Forse non ce ne rendiamo conto, ma ogni volta che facciamo la spesa, orientiamo il futuro. Il “voto con il portafoglio” funziona così: comprando un prodotto piuttosto che un altro, mandiamo dei segnali alle imprese.
«Con i nostri acquisti, possiamo orientare le politiche delle imprese e cambiare il modo in cui il capitalismo funziona – spiega Enrico Giovannini, promotore dei Saturdays for Future insieme all’economista Leonardo Becchetti -. Andare verso un modello di sviluppo sostenibile significa incidere sul cambiamento del sistema economico mondiale, innescando investimenti che possano sia rispettare l’ambiente sia invertire il ciclo di stagnazione secolare che molte organizzazioni internazionali prevedono per il prossimo futuro».
A chi si rivolgono i Saturdays for Future?
Al consumatore e alla grande distribuzione, che ha il compito di favorire la consapevolezza dei cittadini, informandoli e proponendo sugli scaffali prodotti più sostenibili. Di conseguenza, parla anche ai produttori, perché il cambiamento dei consumi deve riflettersi in un cambiamento delle strategie delle imprese, più attento all’ambiente ma anche ai diritti umani e al diritto a un lavoro dignitoso.
Cosa si intende per sviluppo sostenibile?
Quello che permette alle generazioni attuali di soddisfare i propri bisogni, consentendo a quelle successive di fare altrettanto. Riguarda la dimensione ambientale, economica, sociale e anche il funzionamento delle istituzioni.
Più sostenibili adesso o in passato?
Ora c’è una maggiore consapevolezza rispetto all’ambiente: lo vediamo con le scelte che riguardano i prodotti in plastica ad esempio, però le informazioni fornite al consumatore sono ancora limitate per scegliere in maniera responsabile. Non è facile, ad esempio, verificare se un’azienda rispetti le convenzioni mondiali sul lavoro, o sapere come funziona la filiera.
Le etichette dovrebbero aiutarci…
C’è un grande dibattito sulle etichette: sarebbe utile che venisse indicato anche il grado di sostenibilità di un’impresa, oltre agli ingredienti, alla provenienza e a tutto quello che c’è già. Ma non è facile sintetizzare in poche parole la sostenibilità reale di un processo produttivo.
Le scelte sostenibili comportano spesso una spesa maggiore per il consumatore…
Quel che conta è avere delle alternative e poi non tutte le scelte sostenibili sono necessariamente più costose. Greta Thunberg, nel suo discorso in Senato, ha posto la domanda «Voi adulti non siete capaci di bere dal bicchiere? Perché dovete usare le cannucce?». Ebbene, non si tratta di comprare prodotti più costosi, ma di cambiare abitudini e a volte senza nessun costo, come rinunciare a una cannuccia.
Altri esempi?
In tanti Paesi europei, chi acquista prodotti in contenitori di vetro all’apparenza spende di più, ma in realtà risparmia, perché quando riporta indietro il contenitore riceve un corrispettivo in denaro.
Per le imprese la sostenibilità è sempre un costo?
I dati più recenti mostrano che le imprese che si impegnano per la sostenibilità conseguono un guadagno di produttività: per quelle di grandissime dimensioni il guadagno rispetto a quelle che non lo fanno è addirittura del 15%. Questo è possibile grazie alle innovazioni tecnologiche, ai nuovi materiali e alla possibilità di utilizzare le “materie prime seconde”, create a partire dai prodotti già usati. Cambiare i processi produttivi può quindi essere conveniente.
Come si muoverà l’Unione europea, da poco rinnovata, su questo tema che valica i confini nazionali?
La nuova presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato un programma completamente incentrato sulla sostenibilità. L’Europa, che attualmente è l’area più sostenibile del mondo, ma non ancora saldamente avviata sul sentiero dello sviluppo sostenibile, sembra aver finalmente capito quali sono le necessità e le istanze dei cittadini, ma anche che la via della sostenibilità è un’opportunità economica. Mi pare un ottimo inizio, poi ci vorranno le azioni concrete, e ricordiamoci che sono i governi a decidere e a far diventare legge le proposte della Commissione europea.
Enrico Giovannini, già Ministro del Lavoro e presidente dell’Istat, è co-fondatore e portavoce dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che organizza anche il Festival per lo Sviluppo Sostenibile