché interferisce sulla percezione del senso di sazietà, e in ogni caso il pranzo o la cena in famiglia sono un momento di relazione (regola valida anche per i grandi!). No al cellulare e al pc prima di andare a dormire.
E se non ci ascoltano?
«Un modo per coinvolgere i figli è scrivere insieme le regole e firmarle come patto condiviso. E poi noi genitori dobbiamo essere il primo buon esempio», conclude Di Leva.
Cellulare in regalo per la prima comunione o alla fine della scuola primaria? «Meglio aspettare i 13-14 anni. Può essere utile dai 9/10 anni iniziare un uso condiviso coi genitori, decidendo con attenzione i contenuti. Evitare l’accesso autonomo a WhatsApp e ai social – per legge l’accesso è consentito solo dai 14 anni in poi, oppure dai 13 è consentita l’iscrizione con il consenso dei genitori – e usare applicazioni di controllo parentale. Così facendo alleniamo i nostri figli ad avere pazienza», afferma Matteo Maria Giordano, consulente scolastico per l’educazione alle nuove tecnologie dell’agenzia Mec-Media Educazione Comunità, partner di Custodi digitali.
Ma come non farli sentire esclusi dai pari? «L’educazione ai media è una questione di comunità ed è importante la continua relazione tra scuola, genitori e pediatra di famiglia. Il consiglio è cercare di coinvolgere i genitori degli amici o della classe nella condivisione delle regole, stilando una sorta di “patto digitale”», conclude il dottor Giordano.
Educazione digitale
Custodi digitali è un progetto di educazione digitale familiare. Realizzato e sviluppato in Friuli Venezia Giulia ha coinvolto pediatri, educatori, insegnanti, genitori coordinati dall’ass. Mec (Media Educazione Comunità). Sull’esempio di questa esperienza in Toscana, a Bagno a Ripoli, un gruppo di genitori degli Istituti comprensivi Mattei e Caponnetto ha promosso una raccolta firme e alcuni incontri conoscitivi con l’obiettivo di portare il progetto anche in Toscana.
Per saperne di più: custodigitali.it/toscana