La storia delle bollicine, in Italia, è fatta di primati.Stiamo parlando di spumanti nostrani, le cui vendite hanno un’impennata sensibile durante le feste natalizie, ma che ormai vengono apprezzati e consumati tutto l’anno.
Primati perché, se è vero che in Trentino, per esempio, si fa vino da sempre (le prime testimonianze risalgono al 3000 avanti Cristo), pure in Franciacorta non si scherza, con una storia cominciata con i monaci nell’undicesimo secolo, anche se quella delle bollicine è naturalmente storia più recente.
Trento Doc e Franciacorta
E queste due realtà, che sono forse le migliori in Italia, hanno anche altri dati interessanti: il Trento Doc, vino di montagna (circa 9 milioni di bottiglie prodotte all’anno), è stato il primo metodo classico italiano e uno fra i primi al mondo ad aver ottenuto la denominazione di origine controllata.
L’altro, il Franciacorta, prodotto in un’area di circa200 chilometri quadrati affacciati sul Lago d’Iseo (17,5 milioni di bottiglie vendute nel 2018), ha dato un impulso particolare alla sostenibilità: nel 2004 gli ettari coltivati in modo biologico erano solo 24, oggi sono 1923.
Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene
E non bisogna dimenticare, passando a un’altra zona e a un altro tipo di bollicine, che dal luglio scorso le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (90.643.673 di bottiglie prodotte nel 2018) sono il cinquantacinquesimo sito italiano “Patrimonio dell’Umanità”.
Come orientarsi nel consumo di questo vino particolare?
«Intanto chiariamo alcuni dubbi abbastanza frequenti – spiega Cristiano Cini, sommelier, presidente di Ais Toscana -: il metodo di produzione è la grande differenza da comprendere fra i diversi tipi di spumante.
Metodo Charmat significa che le nostre energiche bollicine nascono in autoclave, in un grande contenitore, in tempi relativamente brevi, fra i 30 giorni e i 6 mesi per quelli di maggior qualità. Il Prosecco nasce con questo metodo.
Altra storia è per il Metodo Classico, dove le bollicine nascono direttamente nella bottiglia che consumiamo in tempi molto più lunghi, minimo 9 mesi per legge, ma difficilmente prima di 12/18 mesi per prodotti di qualità, addirittura fino a dieci anni per i top di gamma. Il Trento Doc e il Franciacorta nascono così. Metodo diverso di produzione per l’Asti spumante, dolce e aromatico, l’unico vino da abbinare ai dessert».
Fenomeno in notevole crescita è la conversione alla spumantizzazione attraverso il Metodo Classico di grandi vitigni autoctoni, tipici di moltissime regioni italiane, dal Sangiovese al Bombino bianco, al Nebbiolo, al Durello. Una realtà che ha portato il consumo di spumanti a una crescita enorme durante tutto l’anno e all’abbinamento con i piatti più diversi.
E infatti, anche in Toscana si produce dell’ottimo spumante, «in particolare nelle zone di Montecarlo di Lucca, di San Miniato e Fucecchio o di Rufina – aggiunge Aldo Mussio, delegato Fisar per Firenze -, zone con escursione termica e buona mineralità dei terreni, caratteristiche che danno acidità e profumi».
Infine l’ultimo trend è il Metodo Classico non Dosato, quindi senza zucchero aggiunto (liquer d’expedition): si tratta di vini particolari, senza compromessi, più difficili, ma che hanno catturato l’attenzione del consumatore più confidente con le bollicine, perché esaltano unicità del prodotto e qualità delle uve utilizzate.
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Vero o falso?
• Il brut è per intenditori, il dolce per inesperti: falso, è una questione di gusti
• Il brut si abbina a tutto tranne il dessert, il dolce solo ai dolci: vero
• Il brut ha sempre una qualità migliore rispetto al dolce: falso, la qualità la fa il produttore