Cavolo nero
Storia: i cavoli in generale sono piante molto antiche, ne esistono specie selvatiche e altre coltivate. Il cavolo nero è una verdura tipica soprattutto di Campania, Lazio e Toscana.
Caratteristiche: alto fino a quasi un metro, ha un colore verde molto scuro, quasi blu (da cui il nome); contrariamente ad altri cavoli non produce il fiore centrale grosso ed edibile, al posto del quale si mangiano le foglie, lunghe, lanceolate e con le tipiche bolle. Ricco di vitamine e minerali, da alcuni è considerato un superfood.
In cucina: un classicissimo: la ribollita. Un classico: sbollentato e tritato sui crostini con una “C d’olio d’oliva” generosa e una spolverata di pepe nero. E poi? Nella vellutata insieme alle patate, nella zuppa insieme ai fagioli e alla zucca, nella pasta con la pancetta saltata, oppure golosamente “maritato” con cicoria, scarola e salsiccia, con i fagioli e la polenta, nella frittata, nei burger vegetariani. E per finire, scegliendo le foglie più piccole, anche crudo: nel pesto invece del basilico.
Un consiglio: per non perdere le proprietà nutritive lessiamolo per pochi minuti in abbondante acqua bollente. Se copriamo la pentola, è ancora meglio.
Curiosità: in certi Paesi è chiamato anche “cavolo dinosauro” perché le sue foglie bitorzolute fanno pensare a come potrebbe essere stata la pelle dei lucertoloni cari a scienziati e bambini.
Spinaci
Storia e provenienza: originari dell’Asia (Nepal o Persia), furono gli Arabi a introdurli in Europa intorno al Mille. Oggi le regioni italiane maggiormente vocate alla loro coltura sono Campania, Lazio, Piemonte, Toscana e Veneto.
Caratteristiche: è una pianta erbacea dalle foglie lucide e dalla superficie mossa. Buona parte della produzione viene surgelata. Niente colesterolo, poche calorie e tanti minerali e vitamine, è un inno alla sana alimentazione: per gli Arabi era il principe degli ortaggi.
In cucina: verdura a tutto campo, è protagonista di fresche misticanze e di mille ricette: nei passati, nelle frittate, nei ravioli, negli gnocchi (ottimi quelli tirolesi, gli spätzle, saltati in padella), impastati con la ricotta per gli “gnudi”, alla genovese con uvetta e pinoli, nelle torte salate, per delle lasagne vegetariane o in un risotto con del gorgonzola. Infine, ma sì!, intramontabili, golosi e peccaminosi, saltati in padella con un chilo di burro e tre di parmigiano…
Un consiglio: cuociamoli in padella coperta a fuoco dolce solo con l’acqua rimasta attaccata dopo la pulizia: sapore e proprietà rimarranno integri.
Curiosità: è dal 1929 che Braccio di Ferro incoraggia a mangiare spinaci. Iniziava la Grande Depressione e il marinaio fece la fortuna dei coltivatori, che a Crystal City gli eressero un monumento.