Fra le diverse cause alla base della denatalità in Italia – nel 2022 si è scesi per la prima volta sotto la soglia minima dei 400mila nuovi nati -, secondo gli esperti gioca un ruolo importante anche la difficoltà di conciliare le esigenze lavorative e familiari delle giovani donne. L’estensione del congedo di paternità è una delle soluzioni proposte per riequilibrare il peso della gestione dei bambini fra i genitori, senza costringere le mamme a scegliere fra il lavoro o la famiglia come spesso accade.
Attualmente la legge italiana prevede un congedo di paternità retribuito e obbligatorio (per i datori di lavoro che devono garantirlo ai neo padri, i quali però possono non usufruirne) di 10 giorni. «Prima i giorni erano solo tre, poi sette, e solo per un obbligo normativo dell’Unione Europea sono diventati dieci, ma siamo comunque lontani dai Paesi più avanzati» racconta Valeria Ronzitti, responsabile della campagna “Genitori #allapari: aumentiamo il congedo di paternità”, che l’associazione apolitica e progressista Movimenta ha lanciato sulla piattaforma Change.org con il sostegno di Coop.
Obiettivo 100mila firme
«Con questa petizione, chiediamo al Governo italiano di aumentare, in vista della Legge di Bilancio 2024, la durata del congedo di paternità obbligatorio portandolo a un minimo di tre mesi retribuiti al 100%, indipendentemente dal tipo di contratto e di lavoro svolto dal neo papà, per arrivare progressivamente a un’equiparazione dei congedi di maternità e di paternità, ovvero cinque mesi ciascuno a madri e padri» si legge sulla pagina on line della petizione.
Gli esempi più virtuosi arrivano ovviamente dai Paesi scandinavi, Svezia in testa, con 480 giorni di congedi genitoriali e quote non trasferibili di 60 giorni, uguali per mamme e babbi. Ma anche la Spagna ci batte in materia di genitori alla pari, perché prevede 16 settimane di congedo di paternità.
Alla metà di maggio la petizione aveva raccolto 84mila firme, l’obiettivo è raggiungere quota 100mila per fare sentire al Governo la spinta che arriva dal basso e dalle forze più giovani della popolazione. «Il cambiamento culturale è già in atto fra le nuove generazioni, che hanno ben chiara l’importanza di dedicare più tempo di quanto facessero i loro genitori e nonni ai figli piccoli» aggiunge Ronzitti, portando ad esempio l’esperienza della Comunità di Papà Pinguino e le decine di migliaia di firme (poi confluite nella petizione di Movimenta) raccolte da Girolamo Grammatico, giovane padre che ha rivoluzionato la vita lavorativa per dedicare più tempo ai suoi due figli.
Babbi Coop
Questa nuova sensibilità emerge anche dall’esperienza di due dei circa trenta lavoratori di Unicoop Firenze che hanno approfittato dei giorni aggiuntivi (fino a un massimo di quattro settimane) a stipendio pieno che la cooperativa ha messo a disposizione dei neopadri con il contratto integrativo firmato nel 2022.
Alessio lavora nel reparto macelleria del Coop.fi di Novoli, a Firenze, e alla nascita del secondo figlio non ha esitato nemmeno un po’: «Non volevo che accadesse come con la bambina più grande, che ora ha cinque anni, ma che nei primi mesi della sua vita riuscivo a vedere solo la sera quando già dormiva. Prendendo queste settimane in più che la cooperativa ha messo a disposizione, non solo ho aiutato mia moglie, che si è potuta dedicare con più libertà a Samuele, il nuovo nato, ma mi sono preso cura della più grande con la quale ho condiviso del tempo di qualità – racconta l’addetto -. A me piace lavorare, non fraintendetemi, ma se ci fossero altre settimane da poter dedicare esclusivamente ai miei figli, le prenderei».
A volte sono necessità contingenti a spingere verso una scelta che alcuni uomini guardano ancora con una certa diffidenza. Giovanni del punto di vendita di Vecchiano, alle porte di Pisa, ha usufruito per ora di due delle quattro settimane messe a disposizione dalla cooperativa, ma non disdegna di prendere le altre nei prossimi mesi: «In casa, oltre a Giacomo di sette anni e mezzo, vive con noi una persona anziana e con l’arrivo del nuovo nato per la mamma sarebbe stata una situazione critica. Mi sono preso cura del più grande, accompagnandolo a scuola e a fare sport, ed è stata un’esperienza davvero positiva anche per il mio rapporto con lui, oltre che per l’aiuto che ho potuto dare in casa – spiega -. Quando nacque il primo bambino presi qualche giorno di ferie, ma ora ho apprezzato particolarmente questa opportunità offerta dalla cooperativa».