Con il motore dell’immaginazione si possono fare migliaia di chilometri e raggiungere qualsiasi meta. È il messaggio di Pare parecchio Parigi il nuovo film di Leonardo Pieraccioni, che è anche regista e coautore del soggetto e della sceneggiatura.
Si parte da una storia vera?
Un amico mi raccontò la storia meravigliosa di due fratelli che, chiamati dal padre in fin di vita, si resero conto che il viaggio a Parigi insieme a lui, programmato tanti anni prima e mai portato a compimento, era ormai difficile da fare. Ma provarono ad accontentarlo, lo adagiarono in una roulotte e cominciarono a girare all’interno del loro podere. Quando fu notte e videro in lontananza le luci di Pisa, il padre fece un grande sorriso e disse: «Parigi è bellissima!». I figli rimasero per sempre con un dubbio: il babbo era sincero o aveva solo finto di credere a quel viaggio?
Il clima dei tuoi set è quello di una scampagnata: come è andata con Giulia Bevilacqua e Chiara Francini?
Mi sono trovato male! La Bevilacqua e la Francini non le voglio più vedere. Sul set erano veramente le sorelle che avrei potuto avere nella vita. La Francini non si zittisce per cinque secondi – credo di aver perso l’uso dell’orecchio destro (perché lei di solito stava alla mia destra) – e la Bevilacqua è giusto un pochino più morigerata. Mi hanno messo ignobilmente nel mezzo e mi hanno fatto, come si dice a Firenze, morbido come la sugna!
E con Nino Frassica?
Frassica è meraviglioso. Alla prima telefonata che gli ho fatto per proporgli un personaggio completamente diverso dal comico puro che vediamo in tv, ha accettato subito. Poi sul set è intervenuto facendo finta d’improvvisare esilaranti battute che in realtà si era preparato prima, ma che non potevo lasciare nel film perché troppo tipiche della comicità televisiva di Frassica.
Quindicesimo film da regista: da I Laureati (1995) in poi cos’è cambiato?
Per me girare un film è come un campeggio divertente. Non siamo certo a fare un’operazione a cuore aperto! Spesso e volentieri il clima che si respira sul set va “dentro” la pellicola. Ho la fortuna, facendo sia l’interprete che il regista, di conoscere le paturnie degli attori per cui credo di saperli mettere a proprio agio. Anche quando bisogna andare di fretta, cerco di trasformare il tutto in un gioco. La cosa incredibile e meravigliosa è che il divertimento è rimasto identico, basta non guardare la carta d’identità che mi dice che ho 58 anni o guardarmi allo specchio.
Pieraccioni e la Toscana, legame indissolubile: dove è stato girato questo film?
Pare parecchio… Sesto Fiorentino. La mia famiglia Cannistraci finge di fare un viaggio a Parigi, senza in realtà uscire dal maneggio di uno dei protagonisti a Sesto Fiorentino. Maneggio che però mi sono accorto essere identico a quelli che ci sono a Roma: per cui, per comodità, visto che nel cinema le troupe sono tutte capitoline, il film l’ho girato nella periferia romana. Del resto ogni maneggio è uguale nel mondo!
Un episodio particolarmente divertente?
Frassica nella vita ha 72 anni, ma avevamo l’esigenza di invecchiarlo. Gli abbiamo tolto i baffetti e abbiamo deciso di coprire lo scuro dei capelli facendogli indossare una parrucca. Il parrucchiere lo ha studiato attentamente, ha preso le misure, ha fatto una decina di prove, però quando Frassica l’ha indossata c’era qualcosa che non funzionava: non sembrava il padre, ma la madre, faceva troppo ridere, per cui gliel’abbiamo tolta.
Nel cast non poteva mancare Massimo Ceccherini…
Il mitico Ceccherini. Gli ho fatto interpretare la cattiveria. In ogni film-favola c’è una strega cattiva, stavolta sono lui e la meravigliosa Gianna Giachetti che fanno figlio e madre, tremendi, cattivissimi, con una sorpresa. Il vecchio Ceccherini è riuscito a darmi una grande soddisfazione anche stavolta.