Prima le buone notizie. La fase 1 della sperimentazione si è conclusa con le risposte positive che gli uomini e le donne del Mad Lab di Toscana Life Sciences si aspettavano: gli anticorpi monoclonali sono sicuri, sviluppano una risposta nel tempo previsto di 24-48 ore e le dosi usate danno livelli di neutralizzazione del Covid più alti dei vaccini.
Parola di Rino Rappuoli, coordinatore dello studio e scienziato di fama mondiale: «Siamo entrati nella fase 2-3, procediamo con la somministrazione degli anticorpi monoclonali ai pazienti, malati di Covid, entro 72 ore dalla scoperta della positività. Sono coinvolti 14 centri in Italia, fra i quali i tre poli ospedalieri universitari di Siena, Pisa e Firenze. Vedremo se le persone guariranno più velocemente di chi non ha ricevuto gli anticorpi e se riusciremo a evitare i casi più gravi e l’ospedalizzazione con una semplice iniezione».
Non per l’inizio della primavera come era stato ipotizzato, ma entro l’estate gli anticorpi monoclonali made in Italy, anzi in Tuscany, potranno diventare una delle armi a disposizione contro il Covid. «Il tempo che ci eravamo dati era da centometristi: siamo stati veloci, anche se non tanto come avremmo voluto» spiega Rappuoli. Intoppi di tipo tecnico e burocratico – oltre al fatto che i centri di analisi dei dati tossicologici sono stati intasati dalle tante ricerche sul Covid – hanno rallentato la corsa, ma non l’hanno fermata, e per fortuna, perché di cure contro il Covid continueremo ad avere bisogno, nonostante i vaccini.
E qui arrivano le brutte notizie: «Questo virus ha invaso il mondo in pochi mesi, e quando pensavamo di poterlo fermare sono arrivate le varianti, che hanno fatto nuovamente ammalare chi era già stato colpito. Siamo andati avanti con i vaccini negli Stati Uniti, in Israele, e anche in Europa, ma per coprire tutta la popolazione mondiale ci vorranno 16 miliardi di dosi, c’è chi ipotizza che potremo completare la vaccinazione nel 2023 o anche dopo» analizza lo scienziato.
Quindi ben vengano tutte le soluzioni possibili per fermare un virus che ha sorpreso il mondo. «Solo perché non volevamo capire: le avvisaglie c’erano già state, visto che dal 2000 era già accaduto due volte che i Coronavirus passassero dagli animali all’uomo – approfondisce Rappuoli -. Questo è il segno di eventi che stanno accelerando, prima si verificavano con lassi di tempo più ampi».
Mentre gli scienziati stanno ancora cercando l’origine del Sars-Cov-2, Rappuoli espone la sua teoria: «Forse non sapremo mai come e quando sia accaduto, ma è avvenuto il cosiddetto salto di specie, da animale a uomo. Le cause, però, sono ben note: se per millenni gli uomini e gli animali selvaggi hanno vissuto in habitat diversi e distanti, negli ultimi decenni abbiamo iniziato a distruggere le foreste e a invadere gli spazi degli animali, rompendo un equilibrio fragile e delicato. Questa epidemia non sarà l’ultima e dovremo farci trovare pronti per il futuro» ammonisce.
Ma vogliamo chiudere con le buone notizie, così come abbiamo aperto: a Siena si stanno già attrezzando con il nuovo laboratorio di biosicurezza livello 3 per trattare in sicurezza il Covid e gli altri agenti patogeni su cui si concentreranno i prossimi studi. Inoltre, è già stato implementato con l’arrivo di Duccio Medini, personalità di livello internazionale, il laboratorio di Data sciences che attraverso l’intelligenza artificiale ci aiuterà a capire la struttura di proteine, antigeni e anticorpi e permetterà di approntare in tempi più rapidi le contromisure per virus e batteri.
Tutto questo grazie alle donazioni di soci e clienti e al contributo di Unicoop Firenze e delle altre cooperative che nel periodo natalizio hanno aderito alla campagna “Sosteniamo la ricerca oggi, per tornare vicini domani”. «Ringrazio tutti i soci e le Coop per il loro contributo economico, ma anche perché hanno fatto capire quanto sia importante la ricerca e – conclude Rappuoli – farsi trovare pronti per affrontare l’imprevisto».