Donne e ancora donne, in mille mestieri e in mille versioni: spettinate o provocanti, struccate o in carriera, sul palco o in cucina. Libere di scegliere e assomigliare a ciò che sono: così come si raccontano con ironia e passione. Senza mai piangersi addosso.
Letizia Fuochi
Musica e parole: come cantautrice, quali donne a cui si è ispirata?
Cantanti, poetesse, combattenti, come Iris Versari, la partigiana che si uccise per non finire nelle mani dei nazisti. Rosa Balistreri, con i suoi canti popolari siciliani, Chavela Vargas, voce messicana che della sua vita ribelle ha fatto una leggenda. E poi Gerda Taro, prima fotografa di guerra morta a 27 anni schiacciata da un carro armato durante la Guerra civile spagnola. E poi mia zia, Tina Allori, voce di Radio Rai alla quale devo tanto del mio presente tante donne, diverse tra loro ma accomunate dal loro coraggio. Ognuna a modo suo, ma tutte hanno vinto la paura: della guerra, della morte, del potere, delle convenzioni, delle loro debolezze. Le porto sempre con me, perché, a modo mio, vorrei essere una di loro.
Successi e sconfitte: cosa resta sulla pelle?
Entrambi ma la pelle non cambia: io ho sempre creduto nella musica e nella mia voce, nonostante gli inciampi. Ci ho creduto ancora più dopo avere partecipato a un concorso per le radio commerciali. L’unica donna che era in giuria, ascoltando la registrazione di una mia canzone, disse: “Peccato la canti una donna, cantata da un uomo sarebbe stata il successo radio dell’anno”. E quindi, mi sono detta, musica, parole e donne a tutto volume. Ora e sempre!
Anna Meacci
Stereotipi a teatro e dietro le quinte…
Mi ricordo un provino, uno dei primi appena diplomata alla scuola di teatro. Il regista mi disse: “Lei è molto brava ma purtroppo anche l’occhio vuole la sua parte”. Non sono riuscita nemmeno a rispondergli per le rime. Ancora oggi è così, se sei bella fai teatro e reciti in tv, sennò sei una “caratterista”. All’inizio ci ho sofferto, come ho sofferto da adolescente per la mia “diversità”: ero un maschiaccio, troppo formosa, poca altezza e troppa larghezza e avevo una sorella bella, tanto bella.
E Anna, da grande, come si sente, oggi?
Certi giorni mi guardo allo specchio, con questi capelli biondi, tutta dark, un po’ di rossetto e sai che mi dico? Guarda come tu sei bellina! E vado sul palco e spacco tutto e mi diverto e faccio pure ridere il pubblico. E allora mi sento forte e viva. Negli anni ho imparato a volermi bene: ho lottato contro una malattia, non ho mai mollato un secondo al pensiero del dolore. Ho riacciuffato la vita per i capelli e tornare sul palco è stata una gioia, una stra vittoria. Se la sofferenza ha un suo perché, a me è servita a capire che noi donne abbiamo quattro, anche otto ma facciamo anche sedici ruote motrici. E chi ci ferma, a noi?
Il suo mantra prima di salire sul palco…
In direzione ostinata e contraria. Sempre.
Luisanna Messeri
Regina del web e in tv con la cucina di casa. Ma i grandi chef sono in maggioranza ancora uomini…
Le donne fanno da mangiare e gli uomini fanno gli chef, le donne sfamano bocche, gli uomini firmano il piatto e olé! E sapete che? E chi se ne importa se questo è lo stereotipo dominante o la verità dei fatti! Io non combatto nessuna guerra: gli chef sono professionisti che cucinano il cibo per una clientela, io racconto la cucina dell’Italia di tutti i giorni, cercando di trasformare gli ingredienti di un frigo semplice in qualcosa di buono e bello e fattibile per tutti. Mi guardano dall’alto al basso? E io alzo la fiamma a tutto fuoco, condisco con autoironia e chi mi ama, mi assaggi! E’ la rivoluzione della semplicità e del buono di qualità alla portata di tutti.
W le donne ma il suo più grande maestro è un uomo, Pellegrino Artusi. Perché?
Fra i tanti motivi, perché è il primo che parla alle donne e scrive un libro per loro, con cui nobilita la vera cucina di casa, quella di tutti i giorni, quella per il pranzo della domenica, quella economica e quella più “guarnita”. Perché parla di cibo vero, buono, sano cucinato bene, quello che non passa mai di moda.
Se lo avesse a cena, cosa gli cucinerebbe?
Gli farei pollo e coniglio fritto, con le patate. E come dessert, lui porterebbe il latte alla portoghese, il dolce più semplice e buono del mondo!
Lucia Poli
“Uomini e donne che oggi sembrano solo nemici accaniti, rivali sul filo della competizione. Invece degli uomini della mia vita ho bellissimi ricordi, di tutti quelli con cui ho lavorato, Paolo prima di tutti. Era un fratello speciale, ero la sua “cocchetta”, e mai ci ha separato la rivalità: era un maestro, un uomo così lontano da convenzioni e stereotipi che avevo soggezione per la sua superiorità, ma averlo avuto come fratello e compagno in quattro spettacoli a teatro è stato un privilegio. Recitare con lui era un gioco, lo stesso che facevamo da piccoli. Il segreto è giocare anche da adulte: animalesse battagliere che la rivoluzione, la fanno così, con un battito d’ali gentile”.